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Green Book: 463 società di igiene urbana, settore troppo frammentato

29 gennaio 2016 | 14.39
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Un "settore troppo frammentato": attualmente sono 463 le società che svolgono il servizio di igiene urbana. Il 4% degli operatori genera il 40% del fatturato totale, che si attesta sui 10,5 miliardi di euro. Di queste società il 55% è di proprietà interamente pubblica; il 27% è rappresentato da società miste pubblico-private e il restante 18% da società interamente private. Sono i numeri della gestione del servizio rifiuti in Italia fotografati dalla Fondazione Utilitatis che, con la collaborazione scientifica della Cassa Depositi e Prestiti, ha realizzato l’edizione 2016 del Green Book, presentato oggi a Roma.

Stando ai dati, il 15% degli operatori, prevalentemente di piccole e piccolissime dimensioni, ha fatturati in perdita. A questi numeri devono essere aggiunte oltre 1000 gestioni dirette da parte dei Comuni, il 55% dei quali al Sud.

Sul ciclo dei rifiuti in Italia "c'è ancora molto da fare, soprattutto in tema di raccolta differenziata su cui ci sono troppe differenze non solo tra nord e sud ma anche tra varie zone d'Italia", ha sottolineato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. "Quindi - ha detto Galletti - avanti con la RD e con l'applicazione delle norme che abbiamo stabilito nell'articolo 35 dello Sblocca Italia, quindi con una rete nazionale dei rifiuti che faccia in modo che l'Italia entro il 2020 sia autosufficiente e riesca a smaltire in maniera corretta tutti i rifiuti rinunciando definitivamente alle discariche che sono il vero male del Paese". "La strada intrapresa è molto chiara ed è quella di affidare la regolazione dei rifiuti all'Authority per l'energia", ha aggiunto il ministro. "Servirà a dare una migliore regolazione e concludere il processo di trasformazione della tassa in tariffa - ha detto - che io credo sia assolutamente necessario per migliorare qualità ed efficienza del servizio".

Sul fronte degli investimenti, nel quinquennio 2011-2015 sono stati investiti circa 2 miliardi di euro a fronte di un fabbisogno "notevolmente superiore". Per i prossimi 5 anni sarà, infatti, tra i 6 e i 7 miliardi di euro, con esigenze più urgenti per i mezzi e le attrezzature per la raccolta differenziata e gli impianti di selezione e valorizzazione delle materie prime-seconde (2 miliardi) e per gli impianti di trattamento della frazione organica (1,5 miliardi), sottolinea il Rapporto.

Capitolo tariffe. Dall'analisi della Tari e dell'articolazione delle tariffe applicate agli utenti su un campione di popolazione complessiva di oltre 17,5 milioni di abitanti (Comuni capoluogo), emerge poi che una famiglia tipo (3 componenti in 100 metri quadri) nel 2015 ha speso mediamente 215 euro se residente in un Comune sotto i 50mila abitanti e 321 euro se residente in un Comune con popolazione superiore a 200mila abitanti. I Comuni, per il servizio di igiene urbana, hanno speso in media circa 175 euro per abitante, con una variabilità molto elevata in funzione della dimensione territoriale: 133 euro per abitante nei piccoli comuni e 243 euro per i comuni oltre i 200mila abitanti.

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