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Milano: Zecchini, l'hanno fondata i Celti, Marino si sbaglia

16 aprile 2015 | 19.52
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Intervista con strafalcioni per Ignazio Marino. Giuseppe Zecchini, docente di Storia Romana all'Università Cattolica di Milano, corregge il sindaco di Roma: "Milano venne fondata dai Celti, non dai Romani, e Carlo Maria Martini venne nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II, non da Paolo VI". Anche l'ex ministro Maurizio Lupi bacchetta Marino: "Si occupi di Roma, ne ha bisogno"

Intervista con strafalcioni per Ignazio Marino (Infphoto).
Intervista con strafalcioni per Ignazio Marino (Infphoto).

di Tommaso Gallavotti

Un'intervista e due strafalcioni in storia, antica e contemporanea, per il sindaco di Roma Ignazio Marino. Milano non è stata fondata dai Romani, ma dai Celti, in particolare dai Galli Insubri, e il cardinale Carlo Maria Martini non venne nominato arcivescovo di Milano da Paolo VI, bensì da Giovanni Paolo II.

Lo sottolinea Giuseppe Zecchini, docente di Storia Romana all'Università Cattolica di Milano, già gastprofessor all'Università di Dresda e professeur invité alla Sorbona, che, intervistato dall'Adnkronos, corregge il sindaco di Roma, Ignazio Marino, di professione chirurgo e genovese di nascita, che oggi, in un'intervista sul Corriere della Sera, ha replicato al primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia.

Degli errori del sindaco capitolino si è accorto anche l'ex ministro Maurizio Lupi, milanese, che, dopo aver letto l'intervista, si è affidato a Twitter: "Milano fondata dai romani? Ignazio Marino si informi prima di fare interviste in cui parla come amministra Roma: male", ha twittato.

E poi: "Dice Marino che Martini fu fatto vescovo da Paolo VI. Tutti, non lui, sanno che fu Giovanni Paolo II. Si occupi di Roma, che ne ha bisogno".

Milano, dunque, non venne fondata dai Romani, che semmai la conquistarono e 'monumentalizzarono', ma dai Celti: "Tito Livio - ricorda Zecchini - nel quinto libro della sua opera storica, ci conserva la saga di migrazione dei Celti. Il re Ambigato, che stava nella Gallia Transalpina, nell'odierna Francia, ordinò ai suoi due figli, Segoveso e Belloveso, di migrare, con un po' di giovani guerrieri; la classica migrazione per ragioni demografiche".

Mentre Segoveso sarebbe andato in Boemia, nell'odierna Repubblica Ceca, continua Zecchini, "Belloveso, passate le Alpi, sarebbe arrivato qui da noi e avrebbe fondato l'Oppidum, la capitale, degli Insubri". A fondare Milano, quindi, furono non i Romani, bensì "i Galli Insubri: l'Oppidum venne chiamato Mediolanium, con la 'i' perché è una parola celtica, che vuol dire 'la città di mezzo'".

Tutto questo, continua Zecchini, accadeva "intorno alla fine del VI secolo A.C.", anche se le date, ovviamente, non possono essere fissate con assoluta certezza: "A partire dalla fine del sesto secolo, si registrano i primi afflussi di Celti nella zona, ma una vera fondazione di un Oppidum possiamo metterla tra la fine del V e l'inizio del IV secolo", nel momento i cui "i Celti cacciano gli Etruschi", che erano arrivati fino a Mantova, città etrusca. In ogni caso, "molto prima" della conquista romana, che avvenne con la battaglia di Clastidium, l'odierna Casteggio, nell'Oltrepò Pavese, nel 222 A.C..

Zecchini sottolinea che "è sicuro che Milano l'abbiano fondata i Celti, perché il nome è celtico. I Romani sono arrivati da queste parti nel 222: dopo la battaglia di Clastidium, conquistano Milano". Il sindaco di Roma, ad onor del vero, "non parla di cronologia, ma ha sbagliato ad attribuire la fondazione della città ai Romani".

Poi, "è naturale che l'arrivo dei Romani trasforma l'Oppidum celtico in una città in cui si tracciava il Decumano, il Cardo massimo...è chiaro che la Milano di Cesare o di Augusto era una città infinitamente più bella di quella dei Celti, con tutta la simpatia che si può avere per loro".

Tuttavia, l'Oppidum celtico non era un semplice ammasso di baracche di legno: "Edifici in cui si usava la pietra - continua Zecchini - c'erano di sicuro, anche perché a Mediolanium doveva esserci almeno un santuario, dove si radunavano gli abitanti dei villaggi vicini".

E poi, "è sicuro che ci fosse una cinta muraria, perché i Romani l'hanno assediata: su questo non c'è dubbio e non erano fatte solo di legno". Insomma "Milano c'era già e i Romani l'hanno conquistata. Poi, certo, l'arrivo dei Romani ha portato una formidabile occasione di sviluppo anche culturale, ma la fondazione è un'altra cosa".

Per esempio, prosegue il professore, se si dicesse che Bologna è una fondazione celtica, si direbbe "una sciocchezza, perché Bologna, Felzna, è una fondazione etrusca. Poi sono arrivati i Galli Boi ed è diventata Bononia. Per Milano non ci sono dubbi, sono stati i Celti Insubri".

Zecchini ammette che gli capita "spesso" di leggere "strafalcioni sui giornali, se devo essere sincero. Ma nell'intervista, ammesso che il giornalista sia stato fedele nel riportare le parole di Marino, c'è una cosa ancora più grave, quando afferma che Carlo Maria Martini venne nominato arcivescovo da Paolo VI. Ora, questo è veramente uno strafalcione. Carlo Maria Martini venne nominato arcivescovo il 29 dicembre 1979 da Giovanni Paolo II. Paolo VI era già morto, poverino, e non poteva nominare nessuno".

Questo, conclude Zecchini, "è veramente un gravissimo errore, mi permetto di dire. Ora, Marino è un medico, e quindi la conoscenza della storia romana, va beh, si può scusare, ma questo è un errore grave. Martini venne scelto da Giovanni Paolo II: non aveva nessuna precedente esperienza pastorale, da filologo e, da professore universitario, venne proiettato ad avere la responsabilità di una grande diocesi come Milano, con una scelta molto originale di Giovanni Paolo II. Cosa c'entri Paolo VI, francamente, mi sfugge".

Per il prof, insomma, Marino verrebbe bocciato ad un esame di storia all'università. Due strafalcioni in una sola intervista sono un po' troppi, anche per un chirurgo stimato come il sindaco di Roma.

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