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Guerra in Ucraina, Cottarelli: “L'economia europea tiene, le sanzioni alla Russia servono"

03 febbraio 2023 | 13.17
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L’analisi dell’economista: il conflitto pesa su alcuni settori, c'è stata una grande redistribuzione del reddito

Carlo Cottarelli
Carlo Cottarelli

Un anno di guerra in Ucraina ha avuto un impatto sull’economia. In Italia, in Europa e in Russia. Fino a che punto? E con quali conseguenze per il futuro? Carlo Cottarelli oggi è un senatore del Pd, ma ha passato una vita al Fondo Monetario Internazionale ed è un economista da sempre attento alle analisi congiunturali. Parla dell’andamento del Pil e di quello dell’Inflazione, ma anche di una profonda redistribuzione della ricchezza.

"Noi abbiamo cominciato l'anno con la paura che l'aumento dei prezzi del gas avessero un effetto catastrofico sulla nostra economia. Il primo trimestre è stato molto lento, crescita dello 0,1%; nel secondo trimestre abbiamo avuto una crescita spettacolare, 1,1% in un trimestre e poi 0,5% che comunque è un tasso di crescita forte nel terzo; quindi, -0,1% nel quarto trimestre. C'è chi pensava che in autunno ci sarebbe stata la tempesta perfetta per l'Italia e per il mondo. Non c'è stata perché le banche centrali, prima di tutto, hanno reagito con un aumento dei tassi d'interesse all'aumento dell'inflazione però non sono stati aumenti enormi e alla fine ci eravamo abituati a tassi d'interesse zero per cui i tassi d'interesse del 2,5% della Banca Centrale Europea ci sembrano alti ma in realtà sono tassi d'interesse ancora molto bassi, anche tenendo conto dell'inflazione. Le politiche fiscali sono state meno espansive che l'anno scorso ma comunque non c'è stata una stretta paurosa; gli Stati Uniti hanno avuto un rallentamento nei primi due trimestri dell'anno, poi sono ripartiti, quindi alla fine tanto rumore per nulla. Ci sono stati, invece, alcuni settori che hanno subito di più, ovviamente quei settori esportavano di più in Russia; non è tantissimo per l'Italia ma qualcuno c'è stato. In termini di inflazione hanno perso molto quelli che avevano redditi fissi. C'è stata una forte redistribuzione del reddito nel 2022, una delle più forti redistribuzioni del reddito negli ultimi decenni, anche tra debitori e creditori. Lo Stato ci ha guadagnato perché i titoli di Stato in circolazione sono stati erosi dall'inflazione; i risparmiatori, che direttamente o indirettamente avevano investito in titoli di Stato, ci hanno perso. Quindi, nel complesso, guardando il totale dell'economia, l'impatto non è stato fortissimo in termini di crescita. Ci sono stati effetti redistributivi legati sia alla guerra in Ucraina, che ha esacerbato l'aumento dei prezzi, ma anche a cose che erano già successe nel 2021 perché l'inflazione è un fenomeno che è iniziato nel secondo trimestre del 2021, molto prima ovviamente della guerra in Ucraina".

Se i numeri dell’Italia sono tutto sommato confortanti, in Europa nel 2022 hanno fatto peggio Francia e Germania. Ma allargando l’analisi all’area Euro la prospettiva non cambia di molto.

"Lo stesso discorso che si fa per l’Italia può essere fatto per l’economia Europea, anche lì si temeva il disastro. La Germania ha sofferto di più, probabilmente perché è più sensibile ai prezzi del gas e ai legami con il gas importato dalla Russia. La Spagna ha continuato a crescere, ci frega sempre, non riusciamo proprio a prenderla. Rispetto a Francia e Germania è andata meglio. Teniamo conto di un altro fatto: non potevamo essere per sempre i fanalini di coda d'Europa. A un certo punto il divario si è aperto e adesso, se cresciamo come la media europea, cosa che sta avvenendo al momento, manteniamo invariato il distacco. Noi dobbiamo crescere di più della media europea. Al momento cresciamo più di alcuni, la Germania in particolare, e rimaniamo sempre indietro rispetto alla Francia, che ormai in termini di reddito pro-capite è al nostro livello. Anzi, un po' di più".

Si dibatte, da mesi, sulla reale efficacia delle sanzioni alla Russia e, soprattutto, sulle reali condizioni dell’economia russa, vista la difficoltà a valutare dati certi e alla necessità di depurare gli effetti della propaganda di Mosca.

"Le stime iniziali, le previsioni iniziali sull'economia russa fatte da Banca Mondiale e da FMI, e io l'ho detto all'epoca, una caduta del PIL quest'anno dell'8%, erano esagerate. Alcune volte gli economisti fanno previsioni mettendoci quello che desiderano che accada invece di quello che effettivamente è obiettivo. Però l'impatto c'è stato, con una crescita negativa. Cosa succederà nel medio-lungo periodo? Alcuni dicono che ci vuole un po' di tempo prima che le sanzioni abbiano effetto, altri dicono che più tempo passa e più l'economia russa si aggiusta. Probabilmente sono vere entrambe le cose. Io credo che l'impatto ci sia stato e sia stato importante. La crescita è stata negativa in Russia quest'anno e si farà sentire nel tempo. Non ci sarà un tracollo, non sono le sanzioni che possono obbligare Putin a finire la guerra però sono uno strumento di negoziazione, che a un certo punto avverrà, che non è irrilevante".

La crescita è il risultato di molti fattori. Sul piano della politica economica, si possono scegliere strade che più e meglio di altre consentono di sostenerla.

"La cosa fondamentale non credo sia tanto la mancanza di domanda, quindi non c'è la necessità al momento di fare politiche particolarmente espansive. Credo che la necessità sia quella di andare avanti con le riforme per fare in modo che in Italia aumentino il potenziale di crescita, la capacità di produzione e quindi gli investimenti; sono aumentati negli ultimi anni anche per gli investimenti pubblici ma anche per gli investimenti privati. Si tratta di mantenere le condizioni per cui le imprese vengono a investire più volentieri in Italia e non vengono a investire in Italia perché il costo del lavoro è basso, ma perché il rapporto con la pubblica amministrazione funziona meglio e la tassazione è un po' più semplice, se non più bassa. È meglio per le imprese che sia più bassa ma anche più semplice. Avere una burocrazia con cui le imprese possono interagire meglio. Gli investimenti pubblici devono essere ben fatti e in tempo. C'è stata una ripresa degli investimenti pubblici però rispetto agli obiettivi del PNRR, che è il piano che abbiamo di crescita a medio termine, stiamo andando, nell'esecuzione, più lentamente del previsto".

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