Per la prossima primavera-estate Raf Simons e Miuccia Prada mettono i scena capi apparentemente semplici ma con una complessità di retropensiero
E’ una ribellione sottile, che affiora con discrezione, quella evocata in passerella da Miuccia Prada e Raf Simons per raccontare la prossima primavera estate dedicata al menswear. Capi apparentemente semplici ma con una complessità di retropensiero. “La collezione è incentrata sul concetto della semplicità come scelta e rappresenta una delle idee di moda e di tendenze che ci interessano - spiega Miuccia Prada -. L’intento era disegnare abiti che la gente potesse indossare davvero, ma che avessero un impatto. Per noi la moda è questo, ora. La collezione si basa in realtà su una serie di scelte concettuali - un cappotto, jeans, un abito. I capi sembrano semplici ma sono il risultato di un processo di scelta: esistono centinaia di cappotti, perché questo è quello giusto? E’ la combinazione di un lungo lavoro di creazione e decisione, ma anche di istinto. E’ una questione di stile”.
In passerella, allestita come il modellino di una casa di carta e ingigantito oltre misura, sfilano, sulle note di 'Youth against fascism' dei Sonic Youth, soprabiti in cotone Vichy, trench dal tessuto peso piuma, abbinati a shorts in pelle, mini caftani urbani con triangoli segnati da profili fluo, quasi una traccia del ritorno alla camicia da pittore. E ancora, shorts zippati in pelle stile biker, tute trompe l’oeil in denim. Un lavoro di sottrazione e riduzione che passa anche per i dettagli, come i colletti rimossi dalle camicie e dai cappotti, i pantaloni attillati che si interrompono alla caviglia o si accorciano. Parola d’ordine: rimuovere il superfluo. Come negli abiti neri sartoriali che strizzano l’occhio ai completi visti in ‘Reservoir Dogs’ di Quentin Tarantino. Tenerezza e durezza, con tracce di quel lato dark dell’America e della California anni ’90 e dei rebellious kids della New Wave, cari a Raf Simons.
“Siamo attratti dall’idea di abbigliamento normale, dai pezzi classici, dagli archetipi e dal guardaroba – racconta Raf Simons -. Tuttavia, uno stesso capo può cambiare completamente linguaggio e funzionare in modi diversi a seconda delle sue materializzazioni, trasformandosi ancora, se unito ad altri elementi. Ogni indumento è semplice, diretto, puro ma al tempo stesso presenta una complessità nelle combinazioni e nel contesto. Gli abiti sono classici, ma il loro abbinamento contraddice, rendendoli eccitanti e nuovi. Abbiamo messo il tessuto in pelle a contatto con il corpo e il cotone esternamente, creando una strana anti-logica nell’unione dei capi, una singolarità. Anche la combinazione di elementi non trattati e più raffinati è importante in questa collezione. Il contrasto fra classicità e spontaneità conferisce sensibilità, un’emozione”. La lezione? Si può essere sovversivi anche indossando un trench. (di Federica Mochi)