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Pesca: Greenpeace, non rinnovate licenze speciali nel Canale di Sicilia

09 luglio 2015 | 15.54
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Siamo 'all'ultima acciuga', azione di Greenpeace a Roma

Pesca: Greenpeace, non rinnovate licenze speciali nel Canale di Sicilia

Secondo quanto risulta a Greenpeace, al momento non ci sarebbero notizie di un rinnovo delle licenze speciali che da oltre dieci anni il ministero delle Politiche Agricole concede alla flotta delle volanti a coppia per la pesca delle acciughe nello Stretto di Sicilia. Queste autorizzazioni temporanee, solitamente rinnovate ogni sei mesi, sono scadute lo scorso 30 giugno.

Qualche giorno prima della scadenza, alcuni attivisti di Greenpeace travestiti da acciughe in scatola avevano protestato davanti al ministero delle Politiche Agricole contro la pesca eccessiva. Gli attivisti erano entrati in azione per chiedere al ministro Maurizio Martina di intervenire con urgenza per fermare il saccheggio dei nostri mari e, in particolare, per bloccare il rinnovo delle licenze speciali.

"È la prima volta dopo oltre dieci anni che queste licenze temporanee non vengono rinnovate. La speranza è che finalmente il ministero abbia deciso di fermare questo scandalo, e occuparsi seriamente della gestione di uno stock ormai al collasso come quello delle acciughe", afferma Serena Maso, campagna Mare di Greenpeace Italia.

"Non sappiamo ancora con certezza se le licenze speciali verranno definitivamente revocate - aggiunge Maso - ma questo stop apre finalmente uno spiraglio a una gestione efficace della pesca al pesce azzurro, e non solo in Sicilia". Per Greenpeace è arrivato il momento di discutere seriamente di una gestione sostenibile della pesca, che permetta il recupero degli stock, anche con un fermo obbligatorio alla cattura di pesce azzurro nei mesi invernali.

Occorrerebbe inoltre adottare dei meccanismi che consentano di definire lo sforzo di pesca in base alle risorse disponibili. L’organizzazione ambientalista chiede ancora una volta un incontro urgente al ministro Martina, forte delle decine di migliaia di persone che hanno già sottoscritto l’appello #InNomeDelMare contro la pesca eccessiva.

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