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Guardie carcerarie contro Sofri

15 gennaio 2019 | 13.02
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"A Sofri vorrei ricordare che un pregiudicato non può mettersi nei nostri panni: lui la legge l’ha infranta, noi la facciamo rispettare e siamo al servizio delle Istituzioni democratiche repubblicane". Ad affermarlo è Donato Capece, segretario generale del Sappe, commentando l'intervendo sul "Foglio" dell'ex leader di Lotta continua da tempo in libertà dopo la condanna a 22 anni di carcere come mandante dell’omicidio Calabresi.

Sofri, sottolinea Capece, "tra le altre cose, insinua sulla professionalità degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria che avranno il compito di gestire la detenzione di Battisti. Si azzarda a sostenere di sapersi 'mettere nei panni di un agente della Polizia penitenziaria' ed immagina, commentando le parole del ministro dell’Interno Salvini ('Lo abbiamo preso. Ora dovrà marcire in galera fino all’ultimo giorno'), quale 'risonanza possano avere parole simili in chi si proponga, per propria cordiale inclinazione o per zelo di obbedienza o tutti e due, di praticarle. Immagino di sentirle ripetere attraverso lo spioncino come un divertito ritornello: 'Devi marcire fino all’ultimo giorno')".

"A Oristano, città nel cui carcere è detenuto Battisti, le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato. L’impegno del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il Sappe, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una 'casa di vetro', cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci 'chiaro'", rivendica invece Capece, che assicura: "A Cesare Battisti, così come ai detenuti delle carceri italiane, sono e saranno assicurate e garantite ogni tipo di tutela e garanzie, a cominciare dai diritti relati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale".

"Noi, come primo sindacato dei Baschi Azzurri - aggiunge Capece -, vogliamo sottolineare che la Polizia Penitenziaria è formata da persone che nonostante l’insostenibile, pericoloso e stressante lavoro credono nella propria professione, che hanno valori radicati e un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano ogni giorno. Anche salvando la vita a taluni detenuti 'spregevoli', per usare le parole che Sofri ha inteso riservare ad alcuni appartenenti alla Polizia Penitenziaria. Perché per noi poliziotti penitenziari il diritto alla vita, specie della persona in esecuzione penale, è il bene più prezioso da preservare e garantire", conclude il numero uno del Sappe.

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