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Igor, spunta un profilo su Facebook

10 aprile 2017 | 10.39
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Foto dal profilo Facebook di Ezechiele Norberto Feher
Foto dal profilo Facebook di Ezechiele Norberto Feher

Nomi falsi e identità fittizie per nascondersi come un fantasma e fuggire alla giustizia. Igor Vaclavic, l'omicida ricercato nella pianura emiliana, nelle campagne tra Bologna e Ferrara, secondo quanto sospettano gli inquirenti avrebbe tanti alias.

Uno sarebbe anche su Facebook con il nome di Ezechiele Norberto Feher che potrebbe essere il suo vero nome. L'ipotesi ventilata dagli inquirenti si fa sempre più concreta. Il 6 luglio 2015, nella sua pagina Facebook, è citato senza alcun commento il nome di Patrik Ruszo, un componente della banda di Igor Vaclavic che, insieme a lui, ha compiuto le rapine per cui è Igor era ricercato dal 2015.

Patrik Ruszo attualmente è in carcere, sta scontando l'ergastolo, confermato il 5 aprile scorso in appello, per il rapimento e omicidio del 73enne Pier Luigi Tartari, nel settembre 2015. Dal profilo di Feher risulterebbe avrebbe una madre (Zsuzsa Bergel), una sorella col suo cognome (Silvija Feher) e un'altra con il cognome della madre (Nikoletta Bergel). Risulta inoltre che nel 2016, quando Igor era già latitante, Ezechiele abitava a Valencia.

Nel profilo tante foto in diverse mise, anche eleganti, e link ad armi da fuoco e macchine da corsa. Il ritratto che ne fanno gli investigatori è quello di un uomo feroce, spietato e pronto a tutto. Non è stato confermato che sia un ex militare ma di sicuro è stato addestrato per uccidere e nelle tecniche di sopravvivenza estrema.

Sul profilo del presunto alias, anche selfie in giro per Ferrara come turista e in particolare una foto con un "grande amico" - come scrive lui stesso nella didascalia della foto - don Antonio Bentivoglio, cappellano del carcere dell'Arginone nel quale l'uomo è stato detenuto.

La prima conoscenza di Igor con la giustizia avviene nel 2007, quando viene arrestato per cinque rapine tra Rovigo e Ferrara: andava in giro a derubare contadini con balestra e faretra sulla spalla. Viene condannato a oltre due anni di carcere, insieme al primo decreto di espulsione. Nel 2010 lo arrestano ancora, dopo un'altra serie di rapine violente: cinque anni e mezzo di reclusione e un altro foglio di via. Esce dal carcere nel 2015 ma resta in Italia. La Russia non lo accetta negandone la nazionalità. Igor fa parte della banda coinvolta nel rapimento finito con la morte di Pier Luigi Tartari, un pensionato, ma viene scagionato. Intanto nell'estate 2015 avvengono altre rapine violente e Igor, insieme alla sua banda, viene accusato di averle compiute ma riesce a non farsi acciuffare e da allora è latitante.

Da due anni vive alla macchia, nascondendosi tra paludi, fienili, fossi, argini e campi nei casolari abbandonati emiliani, un territorio che conosce ormai a menadito. Tutti i documenti ufficiali che lo riguardano sono vaghi e lacunosi. Nel presunto profilo dell'alias risulta nato a Szabadka (Subotica), una città della Serbia settentrionale, nella Provincia autonoma della Voivodina. L'uomo è descritto come tarchiato e di corporatura massiccia, alto circa un metro e settantacinque, molto atletico e allenato.

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