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Giustizia, prof. Picaro: "Importante sentenza Consiglio Stato su rapporti tra cittadini e Pa"

11 dicembre 2020 | 18.41
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Il Consiglio di Stato, con una sentenza del 4 dicembre scorso, in adunanza plenaria "ha affermato alcuni importanti principi di carattere generale, riguardanti i rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione". Così il professor Raffaele Picaro, ordinario di Istituzioni di Diritto Privato all'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", presidente dell'Organismo indipendente di valutazione del ministero dell'Istruzione e del ministero dell'Università e della Ricerca, riferisce di un recente pronunciamento dei giudici amministrativi.

La sentenza, ricorda il docente, "si è occupata della pretesa di alcuni eredi di un professore universitario, volta a ottenere l’esecuzione di un giudicato favorevole, risalente a 19 anni prima, in base al quale il loro dante causa avrebbe dovuto ottenere dell’Università alcune differenze retributive. Nel respingere l’eccezione di prescrizione decennale proposta dall’Università, l’Adunanza plenaria - spiega Picaro - ha constatato che gli eredi del professore avevano inviato periodiche richieste di pagamento ed ha affermato che, ai sensi dell’art. 114 del codice del processo amministrativo, tali richieste avevano comportato l’interruzione della prescrizione del loro diritto".

"Sulla base di una articolata ricostruzione dell’evoluzione del quadro normativo, la sentenza - prosegue il professore - ha inoltre ritenuto che la prescrizione decennale può essere interrotta anche quando il giudicato abbia riguardato interessi legittimi, ad esempio quando una sentenza del Tar o del Consiglio di Stato abbia annullato un diniego e l’Amministrazione abbia l’obbligo di emanare un atto ulteriore: anche in questo caso il vincitore della controversia può sollecitare l’emanazione dell’atto ulteriore, senza la necessità di proporre il giudizio d’ottemperanza entro il termine decennale".

L’Adunanza plenaria di Palazzo Spada, spiega ancora il professor Picaro, è giunta a tali conclusioni sulla base di due fondamentali principi: quello della pari dignità dei diritti e degli interessi legittimi, di cui ha tenuto conto il citato articolo 114; quello per il quale il rimedio del giudizio d’ottemperanza costituisce una extrema ratio, proponibile qualora in sede amministrativa non vi sia stata una definizione della questione conforme al giudicato, a seguito dei contatti eventualmente intercorsi tra le parti"

"Si tratta indubbiamente di una sentenza da salutare con estremo favore - conclude il docente - poiché, nell’ottica di realizzare la più effettiva tutela degli interessati, ha rimarcato quali siano i doveri istituzionali dell’Amministrazione risultata soccombente in un giudizio, laddove risulti destinataria di atti stragiudiziali diretti a conseguire l'esecuzione del giudicato".

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