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Guerra Ucraina-Russia, Di Sora (Voland): "I libri non sono armi, continuerò a pubblicare autori russi e ucraini"

04 marzo 2022 | 19.58
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"I libri di Zakhar Prilepin pubblicati da noi sono contro la guerra, cerco sempre solo la qualità della scrittura"

Serhiy Zhadan (foto open democracy)
Serhiy Zhadan (foto open democracy)

"Continuerò a pubblicare autori russi e ucraini. Anzi intensificherò questa produzione perché è importante che i popoli si conoscano attraverso le loro letterature", afferma, intervistata all'Adnkronos, Daniela Di Sora, fondatrice, nel 1995, della casa editrice Voland che ha fra i suoi autori, lo scrittore ucraino Serhiy Zhadan e Zakhar Prilepin, lo scrittore russo suo quasi coetaneo che, prima dell'inizio della guerra, aveva deciso di andare a combattere nel Donbass e che è stato inserito nell'elenco delle persone colpite da sanzioni dell'Unione europea. "Sì, continuerò a distribuire, ai librai che ne faranno richiesta, anche i libri che ho già pubblicato di Prilepin", sottolinea Di Sora.

"La letteratura, i libri, non sono armi. Io non faccio la guerra ai libri, io faccio la guerra con i libri", aggiunge. "'Patologie', di Prilepin (che Voland ha pubblicato nel 2013, ndr) è un libro contro la guerra, in cui la guerra viene descritta come una delle patologie del mondo. Io non ho pubblicato tutti i libri di questo autore, anche perché non ne condividevo lo spirito", precisa Di Sora, ricordando che lo scrittore è stato abbandonato dal suo agente tedesco dopo che aveva deciso di andare al fronte con i filorussi. "Nei libri che ho pubblicato non trovo nulla di non pubblicabile. Nulla di esecrabile, di non condivisibile", aggiunge. "Nelle pagine dei libri io cerco sempre solo la qualità della scrittura e quando c'è quella copre ogni cosa".

Certo, le pagine di Zhadan, "considerato come il migliore scrittore della sua generazione", parlano delle zone in cui poi ci sarebbe stata la guerra. "'La strada del Donbass' è un libro crudo, profondo, che narra una realtà che avrebbe dovuto mettere tutti in allarme". "Che ci fosse un grande fermento in quella zona era evidente ma che si arrivasse a questo punto, non lo avevo immaginato. Anzi fino all'ultimo, ho creduto e sperato che non ci si arrivasse".

Zhadan, 47 anni, originario di Kharkiv, scrive in ucraino. Dal 24 febbraio, da quando è scoppiata la guerra, Voland non ha sue notizie. Così come non riceve risposta alle mail inviate ad Aleksei Nikitin, 54 anni, di Kiev (che però scrive in russo), un altro autore del suo catalogo. Di Sora ha ricevuto una mail di tre sole parole da Prilepin. "Sono angosciata anche per questo silenzio. Voglio capire come stanno, se stanno in un bunker, su un carro armato, se stanno combattendo. Immagino che in questo momento la scrittura sia l'ultima delle loro preoccupazioni", spiega l'editrice. "L'unico ad avermi risposto, dopo diversi giorni, è stato Prilepin. Con una mail con le sole parole "Io sono vivo". Di Nikitin è invece uscita nei giorni scorsi una intervista.

Zhadan, filologo, già professore all'università di Kharkiv, aveva anche lavorato al Museo della letteratura della città da giorni sotto le bombe russe, ed era stato anche il cantante della band ska "Sobaky v Kosmos'. Dopo il 2014, aveva iniziato a cooperare con una fondazione per l'istruzione, delle scuole e degli asili nelle zone ucraine del Donbass, regioni in cui "è più importante che mai, per chi ci vive, leggere un libro o andare a un concerto, fare attività che diano un senso di normalità", aveva detto in una intervista all'Adnkronos nel 2018.

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