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Giustizia: addio a vilipendio Colle, Senato vuole 'sgonfiare' reato

31 maggio 2015 | 15.27
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Il 4 giugno ddl torna in aula. Carcere dimezzato a 2 anni solo con offesa su fatti specifici.

Il Palazzo del Quirinale
Il Palazzo del Quirinale

I cinque anni di carcere per il reato di vilipendio al capo dello Stato saranno solo uno sbiadito ricordo: l'aula di palazzo Madama si appresta a modificare l'articolo 278 del codice penale, che (ancora per poco) infligge da 12 a 60 mesi di gattabuia a "chiunque offende l' onore o il prestigio del presidente della Repubblica". L'iter del provvedimento al Senato riprenderà il suo cammino in aula il 4 giugno, una volta passata l'indigestione di comizi, sondaggi, exit poll e spoglio delle schede per le elezioni amministrative di fine maggio.

I senatori saranno chiamati a decidere se approvare senza modifiche il testo uscito dalla commissione Giustizia di Palazzo Madama, che ha vagliato due disegni di legge: quello del senatore M5S Lello Ciampolillo, poi scelto come testo base, ma emendato, e quello del vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, che comunque annuncia battaglia in aula, insistendo sulla necessità di abrogare del tutto il reato.

Il testo uscito dalla commissione Giustizia, infatti, non prevede la cancellazione tout court del reato di vilipendio, ma tramuta il carcere in una sanzione pecuniaria da 5mila a 20mila euro, mantenendo la pena detentiva, fino ad un massimo di due anni, solo nel caso in cui l'offesa al capo dello Stato sia riferita ad "un caso specifico" e non sia 'generica'.

Nel 1950 Giovannino Guareschi condannato per una vignetta su Einaudi

Il reato di vilipendio nei confronti dell'inquilino del Colle era venuto alla ribalta nel 2014 quando l'ex governatore del Lazio Francesco Storace era finito nel mirino dei magistrati per le parole pronunciate nel 2007 contro Giorgio Napolitano: "non ha alcun titolo per distribuire patenti etiche. Per disdicevole storia personale, per palese e nepotistica condizione familiare, per evidente faziosità istituzionale. E' indegno di una carica usurpata a maggioranza", l'attacco verbale del leader de La Destra al capo dello Stato.

L'ex ministro si era scusato, ma la vicenda processuale era andata avanti dopo che l’allora Guardasigilli Clemente Mastella aveva dato il via libera al procedimento stigmatizzando le espressioni usate di Storace che “vanno ben oltre il diritto di critica”. Nel novembre dello scorso anno Storace è stato condannato a sei mesi di reclusione, ma il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche, disponendo la sospensione della pena.

"Sono l'unico condannato in Italia per questo reato", aveva commentato amaramente Storace. Ma non è così, perchè il primo a finire nelle maglie della giustizia, senza però fare neanche un giorno di carcere, è stato nel 1950 il grande scrittore, giornalista e umorista Giovannino Guareschi, condannato con la condizionale a otto mesi di carcere per vilipendio nei confronti di Luigi Einaudi. Sotto la lente dei giudici erano finite alcune vignette sul 'Candido', che ironizzavano sul fatto che Einaudi aveva permesso che sulle etichette del vino di sua produzione venisse evidenziata la sua carica pubblica di senatore. Autore della vignetta era Carletto Manzoni, ma la condanna cadde su Guareschi in quanto direttore responsabile.

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