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Fase 2: Federdistribuzione,a fine anno-30% vendite nella distribuzione non alimentare

04 giugno 2020 | 16.47
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L'intervista al presidente dell'Associazione

Fase 2: Federdistribuzione,a fine anno-30% vendite nella distribuzione non alimentare

"Per il settore della distribuzione non alimentare prevediamo a fine un calo del 30% delle vendite rispetto allo scorso anno" per gli effetti dell'emergenza coronavirus. A dirlo, intervistato da Adnkronos/Labitalia, è il presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara. Dall'abbigliamento al bricolage si preannuncia quindi un periodo non positivo nonostante le riaperture di più di due settimane fa.

Federdistribuzione è l’organizzazione di settore della Distribuzione moderna organizzata, alimentare e non alimentare, che rappresenta tra gli altri marchi come Carrefour e Ovs, Lerroy Merlin e Rinascente. "I negozi sono stati due mesi chiusi per il lockdown -sottolinea Gradara- con le vendite azzerate, e da quando hanno riaperto la presenza dei visitatori non è elevata, anche se acquistano. Poi ci sono situazioni diverse. In alcuni settori di abbigliamento di alta gamma registriamo cali nelle vendite che vanno dal 30 al 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno", sottolinea.

L’affluenza è quindi molto ridotta rispetto alla situazione pre Covid-19, con flessioni anche del 30/50%. Ciò determina inevitabilmente, spiegano da Federdistribuzione, "vendite contenute, solo parzialmente mitigate da un atteggiamento dei clienti molto determinato sull’acquisto. Chi entra nei negozi manifesta infatti un bisogno preciso, che può essere soddisfatto solo ora che è finito il lockdown. E’ invece debole l’acquisto d’impulso, verso il quale il consumatore è molto cauto, sia per una oggettiva diminuzione del potere d’acquisto che per un’incertezza che permane sul futuro. E’ inoltre ancora rimandato l’acquisto di beni che può essere procrastinato nel tempo, non avendo una necessità immediata".

Federdistribuzione sottolinea che le attività commerciali hanno messo in campo tutte le misure per acquisti in sicurezza. "Tutti i negozi aperti hanno naturalmente messo in atto -spiega l'organizzazione di catagoria- le condizioni necessarie per garantire la massima tutela della salute di collaboratori e clienti. Ciò ha significato sostenere un incremento dei costi fino al 2%. In generale i negozi delle reti dirette hanno aperto nella loro totalità, con solo poche eccezioni. Discorso diverso invece per i negozi in franchising, sui quali la lunga situazione emergenziale ha avuto ripercussioni molto pesanti, che solo in parte sono già emerse facendo sì che alcuni negozi siano rimasti chiusi. Se la ripresa dovesse essere troppo lenta queste prolungate difficoltà porterebbero a un’ulteriore mortalità di esercizi commerciali", spiegano da Federdistribuzione.

E Gradara ricorda che "mancano naturalmente gli stranieri e quindi soffrono maggiormente i negozi posizionati nelle città turistiche, mentre quelli più legati a una clientela fidelizzata hanno performance migliori. Buona anche l’affluenza nei Centri Commerciali e nei luoghi tradizionalmente dedicati allo shopping". Ad andare bene "appena è stato possibile riaprire i negozi, è stato l'abbigliamento per bambini, per motivi ovvi di necessità, visto che i bambini crescono velocemente e il non aver potuto acquistare nel periodo di lockdown ha spinto le famiglie a riversarsi nei negozi appena riaperti. Ma passata l'onda anche in questo ambito crediamo che gli acquisti andranno a stabilizzarsi", spiega Gradara.

Una situazione che come detto non fa presagire nulla di buono per il futuro. "Si profila quindi un 2020 con vendite ipotizzate in calo tra il 30 e il 40%, con inevitabili strascichi anche per gli anni successivi; forti impatti sull’occupazione, che presenterà lavoratori in esubero in relazione alla dinamica dei fatturati; rischio di chiusura di molti punti vendita e imprese; tempi lunghi per un ritorno a condizioni pre emergenziali. Un quadro destinato a bloccare gli investimenti, fattore di sviluppo delle economie locali e delle piccole e medie imprese, di generazione di un indotto di grandi proporzioni e di ammodernamento di un intero settore costantemente alla ricerca di efficienza e competitività", spiega ancora Gradara.

Occorrono dunque misure di sostegno "per le imprese della Distribuzione non alimentare, per superare la fase più critica, affrontare i restanti mesi del 2020 senza subire ulteriori perdite e impostare nel modo più efficace la ripresa per tornare a essere un volano di sviluppo per l’intera economia nazionale", continua Gradara.

Diversa la situazione per il settore della distribuzione alimentare. "Dopo il boom per i supermercati delle prime settimane di marzo per via dello scoppio della crisi la situazione si è andata stabilizzando ad aprile, con un performance non positiva a Pasqua", spiega Gradara.

E a maggio "con le prime riaperture delle circolazioni nei comuni abbiamo registrato una crescita nelle vendite intorno al 5%, ma contiamo che alla fine dell'anno il settore presenti un dato in pareggio rispetto allo scorso anno. Questo perchè nei prossimi mesi il riprendersi del settore della ristorazione -sottolinea- farà tornare presumibilmente in equilibrio la situazione, visto che in questi mesi per forza di cose i consumi alimentari sono stati tutti incentrati sulla distribuzione".

Secondo il numero uno di Federdistribuzione nei prossimi mesi i "problemi per il settore", sia nell'alimentare che nel non alimentare, "saranno legati agli effetti della crisi sui redditi e sulla fiducia delle famiglie. Servono interventi per sostenere i redditi e ridare fiducia altrimenti i consumi non si riprenderanno", conclude Gradara.

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