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Cambogia: opposizione ricorda vittime 40 anni dopo arrivo Khmer rossi

17 aprile 2015 | 17.10
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Cerimonia buddista organizzata dall'opposizione sul sito di uno dei campi della morte. Almeno due milioni di persone morirono per esecuzioni, torture, fame e stenti in poco più di quattro anni fra l'aprile 1975 e il dicembre 1979.

Il leader dell'opposizione cambogiana  Sam Rainsy in preghiera a Choeung Ek  - (foto AFP)
Il leader dell'opposizione cambogiana Sam Rainsy in preghiera a Choeung Ek - (foto AFP)

L'opposizione cambogiana ha ricordato oggi con una cerimonia buddista il tragico anniversario dell'arrivo dei Khmer Rossi 40 anni fa a Phnom Penh. Uomini, donne e bambini si sono riuniti al sito di Choeung Ek, uno dei 'killing fileds' del deposto regime, per ricordare i quasi due milioni di persone che furono uccise in poco più di quattro anni.

Alla cerimonia hanno partecipato alcune migliaia di persone che hanno bruciato incenso e salmodiato preghiere assieme ai monaci attorno ad uno 'stupa' buddista che contiene i teschi di migliaia di vittime. L'evento è stato organizzato dal partito di Salvataggio nazionale cambogiano (Cnrp) di Sam Rainsy, che preme per nuovi processi contro gli ex leader dei Khmer rossi. Il nostro obiettivo e di "non dimenticare", ma anche di imparare a perdonare, ha dichiarato la deputato Mu Sochua, i cui genitori furono uccisi dai Khmer Rossi. "La cosa più difficile da perdonare è che era tutto pianificato, è stato un genocidio" - ha aggiunto - dobbiamo imparare a convivere con tutto questo, il che significa insegnare la non violenza e dire la verità".

I Khmer rossi entrarono a Phnom Penh il 17 aprile 1975 dopo aver cacciato l'esercito di Lon Nol, sostenuto dagli americani. Ispirati da una folle utopia di comunismo agrario, evacuarono le città costringendo gli abitanti a riconvertirsi in contadini in campi di lavoro forzati. Morirono almeno due milioni di persone, fra esecuzioni, torture, fame e stenti. I "borghesi', spesso definiti tali solo perchè portavano gli occhiali o avevano un minimo di istruzione, venivano particolarmente presi di mira.

L'inferno in cui era precipitata la Cambogia si concluse con l'arrivo delle truppe vietnamite che scacciarono i Khmer rossi nel dicembre 1979. Il successivo ritrovamento di fosse comuni, con migliaia di morti, fra cui anche bambini, dimostrò al mondo l'orrore del regime guidato da Pol Pot, "il fratello numero uno".

Nel 2010 un tribunale ad hoc, sostenuto dall'Onu, ha aperto il processo contro Kaing Guek Eav, alias Duch, il capo del centro di tortura di Tuol Sleng, ora trasformato in un museo degli orrori del passato regime. Duch fu condannato all'ergastolo per la morte di 15mila persone. Stessa condanna è stata inflitta l'anno scorso al numero due dei khmer rossi, l'88enne Nuon Chea, e all'ex capo di Stato, l'83enne Khieu Samphan.

In marzo sono stati incriminati altri ex membri del regime, malgrado il primo ministro Hun Sen sia contrario alla prosecuzione dei processi che ritiene troppo divisivi per la società cambogiana. Ex esponente dei Khmer Rossi, Hun Sen passò poi dalla parte dei filo vietnamiti ed entrò a Phnom Penh assieme alle truppe di Hanoi.

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