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Governo, regista Vicari: "Urne unico modo per fare chiarezza, anche se vince Meloni"

21 luglio 2022 | 15.07
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Il regista all'Adnkronos: "Draghi ha pagato la poca chiarezza del Parlamento"

Governo, regista Vicari:

"Il fatto di mettere al 'riparo dal disastro' evitando le elezioni è un tipo di scelta che non porta bene al Paese. E' l'errore che è stato fatto alla caduta del governo giallo-verde, così come nel 2011 alla caduta del governo Berlusconi. Bisognava andare alle urne: come si è visto, fare questi impicci di governo serve a poco. Draghi ha pagato questa mancanza di chiarezza e di lucidità". A dirlo all'Adnkronos è il regista Daniele Vicari che, nel giorno delle dimissioni del premier Mario Draghi, analizza le cause che hanno portato alla crisi in corso.

"Si è definitivamente usurato lo strumento dei 'governi istituzionali' -spiega Vicari - Solo le elezioni possono riparare il danno, come è stato fatto in altri Paesi. Se non c'è accordo politico si vota fino a che non c'è una maggioranza: altrimenti, con l'alibi dei governi istituzionali, nessuno si prende mai la responsabilità delle proprie azioni". Questo perché, osserva il regista, "nessun governo, anche istituzionalmente corretto, può reggere alla frana dei partiti che stanno in Parlamento". Le elezioni, per il regista, sono l'unico strumento per "un chiarimento del quadro politico, che è necessario. Possono contribuire a riparare questo disastro, purché siano chiare. Non delle ammucchiate, costrette da leggi elettorali scadenti, che creano governi instabili che cadono dopo pochi mesi".

La possibilità di una larga vittoria del centrodestra non spaventa il regista, che spiega: "Da uomo di sinistra vicino ai movimenti ambientalisti, dei lavoratori, è chiaro che per me il governo di destra sia la peggiore cosa che può capitare al Paese. Però, nel momento in cui capita, possiamo attivarci e dire 'non siamo d’accordo'". Per essere chiari: "Se vince le elezioni Giorgia Meloni a me dispiace, ma io da cittadino potrò attivarmi e dire che non sono d'accordo".

Perché ciò accada, "ci deve essere il coinvolgimento della società civile, non è immaginabile che un partito da solo senza la partecipazione dei cittadini faccia nulla. Bisogna muoversi ognuno nel proprio settore per far crescere la nostra democrazia". Infine, il regista, che diresse 'Diaz', il documentario sul G8 a Genova (premiato con quattro David di Donatello, con il Premio del pubblico al Festival di Berlino e altri riconoscimenti internazionali), fa un'osservazione generale: "Non sono certo un guerrafondaio ma un pacifista, però credo che continuare a tenere sottoterra il conflitto sociale sia l’altro grave errore di questo trentennio. Il conflitto sociale è sano, e crea movimento nella società. Non si può continuare a sopprimere il diritto a scioperare, protestare. Da Genova in poi, è stato il cataclisma".

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