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Hays, 46% imprese ha pianificato ampliamento organico entro fine anno

16 maggio 2014 | 15.13
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Hays, 46% imprese ha pianificato ampliamento organico entro fine anno

Roma, 16 mag. (Labitalia) - Ben 4 aziende su 10 (46,4%) hanno pianificato un ampliamento di organico entro la fine dell'anno, focalizzando la ricerca su profili tecnici e figure di middle management. E' quanto emerge dalla nuova edizione della 'Salary guide', indagine condotta da Hays, società leader a livello globale nel recruitment specializzato in middle e top management, che ha voluto tastare il polso del recruitment in Italia.

Il 52,3% delle aziende intervistate sostiene di non aver diminuito il volume di investimenti dedicati alle risorse umane, mentre il 28,2% afferma di aver addirittura incrementato nel corso dell'ultimo anno il budget dedicato alla selezione. Dati incoraggianti che sembrano però contrastare con la percezione che i professionisti italiani hanno del mercato del lavoro: il 73,7% degli intervistati ritiene, infatti, pessima (se non drammatica) l'attuale situazione lavorativa; solo 2 professionisti su 10 (26,3%) intravedono delle possibilità di crescita professionale per i prossimi mesi.

Tra i principali problemi che affliggono il mercato del lavoro, rileva Hays, sia aziende (82%) sia professionisti (79,2%) concordano nel riconoscere al primo posto l'eccessiva tassazione del lavoro. Le aziende individuano poi tra le principali problematiche italiane la rigidità della legislazione del lavoro (72,5%), l'eccessiva burocrazia (50%) e lo scarso dinamismo del mercato (45%). I problemi evidenziati dai professionisti sono, invece, più legati al tessuto socio-economico: il clima di sfiducia generale (49,5%), i bassi livelli di credito e liquidità (40,8%), la recessione (34,6%), la scarsa flessibilità della legislazione sul lavoro (33,4%), l'alto livello del debito pubblico (32,3%) e, inoltre, le scarse agevolazioni per le aziende che assumono (28,5%).

Il 30,7% dei professionisti dichiara di far affidamento sui social per valutare nuove possibilità d'impiego, mentre il 49% cerca di costruirsi una web reputation a prova di selezione attraverso i propri profili online. Al primo posto tra i social più utilizzati con finalità professionali si piazza LinkedIn (100%), seguito da Facebook (33%), Twitter (13,4%) e, infine, Google+ (12%).

Il 54,7% delle aziende, invece, preferisce evitarlo, considerando lo screening dei profili social un'invasione nella privacy del candidato. Tra le aziende che, invece, si dichiarano favorevoli, il 92,2% lo fa per avere una visione più completa del professionista, mentre il 22,3% per individuare possibili incongruenze nelle esperienze lavorative dichiarate. Anche tra le aziende, il più consultato tra i social è sicuramente LinkedIn (94,3%) seguito da Facebook (46,7%). Il 19,6% dichiara, inoltre, di controllare se il candidato gestisce un blog personale.

Secondo il 96,6% degli intervistati, gli ultimi ritrovati tecnologici hanno profondamente modificato la vita e le dinamiche dell'ufficio, tanto che il 70,5% dei professionisti dichiara di controllare con regolarità la mail aziendale anche nei giorni non lavorativi. Sei intervistati su 10 (63,4%) considerano l'apporto delle nuove tecnologie positivo, perché permette loro di incastrare meglio le scadenze lavorative con gli impegni della vita privata; al contrario, il 36,6% valuta negativamente lo sviluppo tecnologico, colpevole di aver reso meno definiti i confini tra la sfera lavorativa e quella personale.

Nonostante la turbolenza di questi ultimi anni, il 72,4% delle aziende intervistate ha dichiarato di non aver né congelato, né diminuito gli stipendi base elargiti; 4 professionisti su 10 (38,2%) hanno addirittura visto aumentare la propria retribuzione salariale. Grande importanza nelle dinamiche della selezione viene ricoperta dai benefit, economici e non, ritenuti dall'87% delle aziende un importantissimo strumento per assicurarsi a bordo i lavoratori più validi. Il 94% dei professionisti, infatti, afferma di valutare con cura la presenza di benefit in eventuali offerte lavorative; tra i più apprezzati spiccano il telefono cellulare (92,3%), l'auto aziendale (87,5%) e l'assicurazione sanitaria (77,45%). Molti professionisti (59,9%) fanno inoltre affidamento su una percentuale variabile del proprio stipendio, che può essere subordinata al raggiungimento di risultati aziendali (69,9%), di obiettivi individuali (67,90%), o alla valutazione della performance lavorative (33,8%).

Malgrado l'incertezza del mercato, 1 professionista su 2 (56,3%) si dichiara disponibile a cambiare lavoro. Tra i principali motivi, la ricerca di una maggiore soddisfazione professionale (71%), una prospettiva di crescita interessante (65,7%) e una retribuzione più sostanziosa (53,7%). Tra i professionisti inoccupati al momento dell'indagine (13,8%), il licenziamento risulta essere la principale motivazione di inattività (33,3%), seguita da fallimenti aziendali (24,8%) e da dimissioni (24,2%). Tra gli intervistati senza lavoro, il 31,7% è a casa da meno di 3 mesi, mentre è in cerca di un nuovo lavoro da più di un anno circa il 22,9%.

Nel 60,5% delle aziende italiane intervistate le donne ricoprono ruoli dirigenziali e, il 54% del campione, afferma che le donne manager hanno ormai conquistato le stesse possibilità dei colleghi maschi. Infine, per favorire l'ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani (under 30), le aziende auspicano sgravi fiscali (77,2%), semplificazioni contrattuali (65%) e maggiore flessibilità (57,7%).

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