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Aghanistan: crolla popolarità Ghani, pace con Talebani essenziale solo per 12%

05 maggio 2015 | 15.06
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Cala la fiducia nel successore di Hamid Karzai. Non convincono i nuovi tentativi di dialogo con i seguaci del mullah Omar.

Il presidente Ashraf Ghani (foto Xinhua)
Il presidente Ashraf Ghani (foto Xinhua)

Cala in Afghanistan la popolarità di Ashraf Ghani, salito al potere dopo 13 anni di governo di Hamid Karzai. Da un sondaggio realizzato dall'afghana Atr Consulting e ToloNews emerge come il 43,5% degli afghani "non sia assolutamente soddisfatto" del nuovo presidente. A gennaio era della stessa opinione il 32% della popolazione del Paese martoriato da decenni di guerre.

E, mentre si parla di nuovi tentativi di colloqui di pace con i Talebani, l'inchiesta rivela come solo il 12,1% degli afghani ritenga che la priorità del governo di Kabul debba essere il raggiungimento di un accordo di pace con i seguaci del mullah Omar.

Per il sondaggio sono state intervistate tra il 22 e il 29 aprile 2.669 persone nelle 34 province afghane. Intanto i Talebani hanno annunciato l'avvio dell'annuale offensiva di primavera e per Ghani è essenziale riuscire a portare i Talebani al tavolo dei negoziati per porre fine al conflitto nel Paese. Ad oggi però solo il 25,5% degli intervistati si dice a favore dell'operato del presidente, che lo scorso anno - appena assunto l'incarico - incassava la fiducia del 59,9% degli afghani.

Dall'inchiesta emerge anche come solo il 23,8% delle persone intervistate promuova a pieni voti l'operato del Chief Executive Abdullah Abdullah, uscito sconfitto lo scorso anno dal ballottaggio con Ghani per le presidenziali. Il 18,7% si dice invece "moderatamente soddisfatto" e il 43,5% boccia il suo operato, mentre il 14% non ha espresso alcuna opinione.

Per il 71,3% degli afghani la priorità del governo di unità nazionale di Kabul dovrebbe essere la questione della sicurezza, mentre il 6,7% concentra l'attenzione sullo stato dell'economia e il 5,4% sulla necessità di riforma del sistema elettorale.

Il 12,1% degli afghani ritiene essenziale un accordo di pace con i Talebani e proprio ieri i seguaci del mullah Omar si sono detti favorevoli alla possibilità di colloqui di pace con il governo di Kabul, ma solo a condizione del ritiro dall'Afghanistan di tutte le truppe straniere e della cancellazione di alcuni esponenti di spicco del movimento dalla blacklist del terrorismo delle Nazioni Unite.

In un lungo comunicato diffuso sul web, dopo due giorni di colloqui informali in Qatar con rappresentanti del governo afghano che si sono conclusi senza neanche un accordo per un nuovo incontro, i Talebani affermano che "prima di tutto l'America e i loro alleati devono porre fine all'occupazione".

Gli Usa, anche su richiesta di Ghani, hanno deciso nei mesi scorsi il rallentamento del ritiro delle truppe dall'Afghanistan. Per i Talebani, che considerano "inaccettabile" la Costituzione afghana, tra gli "ostacoli ai colloqui di pace" ci sono anche "l'arresto e le torture" di afghani "innocenti" e i raid notturni contro sospetti insorti da parte delle forze Usa e afghane.

I seguaci del mullah Omar, che durante il loro regime (1996-2001) avevano proibito l'istruzione per le afghane, si dicono ora disposti ad accettare un sistema pubblico che "garantisca" la "libertà di espressione" e "il diritto all'istruzione agli uomini e alle donne". Secondo gli organizzatori dell'incontro in Qatar, il gruppo Pugwash Conferences on Science and World Affairs, le due delegazioni hanno concordato sulla necessità della riapertura dell'ufficio dei Talebani in Qatar, che era stato inaugurato nel 2013 e ben presto chiuso, per facilitare futuri contatti.

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