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'I cinocefali', per i giovani russi la storia si fa gioco di ruolo

26 gennaio 2021 | 19.48
LETTURA: 2 minuti

(da Wikipedia)
(da Wikipedia)

Un romanzo storico, un fantasy, un noir, una storia d'amore, una fiaba, un romanzo di formazione. Un romanzo russo: 'I cinocefali' di Aleksej Ivanov, appena pubblicato in Italia da Voland, passa da un genere all'altro con naturalezza, anche più volte nella stessa pagina, e alterna citazioni letterarie, storiche, artistiche e cinematografiche a cui si sovrappongono i diversi linguaggi dei suoi personaggi. A parlare sono giovani moscoviti, un ricercatore dell'Ermitage travestito da ex agente delle forze speciali del ministero degli Interni, Wikipedia, ex carcerati, bifolchi di campagna e la protagonista femminile, Liza, con le sue balbuzie e silenzi.

E' un libro sul potere della Storia di conservarsi nei gesti, creare trame e smuovere le coscienze e gli incubi dei singoli. Un'opera sulla "zona", sia questa il gulag, un villaggio degradato della campagna russa, la città di Mosca, uno spazio mentale, o culturale comunque circoscritto da codici, e dal divieto, reale o percepito, a superarne i confini.

E' il romanzo di formazione del giovane protagonista, Kirill, che in pochi giorni, anche grazie alla Storia russa, seppur assimilata velocemente nei riassunti trovati sul web, oltrepassa il limite che la vita aveva riservato per lui attraverso un percorso pieno di ostacoli e orrori in una 'foresta' (in questo caso, anche la torbiera di un ex gulag) in cui incontra, e combatte, i cinocefali che danno il titolo all'opera, creature mostruose con il corpo d'uomo e il muso (e il cuore?) di cane, metafora per chi il confine lo controlla per impedire a chi sta dentro di superarlo. Il Cinocefalo, racconta Ivanov, "forse non è fatto proprio di carne e ossa, ma è vivo, annusa il fumo, sbircia nelle finestre, e non ama gli estranei".

Anche se fino all'ingresso nella foresta la sua cultura visuale è definita da fumetti, giochi di ruolo e film dell'orrore, il giovane Kirill, assorbe le informazioni sui Vecchi credenti e sulle rappresentazioni pittoriche che ne sono state fatte, sulle diramazioni nei secoli del movimento degli scismatici che, non accettando la riforma del culto ortodosso introdotta dal Patriarca Nikon nel Seicento e di fatto il potere di Mosca, vengono perseguitati a più riprese dagli zar.

La Storia accompagna Kirill nella foresta e lo aiuta a uscirne indenne insieme all'amata, sottraendosi e sottraendola alle rispettive zone. Il finale non è esattamente "e vissero felici e contenti", ma la traduzione nel linguaggio che il romanzo ha creato: "tesoro, sono di nuovo qui con te, sono uscito dalla zona".

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