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Mostra Venezia: grazie a un furto opera 'cancellata' di Makhmalbaf al Lido

19 agosto 2016 | 14.50
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Il regista Mohsen Makhmalbaf (Foto dal sito dell'artista) - Foto dal sito dell'artista
Il regista Mohsen Makhmalbaf (Foto dal sito dell'artista) - Foto dal sito dell'artista

La sezione Venezia Classici della 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica ha trovato il suo film di apertura grazie a un furto. La pellicola è l'iraniana 'Shabhaye Zayandeh – rood' (The Nights of Zayandeh – rood) ed a raccontare la sua odissea, iniziata nel 1990 e conclusasi quest'anno quando il suo negativo è stato rubato dagli archivi del Comitato di censura di Teheran, è il suo regista Mohsen Makhmalbaf, nato a Teheran nel 1957, una delle figure storiche del cinema iraniano.

All’epoca, il Comitato di censura stabilì che il film andava contro lo spirito della rivoluzione iraniana e di conseguenza tagliò 37 minuti del negativo originale. Della versione mutilata fu comunque vietata in seguito qualsiasi proiezione pubblica, così come fu negata la possibilità di realizzare copie del film, in pratica il film venne 'cancellato' seppellendolo in un archivio. Nel 2016 alcune parti del negativo originale sono state illecitamente 'recuperate' presso gli archivi del comitato di censura iraniano. La copia, restaurata dallo stesso Makhmalbaf, dura 63 minuti invece degli originali 100. Le parti mancanti sono irrimediabilmente perdute. Il film portò il regista a scontarsi con il vertice del potere nel suo Paese, che paradossalmente contribuì lui stesso a insediare con la sua precoce attività rivoluzionaria contro il regime dello Scià per cui finì anche in carcere. Come ricorda lui stesso, in uno scritto che 'accompagna' il film a Venezia,"il leader supremo iraniano aveva mandato qualcuno da me. Il suo messaggero era un uomo del clero, un Mullah, ed era lì per minacciarmi di morte. Gli ho risposto: 'È facile far tacere il regista, ma è impossibile sopprimere il cinema'".

"Ho girato 'The Nights of Zayandeh-rood' nel 1990, 26 anni fa, in Iran. Dopo aver visto il film, il Comitato di censura iraniano mi chiese di tagliarne 25 minuti per ottenere il permesso per la proiezione. Mi rifiutai di accettare i loro ordini. Ciononostante il comitato stesso, ignorando la mia richiesta, tagliò quei 25 minuti dal negativo originale -racconta il regista- Ero così distrutto e frustrato, che non potevo pensare di vedere il film col pubblico al cinema. Sarebbe stato come vedere il corpo mutilato e deturpato di una cosa vivente sullo schermo. Alla notizia della censura, accorsero in decine di migliaia per assistere alla prima del film al festival di Fajr in Iran. Il giorno della proiezione, si formarono code chilometriche fuori dal cinema -aggiunge Makhmalbaf- Qualcuno aveva addirittura aspettato fuori tutta la notte, dalla sera alla mattina successiva, per essere sicuro di entrare e vedere il film. A quelli che riuscirono a vederlo, il film piacque -ricorda il regista- e venne percepito anche il messaggio che stava dietro. Nella pellicola, videro l’orribile e triste futuro verso il quale li stava portando il governo islamico. Dopo il festival, il comitato di censura mi chiese di tagliare ulteriori 12 minuti del film. Un’altra volta mi rifiutai, e di nuovo il taglio venne fatto senza la mia approvazione. Così le autorità ridussero i 100 minuti originali del film in una versione di soli 63 minuti. Dopo il festival il film divenne celebre e molti ne domandarono la proiezione. Tuttavia, la linea dura dei media appartenenti allo Stato mise me e il film sotto costante attacco e accusa per sei mesi di fila! Qualcuno domandò anche la mia esecuzione. Infine venni arrestato dalla polizia segreta e, dopo lunghe ore di interrogatorio, tutto il materiale del film venne sequestrato".

"Da ultimo, il leader supremo iraniano volle vedere il film. Lo guardò nel suo ufficio in una proiezione privata. Poi lo accusò di essere contro gli obiettivi rivoluzionari e di rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale. Per questo bandì il film e diede il negativo mutilato al comitato di censura, perché fosse tenuto per sempre negli archivi. In seguito, 'The Nights of Zayandeh-rood' non uscì mai dagli archivi per essere proiettato in alcun festival, dentro o fuori dall’Iran. Non poteva nemmeno essere proiettato al pubblico. Ventisei anni dopo, nel 2016, il negativo esistente è stato rubato e salvato dagli archivi della censura, ma non posso dare alcun dettaglio su come questo è stato fatto", sottolinea il regista. "Quando ho visto di nuovo il film, sono rimasto sorpreso dal fatto che, nonostante le mutilazioni, quasi un terzo della pellicola, la storia e la struttura principale rimanevano quasi indenni. Il film sembrava una cosa vivente senza arti ma che respirava ancora -afferma Makhmalbaf- e la storia e il significato non erano perduti. Ho deciso di lavorare a Londra su ciò che avevo recuperato dei resti del negativo e della colonna sonora. Sono riuscito a rendere il film pronto per la proiezione e l'ho inviato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tuttavia la Mostra aveva chiuso le iscrizioni ed era pronta ad annunciare la selezione, e non potevo aspettarmi di avere alcuna chance di essere selezionato quest'anno". Un'ultima delusione evitata grazie alla decisione del direttore della Mostra, Alberto Barbera, di proiettare comunque il film che ha definito "forte, audace, toccante".

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