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''Gli ebrei devono morire. Tutti" e Alfano dispone l'espulsione dell'imam di San Donà di Piave

05 agosto 2014 | 13.15
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Le parole choc di Abd Al-Barr Al-Rawdhi durante la 'khutba', il sermone del venerdì, davanti a qualche centinaio di fedeli. Il ministro dell'Interno: ''Non è accettabile che venga pronunciata un'orazione di chiaro tenore antisemita, contenente espliciti incitamenti alla violenza e all'odio religioso''

(Foto Adnkronos)
(Foto Adnkronos)

Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha disposto l'espulsione del cittadino marocchino Abd Al-Barr Al-Rawdhi , per grave turbamento dell'ordine pubblico e pericolo per la sicurezza nazionale e discriminazione per motivi religiosi.

''Gli ebrei devono morire. Tutti, 'fino all' ultimo, senza risparmiare uno solo di loro'. Questo renderebbe 'felici' i musulmani. Queste le parole dell' imam - spiega oggi 'Libero' - pronunciate durante la 'khutba', il sermone del venerdì, davanti a qualche centinaio di fedeli, tra i quali diversi bambini'', nella moschea di San Donà di Piave, in provincia di Venezia.

''Non è accettabile che venga pronunciata un'orazione di chiaro tenore antisemita, contenente espliciti incitamenti alla violenza e all'odio religioso'', ha sottolineato il ministro Alfano. ''Per questo ne ho disposto l'immediata espulsione dal territorio nazionale. La mia decisione valga da monito per tutti coloro che pensano che in Italia si possa predicare odio''.

Il video di questo discorso, spiega ancora il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, ''è stato pubblicato martedì 29 luglio, per raccontare cosa avviene in certi luoghi di culto dell' islam italiano, sul sito del Middle East media research institute (Memri.org), organizzazione che ha la sede principale a Washington ed è vicina alla causa israeliana. Non è stato filmato dal Memri: i ricercatori dell' istituto lo hanno trovato nei siti della propaganda islamista''.

Il provvedimento è stato adottato sulla base di scrupolosi accertamenti condotti dal Servizio centrale antiterrorismo, con il concorso della Digos di Venezia e d'intesa con la Procura della Repubblica.

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