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Gli italiani bocciano il trasporto pubblico, l’auto privata resta il mezzo preferito

10 giugno 2014 | 13.37
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Roma e Milano tra le città europee più congestionate, 700 automobili ogni mille abitanti

Gli italiani bocciano il trasporto pubblico, l’auto privata resta il mezzo preferito

La spesa sostenuta dalle famiglie italiane per il trasporto privato è pari a circa il 13% del proprio reddito complessivo. Lo calcola l’Eurispes nel Libro Bianco sulla Mobilità e i Trasporti, presentato oggi a Roma nell’ambito di Citytech, contenitore d’Idee sulla Mobilità Nuova.

Uscendo dall’Italia, nel 2010 è stato stimato che il valore complessivo del sistema dei trasporti di merci e di persone nel Pianeta ha raggiunto il valore di circa 6.400 miliardi di euro (circa 1.000 euro per abitante del globo). Il 49% del valore è prodotto dal trasporto privato, il 38% dal trasporto delle merci, meno del 13% dal trasporto collettivo (il 2% a breve raggio ed il 10,5% a lungo raggio). La mobilità non motorizzata pesa su questo particolare Pil solo per lo 0,5%. Tenuto conto del fatto che la mobilità nelle aree urbane è ascrivibile solo al trasporto privato e a quello collettivo a corto raggio (nel quale però si collocano anche le mobilità regionali), il peso dell’auto di proprietà si mostra in tutta la sua poderosa prevalenza.

In Italia si contano oltre 600 automobili ogni mille abitanti con i picchi costituiti dalle aree metropolitane di Roma e Firenze che ne registrano oltre 700 ogni mille abitanti. Milano e Roma, due delle tre città campione selezionate dall’Eurispes per questo Rapporto, si collocano all’interno dei primi dieci posti della classifica europea delle città più congestionate. Velocità medie anche inferiori ai 10 Kmh, analoghe ai tempi della prima industrializzazione e tempi di trasferimento che raggiungono rispettivamente oltre 70 ore anno per abitante per Milano e oltre 45 per Roma, si associano a una infrastrutturazione particolarmente deficitaria o, meglio, del tutto sbilanciata sulla viabilità stradale ‘’generalista’’.

Fra le soluzioni proposte nel Libro Bianco quella del riallineamento del tasso di motorizzazione ai livelli medi europei. In base alle stime dell’Eurispes, ciò impatterebbe positivamente sulle esternalità ambientali, consentendo di ridurre, ad esempio, di 2,2 miliardi di euro i costi da congestione, di 5,7 miliardi di euro quelli da incidentalità (diretti e patrimoniali) e, infine, di circa 3,1 miliardi quelli da inquinamento. L’incremento di produzione Tpl avrebbe poi il vantaggio di poter determinare condizioni di riequilibrio economico nel settore consentendo una diversa e più sostenibile ratio tra costi fissi e costi variabili e un maggior interesse dei capitali privati ad investire nel business.

Un’altra possibile soluzione è rappresentata dagli itinerari semaforizzati preferenziali, dove sono possibili incrementi di velocità commerciale ben superiori, è stato stimato che un incremento di tale velocità del 50% (ad esempio da 14 a 20 km/h) consente un risparmio delle risorse impiegate sulle linee interessate del 30%, e si tratta normalmente di linee ‘’pesanti’’, con alta frequenza, tali da giustificare le spese di attrezzatura.

Secondo quanto rileva l’Eurispes l’auto privata batte il mezzo pubblico. Il 29,4% degli intervistati la usa sempre (come conducente), il 32,9% spesso, il 15,8% qualche volta, il 19,9% mai. In molti si spostano anche sull’auto privata come trasportato: il 37,2% qualche volta, il 24,6% spesso, il 7,7% sempre, il 27,1% mai. Per contro, il 46,2% del campione non utilizza mai autobus o tram urbani, mentre il 33,3% lo fa qualche volta, l’11,6% spesso, il 5% sempre. Più elevata risulta la percentuale di quanti non utilizzano mai la metropolitana (60,8%), anche perché solo alcune città metropolitane sono dotate di linee della metro. D’altra parte, tra quanti utilizzano la metro, il 21,6% la prende qualche volta, il 6,7% spesso, il 7,3% sempre. Eppure, il 52,9% degli intervistati si sposta prevalentemente all’interno del proprio comune di residenza (il 33,3% nei comuni della provincia di residenza; il 6,2% in altre province della regione, il 4,5% in altre regioni, il 2,6% tra comuni di provincia e aree metropolitane).

Gli spostamenti avvengono soprattutto per motivi di lavoro (57,3%); oltre un terzo si sposta soprattutto per commissioni varie o tempo libero (34%), il 7,3% per motivi di studio. Per il percorso casa-lavoro, quasi un terzo del campione impiega un tempo decisamente breve, inferiore al quarto d’ora (31,2%), il 21,7% da 30 a 44 minuti, il 20% da 15 a 29 minuti. Meno numerosi coloro che si spostano tra domicilio e posto di lavoro in 45 minuti-un’ora (6,6%) o in più di un’ora (4,6%). Gli spostamenti per motivi di studio prevalgono tempi di percorrenza brevi o medio-brevi: il 25,5% impiega fino a 14 minuti, l’11% da 15 a 29 minuti, il 6,9% da 30 a 44 minuti.

Per commissioni e spese, il dato si divide tra tempi brevi e medi di percorrenza: il 28,7% impiega mediamente meno di un quarto d’ora, il 25,9% tra 15 e 29 minuti, il 23,7% da 30 a 44 minuti. Una tendenza simile si riscontra per il tempo libero, anche se in questo caso sono leggermente più alte le percentuali relative ai tragitti lunghi: il 24,7% del campione impiega meno di 15 minuti, il 23% 30-44 minuti, il 21,4% 15-29, l’8,3% più di un’ora, il 7,7% da 45 minuti ad un’ora.

Gli autobus extraurbani non vengono utilizzati nella maggioranza dei casi (57,9%), mentre nel 26,3% dei casi vengono usati qualche volta, nell’8,5% spesso, nel 4% sempre. Viaggiare in treno non è un’abitudine frequente: il 45,2% qualche volta, il 6,8% spesso, l’1,9% sempre; il 42,9%, invece, mai. Il 53,3% del campione non si sposta mai in bicicletta, invece quasi un terzo (32,2%) lo fa qualche volta, l’8,6% spesso, il 2,6% sempre. Meno diffuso risulta l’utilizzo di ciclomotori e motocicli: il 64,9% degli intervistati, infatti, non li usa mai, il 16,7% qualche volta, l’11% spesso, il 4,4% sempre.L’uso dei taxi è minoritario: l’80,7% non lo prende mai, a fronte di un 14,8% che lo usa qualche volta e un 1,5% spesso. Il 90,1% non utilizza mai il car sharing, il 5,1% qualche volta, solo un numero irrisorio di intervistati spesso o sempre. Ancora meno usato il bike sharing, di cui ben il 92,2% non fa mai uso; il 3,3% qualche volta.

Le valutazioni positive sulla qualità del servizio fornito dai mezzi di trasporto pubblico prevalgono su quelle negative, anche se di poco, per i treni, i taxi, la metropolitana. Sono invece più numerosi i giudizi negativi rispetto al servizio degli autobus extraurbani e, in particolar modo, per autobus e tram urbani.

Dai risultati emerge una decisa bocciatura per il servizio offerto dai mezzi pubblici di superficie: il 19,2% degli utenti si dice per niente soddisfatto, il 25,3% poco, il 21,8% abbastanza, solo il 3,5% molto. Il treno lascia abbastanza soddisfatto il 35% del campione, poco il 20,1%, per niente il 14,7%, molto il 4,3%. Il 29,5% degli intervistati ritiene ‘’poco’’ attendibili le informazioni sugli orari di transito dei mezzi pubblici fornite dalle tabelle orari in corrispondenza delle fermate, e il 25,1% valuta allo stesso modo quelle fornite dalle paline più moderne che prevedono, con una buona dose di precisione, l’arrivo del mezzo. Sono ritenute ‘’abbastanza’’ attendibili le informazioni fornite dalle tabelle orari e dalle paline elettroniche in corrispondenza delle fermate, rispettivamente nel 26,3% e nel 26% dei casi. Il 55,6% degli intervistati sulla attendibilità delle informazioni degli strumenti multimediali di ultima generazione, non hanno saputo o non hanno voluto rispondere. Si tratta quindi di sistemi che la maggioranza degli utenti sta ancora sperimentando e a cui guarda ancora con perplessità.

I disservizi che i fruitori del servizio di trasporto pubblico incontrano maggiormente durante i loro percorsi riguardano l’affollamento (66,3%) e il mancato rispetto degli orari (61,6%). Il resto dei disagi segnalati è prevalentemente legato ai fastidi che derivano dall’affollamento (rumorosità, 60,4%; cattiva aerazione, 56,2%). La maggioranza degli utenti dei mezzi pubblici ritengono che il costo del servizio superi la qualità dello stesso: il 52,2% è di questo avviso. Nel 45,3% dei casi si sarebbe disposti a spendere di più per una maggiore qualità del servizio offerto dal trasporto pubblico. Considerando questo dato e quello di chi (il 26,1%) pagherebbe di più per una maggiore frequenza del servizio, si deduce una generalizzata insoddisfazione del sistema dei trasporti. Solo un timido 7,1% degli utenti si affaccia infatti a sostenere di esserne soddisfatto sotto i diversi aspetti.

L’Eurispes calcola, inoltre, nel Libro Bianco sulla Mobilità e i Trasporti, il tasso annuale di crescita delle vendite on line che, anche in un contesto di crisi, è stato sempre elevato (20% medio).

In Italia oltre 40 milioni di persone accedono a Internet, di cui oltre il 40% attraverso dispositivi mobili. Le stime del valore attuale delle transazioni e-commerce sono molto variabili ma una stima affidabile le pone al di sopra degli 11 miliardi di euro con una prospettiva di salita sino ad un valore superiore ai 16 miliardi nel 2016.

Il canale B2C, ovvero dall’e-commerce, rappresenta infatti un elemento di novità nello scenario della logistica urbana. Il 60% delle transazioni eseguite è relativo a servizi ma del restante 40%, costituito dall’acquisto di beni, si registra da circa due anni una crescita particolarmente sostenuta. L’e-commerce ha raggiunto il 9% del valore retail in Europa e il 10% negli Stati Uniti; il 40% delle consegne Ups in Nord America sono relative a beni acquistati on line. È quest’ultima la componente che evidentemente inizia ad avere impatto sul ciclo logistico urbano. Le stime del Politecnico di Milano assegnano alle spedizioni per vendite B2C una quota del 10% del volume totale delle spedizioni nazionali.

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