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Gleijeses con Micheli 'Servo di scena' riporta Harwood al Quirino di Roma

10 febbraio 2022 | 11.00
LETTURA: 2 minuti

Il regista Guglielmo Ferro: "Un grande inno all’amore per il teatro"

Maurizio Micheli e Geppy Gleijeses in
Maurizio Micheli e Geppy Gleijeses in "Servo di scena" al teatro Quirino

Se per un attore l'entrata in scena è un momento topico, da curare nei minimi dettagli, lo è ancor di più l'uscita di scena, specie se riferita a una lunga carriera, magari anche costellata di successi ma poi inesorabilmente avviata sul 'viale del tramonto'. E' una delle tematiche - assieme al potere taumaturgico del teatro soprattutto quando la vita quotidiana è messa a dura prova da eventi come il conflitto bellico di metà secolo scorso nel caso in questione o l'odierna pandemia in un caso ipotizzabile oggi - affrontate da Ronald Harwood nel suo 'Servo di scena', rappresentato fino al 20 febbraio al teatro Quirino di Roma, nella traduzione di Masolino D'Amico, con Geppy Gleijeses, Maurizio Micheli, Lucia Poli e Roberta Lucca diretti dal regista Guglielmo Ferro.

Il testo è ambientato nella Inghilterra del 1940, in piena seconda guerra mondiale, con diverse città sottoposte ai bombardamenti dell'aviazione tedesca. Qui, un gruppo di vecchi attori cerca l'impresa disperata, ma forse no, di mantenere alto il morale della popolazione, proponendo di sala in sala il classico repertorio di William Shakespeare, non fermando la recita neanche davanti agli allarmi che invitano a raggiungere i rifugi antiaerei. Ma il capocomico di questa compagnia, anziano e stanco almeno quanto capriccioso, dispotico e vanitoso, fa del suo recitare una autentica ragione di vita, sostenuto nel suo proposito e davanti a ogni evidenza, che ne consiglierebbe un dignitoso ritiro, dal suo 'servo di scena' che lo sprona e lo difende dal mondo circostante.

"Considerata una delle commedie più importanti del Novecento, racconta la giornata finale di un attore, grande interprete sulla scena ma nella vita seduttore invecchiato, affiancato da un servo di scena che rappresenta l’irrazionalità dell’amore, della tenacia, della dedizione - sottolineano le note di regia - E’ un grande inno all’amore per il teatro, all’illusione che la civiltà possa sconfiggere le forze oscure della guerra che incombe tutto intorno, oggi come ieri.

(di Enzo Bonaiuto)

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