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Green Pass, direttore Caffé Rosati: "Pura follia, che titolo abbiamo per controllare?"

20 luglio 2021 | 16.58
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"Troppe lacune, come facciamo per la privacy? E per far entrare alla toilette? Siamo sconfortati"

Green Pass, direttore Caffé Rosati:

Il green pass obbligatorio nei bar? E' "un'angoscia che ritorna, che si ripresenta. Siamo amareggiati, il nostro umore è ormai scoraggiato e la paura è di ritrovarci nella stessa situazione dell'altr'anno, solo che quest'anno abbiamo tanti vaccinati in più. E' sconfortante". E' lo sfogo che Saverio, il direttore del celebre Caffé Rosati in Piazza del Popolo a Roma, affida all'Adnkronos commentando le misure che il governo si appresta a varare circa l'obbligo di green pass che, ad alcune condizioni, sembrerebbe essere in procinto di essere richiesto anche per bar e ristoranti.

"E' follia, ci sono troppe lacune -dice amareggiato il direttore- Prima di tutto, non so se avremmo un titolo per chiederlo. Tecnicamente come facciamo? E come potremo capire se è vero o falso? Dobbiamo chiedere un documento? E poi ancora: possiamo vietare l'accesso ad un locale pubblico, ne abbiamo autorizzazione?", si interroga. Sottoponendo una serie di questioni pratiche di non poco conto. "Noi, come quasi tutti, facciamo anche un servizio di toilette. Se una persona chiede di entrare per andare al bagno, dobbiamo farla entrare? Siamo esentati? Dobbiamo chiedere il green pass?", incalza.

Così come, si pone il problema "della clientela giovanile, che non ha il green pass per i ritardi che ci sono stati, e quindi sono discriminati rispetto agli anziani, e poi quello delle persone che sono esentate: io che faccio in quel caso? Devo chiedere il certificato? Ne ho facoltà?", si interroga il direttore di Rosati. Senza considerare, spiega, che un locale storico e centrale come questo "si gioca tutto sull'affezione della clientela". "Ci troviamo a disagio. Sono i nostri stessi clienti, trattarli così è assurdo. E' come accogliere qualcuno a casa propria e ricordargli di lavarsi le mani o mettersi la mascherina, è davvero imbarazzante", spiega.

Tirando le somme con una riflessione. "Questa fase è delicata, è come un bambino che ricomincia a camminare. Bisogna stare attenti alle regole. Dopo un anno e mezzo siamo esasperati. Siamo sopravvissuti sinora, ma adesso la vedo dura se continua così", aggiunge. L'auspicio è che "le misure adottate tengano conto delle effettive ospedalizzazioni, che sembrano essere bassissime, e che si contemperino queste esigenze con le esigenze di chi è ancora in piedi per miracolo".

"Vietare l'accesso al bar, dove il costo a volte è un euro per un caffè, alle persone che non si vaccinano, creerebbe una situazione paradossale -osserva - Gli facciamo fare il tampone per un caffè? Se uno le fa le deve fare bene le cose. Sinceramente non capisco questo allarmismo visti i dati dei ricoveri. E' immotivato, e spaventare la popolazione in questo modo rischia davvero di creare un mondo assurdo", conclude.

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