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I cavalli lipizzani patrimonio Unesco, razza storica dal 1580 alla Corte degli Asburgo

01 dicembre 2022 | 19.29
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A Montelibretti, in provincia di Roma, l'allevamento italiano del Crea che conta 403 capi

I cavalli lipizzani patrimonio Unesco, razza storica dal 1580 alla Corte degli Asburgo

Gli eleganti cavalli lipizzani entrano a far parte del patrimonio Unesco, ovvero la tradizione dell’allevamento dei lipizzani. La decisione è stata assunta dal Comitato del Patrimonio culturale immateriale in corso ora a Rabat, in Marocco, alla presenza di delegati provenienti da 180 Stati. A esprimere soddisfazione è stato il ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. "Siamo particolarmente soddisfatti e orgogliosi perché la candidatura era stata promossa, per l'Italia, dal mio Ministero con il supporto del Crea presso cui è attivo un centro di allevamento e riproduzione dei cavalli lipizzani”.

La candidatura è stata presentata il 23 marzo 2020 dal Rappresentante italiano permanente presso l’Unesco assieme agli ambasciatori di altre sette nazioni (Austria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Slovenia).

"Il Crea ha fortemente appoggiato questa candidatura, - afferma il presidente Crea Carlo Gaudio – dal momento che, nel nostro centro di Zootecnia e Acquacoltura di Montelibretti (Rm), gestiamo l’Allevamento Statale del Cavallo Lipizzano (Ascal) garantendo il mantenimento, l’addestramento degli esemplari e la promozione della razza". Sono 403 i cavalli lipizzani iscritti in Italia al Libro genealogico tenuto da Anareai, aderente a FedAna, sottolinea la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per il riconoscimento Unesco concesso all’allevamento dei cavalli Lipizzani.

La storia del Cavallo Lipizzano è connessa strettamente a quella mitteleuropea e ha assunto una valenza identitaria e simbolica. Popolazioni e storie diverse, talora divergenti, hanno trovato nell’allevamento e nella cura dei cavalli Lipizzani un punto di incontro e di comunanza. Nel 1580 il Granduca Carlo II d’Asburgo, figlio del Re d’Austria e di Spagna Ferdinando I, decise di sviluppare un allevamento di cavalli per gli usi della corte. A tal fine individuò la tenuta di Lipizza, che oggi si trova in Slovenia in prossimità del confine italiano, prendendo in affitto i terreni dal Vescovo di Trieste. Progressivamente l’equile si strutturò sempre meglio (il primo statuto ufficiale risale al 1658) e i cavalli di Lipizza iniziarono a separarsi dall’originale razza spagnola.

Il processo divenne ancora più intenso quando, con la morte di Carlo II il 1° novembre 1700, si estinse la dinastia degli Asburgo di Spagna. I caratteri della razza lipizzana come la conosciamo oggi (con il tipico mantello di peli bianchi su cute nera) si imposero nella seconda metà del ‘700. L’anno dopo la fine del primo conflitto mondiale, il 17 luglio 1919, la copia viennese dei Libri genealogici e 109 cavalli Lipizzani vennero consegnati al Regno d’Italia dall’Austria, nell’ambito dei risarcimenti di guerra che gli sconfitti dovettero pagare.

Dopo l’8 settembre del 1943, quando la Germania invase il litorale adriatico italiano, i tedeschi trasferirono tutti i cavalli da Lipizza a Hostau, a poca distanza da Praga, e solo la metà di essi tornò in Italia il 18 novembre del 1947, in seguito al recupero rocambolesco ad opera del generale americano Patton. I lipizzani furono portati prima a Pinerolo (To) e poi a Montelibretti (Rm), nell’allora Centro di rifornimento quadrupedi del Lazio. Cessati gli usi militari del cavallo, il 15 febbraio 1955 il nucleo dei cavalli Lipizzani passò al Ministero dell’Agricoltura, che lo affidò al proprio Istituto di ricerca in zootecnia, l’odierno Crea, che custodisce e cura ancora oggi l’allevamento di questa prestigiosa razza equina di origine imperiale.

I riconoscimenti ufficiali. Il primo Decreto di riconoscimento ministeriale del Libro genealogico del Cavallo di razza Lipizzana risale al 31 gennaio 1984, successivamente novellato nel 1996, nel 2004 e nel 2021. Nel 2020, l’iscrizione al “Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali, delle Pratiche Agricole e delle Conoscenze tradizionali” ha consentito all’Italia di chiedere, assieme ad altri sette Paesi europei coordinati dalla Slovenia, l’ingresso delle “Tradizioni dell’allevamento statale del cavallo Lipizzano” nella lista rappresentativa del patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Già nel 2015, il Crea iniziò a discutere con gli allevamenti statali degli altri Paesi interessati l’ipotesi di presentare una domanda di riconoscimento come eredità culturale immateriale all’Organizzazione Onu, che oggi è finalmente divenuta realtà.

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