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Guerra Ucraina-Russia, Draghi: "Italia non si volta dall'altra parte"

01 marzo 2022 | 10.24
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Voto sulla risoluzione: il 'no' del presidente 5S della Commissione Esteri, malumori in maggioranza. Via libera della Camera alla risoluzione bipartisan

Guerra Ucraina-Russia, Draghi:

Guerra Ucraina-Russia, "l'Italia non intende voltarsi dall'altra parte" . Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, parlando al Senato. "L'invasione russa segna una svolta decisiva nella storia europea - ha sottolineato -Molti si erano illusi che la guerra non avrebbe avuto più spazio in Europa".

"L'aggressione della Russia all'Ucraina ci riporta indietro di oltre ottant'anni, si tratta di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all'ordine internazionale che abbiamo costruito insieme", ha affermato ancora Draghi ricordando che in ogni caso "è essenziale mantenere aperta la via del dialogo. Auspichiamo il successo di questo dialogo anche se siamo realistici sulle sue conseguenze".

Ma le scelte della Russia, in particolare "il ricatto" del ricorso ad armi nucleari "ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili". La risposta deve essere "ferma, rapida e unitaria. Tollerare una guerra di aggressione vorrebbe dire mettere a rischio in maniera irreversibile la sicurezza e la pace in Europa, non possiamo lasciare che questo accada", ha detto il premier rivolgendo quindi un "un grazie all'ambasciatore Zazo e a tutto il personale della nostra ambasciata per lo spirito di servizio, la dedizione e il coraggio dimostrato in questi giorni drammatici" e anche al "ministro Di Maio".

Al presidente ucraino "Zelensky è stato ribadito supporto. A un popolo che si difende non è possibile rispondere solo con atti di deterrenza", ha affermato poi il presidente del Consiglio ricordando che le forze schierate in Romania saranno raddoppiate, l'Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari ed un secondo di 2.000".

"L’Europa ha dimostrato enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino. Nel farlo, ha assunto decisioni senza precedenti nella sua storia – come quella di acquistare e rifornire armi a un Paese in guerra", ha ricordato Draghi sottolineando: "Come è accaduto altre volte nella storia europea, l’Unione ha accelerato nel suo percorso di integrazione di fronte a una crisi. Ora è essenziale che le lezioni di questa emergenza non vadano sprecate. In particolare, è necessario procedere spediti sul cammino della difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all’Alleanza Atlantica".

"La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo fatto finora. Possiamo scegliere se farlo a livello nazionale, oppure europeo. Il mio auspicio è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune. Un investimento nella difesa europea è anche un impegno a essere alleati", ha detto ancora Draghi.

"La situazione umanitaria nel Paese è sempre più grave", ha detto ancora Draghi parlando di stime che prevedono in "18 milioni il il numero di persone che potrebbe necessitare di aiuti umanitari nei prossimi mesi. Gli sfollati interni potrebbero raggiungere una cifra tra i 6 e i 7 milioni e mezzo e i rifugiati tra i 3 e i 4 milioni". Il premier ha proseguito: "Sono stimate in circa 400mila le persone che hanno lasciato l'Ucraina in direzione dei Paesi vicini" e "al G7 ho detto che l'Italia farà di tuto per aiutare i Paesi vicini nel dramma di questa gigantesca migrazione".

Draghi ha parlato anche di "110 milioni di euro per Kiev" e di "un primo contributo di 1 milioni di euro per la Croce rossa" unitamente all'invio di "4 tonnellate materiale sanitario".

"Lo straordinario afflusso di rifugiati che ha già incominciato ad arrivare dall’Ucraina, ci obbliga a rivedere le politiche d’immigrazione che ci siamo dati come Unione europea- ha sottolineato - In passato, l’Unione si è dimostrata miope nell’applicare regolamenti datati, come quello di Dublino, invece di adottare un approccio realmente solidale. L’Italia è pronta a fare la sua parte per ospitare chi fugge dalla guerra, e per aiutarlo a integrarsi nella società. I valori europei dell’accoglienza e della fratellanza devono valere sempre".

"Nel lungo periodo, questa crisi ci ricorda l’importanza di avere una visione davvero strategica e di lungo periodo nella discussione sulle nuove regole di bilancio in Europa - ha aggiunto - A dicembre, insieme al presidente francese Macron, abbiamo proposto di favorire con le nuove regole gli investimenti nelle aree di maggiore importanza per il futuro dell’Europa, come la sicurezza, o la difesa dell’ambiente. Il disegno esatto di queste regole deve essere discusso con tutti gli Stati membri. Tuttavia, questa crisi rafforza la necessità di scrivere regole compatibili con le ambizioni che abbiamo per l’Europa".

"Al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas. Tuttavia è importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni", ha affermato il premier. ricordando che "l’Italia importa circa il 95% del gas che consuma e oltre il 40% proviene dalla Russia. Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe comportare problemi".

"L’Italia ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi e l’arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie. La nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altra capacità di importazione. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni rischia di essere più complicata", ha detto ancora Draghi.

"Il Governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia- ha affermato - Le opzioni al vaglio, perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici, riguardano prima di tutto l’incremento di importazioni di gas da altre fornitori – come l’Algeria o l’Azerbaijan; un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido a disposizione; eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevedrebbero comunque l’apertura di nuovi impianti". "Se necessario, sarà opportuno adottare una maggiore flessibilità sui consumi di gas, in particolare nel settore industriale e quello termoelettrico -ha spiegato il premier-. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un obbiettivo da perseguire indipendentemente da quello che accadrà alle forniture di gas russo nell’immediato. Non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese. Ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità".

IL VOTO IN SENATO: 'NO' DEL 5S PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ESTERI, MALUMORI IN MAGGIORANZA

Cinque in tutto le risoluzioni presentate oggi in Senato dopo l'intervento del premier .Il governo, come ha spiegato in aula il sottosegretario all'Ue Enzo Amendola, ha dato parere favorevole solo a quella unitaria (maggioranza, Autonomie, FdI) a prima firma Casini e parere negativo su tutte le altre, quelle a prima firma Nugnes (Misto), Fattori (Misto), Paragone (Italexit) e Crucioli (Alternativa). Con 244 sì, 13 no e 3 astenuti l'Aula ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza e da Fratelli d'Italia. Respinte le altre quattro risoluzioni, che hanno ottenuto, rispettivamente, 12, 14, 11, 12 voti a favore; 236, 239, 241, 238 contrari; 7, 3, 5, 6 astenuti.

A quando apprende l'Adnkronos, all'interno delle forze politiche di maggioranza ci sarebbe un forte malumore dopo il voto contrario del presidente della Commissione Esteri M5S del Senato Vito Petrocelli sulla risoluzione, approvata da Palazzo Madama, che impegna il governo italiano a inviare armi all'Ucraina per consentire al paese "di esercitare il diritto alla legittima difesa". Diversi parlamentari della maggioranza starebbero invocando anche le sue dimissioni dalla guida della Commissione.

"Trovo grave che il Presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli abbia votato contro una risoluzione sostanzialmente unitaria contro l’aggressione russa in Ucraina. Credo che il gruppo 5Stelle debba fare una riflessione anche in virtù della posizione netta espressa dal ministro Luigi Di Maio e dalla capogruppo Castellone”. Così il senatore Pd, Andrea Marcucci.

L'INTERVENTO ALLA CAMERA

Questa crisi "ha reso l'Europa più unita. Noi ci vedevamo divisi e indifferenti, ci siamo scoperti più uniti, più solidali, più forti". Così il premier Mario Draghi nella replica alla Camera. "Ma forti non per un disegno di espansione -quelli li lasciamo a chi ha attaccato l'Ucraina- ma forti nella difesa dei valori fondamentali che oggi sono sotto attacco. Per questo la forza dell'Unione Europea è una forza della pace". "Vorrei ringraziare la Camera soprattutto per la consapevolezza del momento sofferto e della decisione, anch'essa sofferta" di inviare aiuti anche militari a Kiev: "Grazie per la compattezza nella condanna dell'orrore".

"Non è vero che ci siamo rassegnati a perseguire la pace, non c'è nessuna rassegnazione. E vi ringrazio per il ruolo che in molti mi vogliono attribuire, ma non occorre cercare un ruolo, occorre cercare la pace e su questo potete contare che lo farò senza pausa e con tutta la mia volontà, ma oggi la pace è difficile".

"Non c'è alternativa alla ricerca di pace: su questo potete contare su di me e sul governo italiano. La pace si troverà proprio in un ambito multilaterale, non esiste più la pace tra due Paesi che si devono mettere d'accordo, ma esiste la pace nel multilateralismo come nella risposta all'aggressione che è stata multilaterale, ed è qui la nostra forza".

IL VOTO ALLA CAMERA: I NO E GLI ASTENUTI

In serata è arrivato il via libera dell'Aula della Camera alla risoluzione bipartisan sul conflitto in Ucraina con 520 voti favorevoli. La risoluzione è stata votata per parti, su alcune registrando l'unanimità ma su alcuni passaggi, come sul punto 3 relativo all'invio di mezzi militari, diversi voti contrari.

Tra i 25 voti contrari alla Camera all'invio di armi, contenuto nella risoluzione di maggioranza, ci sono 2 deputati di Fi, Matteo Dall'Osso e Veronica Giannone, e 3 della Lega: Vito Comencini, Matteo Micheli e Elena Murelli. Come riportano i tabulati d'aula tra i no anche quello di Nicola Fratoianni di Leu. I restanti sono tutti deputati di Alternativa, Misto e della componente Manifesta.

Sono stati 12 gli astenuti nel voto sull'invio di armi, contenuto nella risoluzione di maggioranza. Tra questi 2 M5S, Sebastiano Cubeddu e Vittoria Casa, e anche Laura Boldrini del Pd. Inoltre ci sono Stefano Fassina, Erasmo Palazzotto e Maria Flavia Timbra di Leu. I restanti appartengono al Misto.

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