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Frana Ischia, gli sfollati alle professioniste: "Siamo morti dentro"

30 novembre 2022 | 16.39
LETTURA: 4 minuti

Anche i bambini affidano i loro pensieri alle volontarie

Frana Ischia, gli sfollati alle professioniste:

(dall'inviata Elvira Terranova) - I colloqui vanno avanti per ore. Tra lacrime, rabbia, amarezza ma anche disperazione e, a tratti, rassegnazione. "Siamo rimasti vivi ma ci sentiamo morti dentro", ha detto una signora che ha perso tutto. Un'altra si è chiusa nel silenzio. E' un via vai continuo, silenzioso, nella hall dell'Hotel Michelangelo di Ischia, che ospita buona parte dei 290 sfollati, dove un gruppo di professioniste ha deciso di dare una mano, "a titolo puramente volontario e gratuito", per ascoltare le tante persone rimaste senza una casa, dopo la frana di sabato. Ci sono anche numerosi bambini, che disegnano, giocano, ridono.

"Per loro è più facile dimenticare", dicono. A guidare l'equipe di oggi è la criminologa Cristina Rontino. Con lei ci sono la sociologa Sara Minicucci, l'attrice ed esperta di teatro terapia Milena Cassano e la cantante e musicoterapista Angela Cacciutto.

"Abbiamo ascoltato tante storie in questi giorni - spiega la sociologa - e la paura più grande degli sfollati è quella di non potere tornare alla vita di prima. Specialmente chi ha perso tutto. Una casa fatta, quasi sempre, con i sacrifici di una vita. Li stiamo ascoltando cercando di capire qual è il loro disagio, non intervenendo sul trauma. Per quello ci vuole tempo". Molte delle persone ascoltate tra ieri e oggi non hanno ancora superato il trauma del terremoto di cinque anni fa. "E oggi sono qui a raccontare un trauma già vissuto...", dicono. Molte delle persone ascoltate lamentano soprattutto quel "senso di impotenza" e "anche di rabbia" per essere state definite "abusive". "Oltre al fango che ha distrutto le loro abitazioni - dice Milena Cassano - devono fare i conti anche con chi le attacca e le accusa di avere costruito nell'illegalità". "Una ragazza - raccontano ancora - ha detto che Ischia è come una donna maltrattata. Non solo ha subito una violenza, ma viene pure accusata di essersela in qualche modo cercata. Ma di fronte alla forza della natura l'uomo non ha colpe...".

Milena Cassano non nasconde la sua amarezza per "tutti quegli amministratori che dopo il terremoto hanno permesso agli abitanti di andare a vivere in case ritenute sicure, quando invece si sono dimsotrate zone ad alto rischio?". Mentre " ci sono diverse costruzioni che non sono mai state adoperate".

Tutti si chiedono "qual è la soluzione per risollevare la sorte di tante persone rimaste senza casa?". "Molti hanno subito dei traumi davvero consistenti - spiega la sociologa Sara Minicucci - che hanno bisogno di percorsi specifici. Altri vengono da traumi pregressi, come appunto il terremoto del 2017. E vivono nel terrore costante, perché non si sentono al sicuro da nessuna parte. Non hanno più certezze".

Poi, ci sono i bambini. Un bimbo di 10 anni oggi ha fatto un disegno in cui ha raccontato il suo stato d'animo. Una casa tutta grigia, con un fiume di fango e, tutto attorno, le montagne. "Noi rispettiamo il loro dolore - dice Sara Minicucci - cerchiamo di ridare loro la speranza". L'attrice Milena Cassano ha chiesto ai piccoli di inventare delle storie. E loro hanno parlato di morte, di storie con animali. "Perché hanno raccontato a modo loro ciò che hanno vissuto", spiega. "Loro hanno una capacità di adattamento maggiore rispetto agli adulti. Non hanno la percezione della tragedia. E poi hanno una capacità di riprendersi più elevata rispetto ai grandi", dice.

Ma loro, le psicologhe e le educatrici, come vivono questi momenti? "Veniamo arricchite dal dialogo con queste persone. Perché noi tutti stiamo vivendo un trauma, tutta la nostra comunità è stata colpita". Sui loro volti c'è tanta tristezza.

Cristina Rontino, la criminologa, ha avuto diversi colloqui, fino alle due, senza mai fermarsi un attimo. "Da questi incontri - spiega - vengono fuori tante fragilità, e non parlo solo della frana e della devastazione". Poi aggiunge con disarmante sincerità: "Anche noi ancora dobbiamo metabolizzare. Usciamo da qui con un pezzo di cuore in meno...". Una metafora che rende perfettamente l'idea. "C'è chi non sa come andare avanti, da un punto di vista emotivo e psicologico."E' il dolore di chi non sa come agire". "Ci sentiamo come tanti piccoli colibrì...", dice la criminologa. E poi, parlando ancora della grande rete di solidarietà, ci tiene a ricordare che "tra le tante persone che ci hanno chiesto come potere dare una mano, ci sono le donne maltrattate che noi seguiamo. Ebbene, ci hanno chiesto cosa potessero comprare ai bambini. E noi glielo abiamo chiesto ai piccolini". Così un bimbo che non aveva mai letto prima, ha detto che vorrebbe iniziare e ha chiesto un libro su Geronimo Stilton, un altro dei colori e dei pennarelli. Una bimba ha chiesto "un cagnolino". E poi c'è chi sogna in grande. "Una bimba - dice Sara Minicucci - ha detto che desidera avere una grande villa con piscina e una macchina lussuosa. Che dire? E' giusto che i più piccoli se devono sognare, lo facciano in grande...". E' arrivata l'ora di andare a pranzo, nella hall dell'Hotel Michelangelo ci si muove per scendere al piano di sotto dove i proprietari da giorni preparano colazione, pranzo e cena per gli sfollati, i soccorritori e diversi giornalisti, ospiti dell'albergo. Una bambina torna indietro di corsa e da un abbraccio alle sue nuove amichette. Che non riescono a nascondere la loro emozione. Domani è un altro giorno.

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