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Ultima offerta alla Grecia, Merkel: non ci sono segnali di svolta

30 giugno 2015 | 08.46
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Atene chiede il sostegno del fondo salva-Stati e la riduzione del debito

S&P: no o sì, dove porta il referendum

Manifestanti in piazza a Atene (Afp) - AFP
Manifestanti in piazza a Atene (Afp) - AFP

No all'estensione del programma di aiuti. La conference call dell'Eurogruppo, convocata per esaminare la richiesta greca di attivare un programma con il fondo salva-Stati Esm e di avviare una ristrutturazione del debito pubblico, è durata circa un'ora.

I ministri delle Finanze dell'area euro non hanno deciso l'estensione richiesta da Atene dell'attuale programma di salvataggio, in scadenza alla mezzanotte. Il secondo piano può considerarsi scaduto e con esso gli oltre 16 miliardi di euro di aiuti disponibili. L'Eurogruppo riconvocato dal presidente Jeroen Dijsselbloem per domani mattina potrà esaminare l'attivazione di un nuovo programma in attesa di nuovi dettagli che Atene si è impegnata a presentare dopo l'ultima proposta formulata dal governo di Alexis Tsipras.

L'esecutivo ha agito a seguito dell'iniziativa del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che ha prospettato un'ultima possibilità di accordo prima del referendum di domenica prossima in Grecia.

Atene, mentre in strada scendevano per manifestare i sostenitori del sì, ha presentato la nuova richiesta con una lettera. Il piano ipotizzato servirebbe a coprire le necessità finanziarie del Paese per i prossimi 24 mesi e a sostenere un piano di ristrutturazione del debito pubblico. L'esecutivo ha manifestato l'intenzione di continuare a negoziare per arrivare a un "accordo sostenibile" all'interno della zona euro. Inoltre "la Grecia resta al tavolo dei negoziati" e "cerca fino alla fine un accordo sostenibile per restare nell'euro".

Prima dell'Eurogruppo, la cancelliera tedesca Angela Merkel, come riferisce la Dpa, ha dichiarato che il suo governo non può prendere in considerazione l'ipotesi di un terzo programma di salvataggio per la Grecia prima della consultazione popolare programmata per domenica.

Secondo quanto spiega il portavoce dell'esecutivo Ue, ieri sera Tsipras ha chiamato al telefono Juncker che dopo essersi consultato con il presidente dell'Eurogruppo, ha presentato le linee dell'offerta dell''ultimo minuto'. In primo luogo il governo ellenico deve accettare le proposte dell'Eurogruppo del 25 giugno e impegnarsi a fare campagna per il 'sì' al referendum di domenica prossima. L'offerta prevede un'apertura delle discussioni sulla sostenibilità del debito e sulle necessità di finanziamento del Paese e, infine, il piano di investimenti proposto dall'esecutivo di Bruxelles da 35 miliardi di euro al 2020 per rilanciare la crescita e la creazione di posti di lavoro.

VAROUFAKIS - Intanto, il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis minaccia, via intervista, il ricorso di Atene nel caso il Paese sia costretto a uscire dalla zona euro. "Il governo farà uso di tutti gli strumenti giuridici a cui ha diritto", ha affermato al britannico Daily Telegraph. "Chiediamo pareri e valuteremo l'eventualità di un ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea. I trattati europei non prevedono l'uscita dall'euro e noi non l'accettiamo. La nostra appartenenza all'eurozona non è negoziabile", ha aggiunto.

Tsipras ha assicurato la sua intenzione di "rispettare" il risultato del referendum di domenica lasciando intendere che in caso di vittoria del 'sì' (sì al programma dell'Eurogruppo che lui ha respinto) il suo governo si dimetterà. Se invece vinceranno i 'no', il suo governo, ha detto, sarà "in una posizione negoziale molto più forte".

PADOAN - Dall'Italia il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sul referendum ha detto: "Ho massimo rispetto per le decisioni dell'opinione e del governo greco". Dire che il referendum è un derby tra l'euro e la dracma "è una buona definizione", ha aggiunto a proposito della definizione della consultazione ellenica data dal premier Matteo Renzi.

"Il dibattito continua a tutti livelli per ottenere risultati e non visibilità mediatica", ha spiegato Padoan, respingendo le accuse a Roma di non aver inciso nella trattativa . "Dire che l'Italia è stata assente è una falsità", ha sottolineato.

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