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I silurati di Trump

14 marzo 2018 | 12.48
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Rex Tillerson, licenziato dal dipartimento di Stato Usa (AFP PHOTO)
Rex Tillerson, licenziato dal dipartimento di Stato Usa (AFP PHOTO)

Qualcuno si è dimesso. Qualcuno, invece, è stato congedato con il proverbiale 'you're fired'. In poco più di un anno di presidenza Trump, la Casa Bianca ha prima accolto e poi visto andare via, uno dopo l'altro, funzionari di primo piano.

L'ultimo licenziamento, in ordine di tempo, è quello di Rex Tillerson al dipartimento di Stato americano dove è arrivato, come si sussurrava da mesi a Washington, Mike Pompeo.

Via Twitter Trump ha poi reso noto che a sostituire il repubblicano italoamericano alla guida della Cia è Gina Haspel, l'attuale vice direttore, che diventa così la "prima donna scelta" per guidare l'agenzia di intelligence. Vediamo il lungo elenco di 'silurati' e non della presidenza.

SALLY YATES - Il 30 gennaio 2017, appena insediato, Trump rimuove il ministro della Giustizia ad interim, Sally Yates. L'ultima superstite dell'era Obama paga il mancato sostegno al Muslim Ban presidenziale.

MICHAEL FLYNN - Il 13 gennaio 2017 si dimette il Consigliere per la sicurezza nazionale, in carica solo da 23 giorni. Flynn paga il coinvolgimento nel Russiagate. A dicembre, Flynn verrà incriminato dal procuratore speciale Robert Mueller per aver reso "volontariamente e consapevolmente" delle "dichiarazioni false, fittizie e fraudolente" all'Fbi riguardanti le sue conversazioni con l'ex ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak.

JAMES COMEY - Il 9 maggio, improvvisamente, il presidente licenzia James Comey, direttore dell'Fbi. "Non stava facendo un buon lavoro. E' molto semplice, non stava facendo un buon lavoro" dice Trump rispondendo alle domande sulla decisione.

MIKE DUBKE - Il 30 maggio esce di scena Mike Dubke, responsabile della Comunicazione della Casa Bianca. Il rapporto con il presidente non decolla e dopo 3 mesi arriva il passo indietro.

WALTER SHAUB - Il 6 luglio sbatte la porta Walter Shaub, numero 1 dell'Ufficio etico federale. Impossibile trovare un punto d'incontro con Trump.

MARK CORALLO - Il 20 luglio lascia l'incarico Mark Corallo, portavoce del team legale che rappresenta Trump per le vicende del Russiagate. Si dimette anche uno dei legali del team, Mark Kasowitz.

SEAN SPICER - Il presidente nomina Anthony Scaramucci - figura proveniente dal mondo finanziario e ritenuta vicina a Trump - nuovo responsabile della Comunicazione della Casa Bianca. Il portavoce Sean Spicer decide di abbandonare l'incarico il 21 luglio.

MICHAEL SHORT - Passano pochi giorni e svuota i cassetti anche l'assistente portavoce Michael Short, che il 25 luglio decide di anticipare i tempi rispetto al licenziamento annunciato da Scaramucci a 'Politico'.

REINCE PRIEBUS - Il 28 luglio finisce l'avventura di Reince Priebus, capo dello staff. Tra voci di dimissioni e spifferi sul licenziamento, Priebus cede il posto all'ex generale John Kelly.

ANTHONY SCARAMUCCI - A dieci giorni dall'incarico, il 31 luglio, il direttore della Comunicazione viene congedato, con la regia proprio di Kelly.

STEVEN BANNON - Dal 18 agosto Steven Bannon non è più lo stratega della Casa Bianca. "Siamo grati del suo servizio e gli auguriamo il meglio" si legge nella dichiarazione dell'ufficio stampa della Casa Bianca. Dimissioni? Licenziamento? ''Quando è stato licenziato non ha perso solo il lavoro. Ha perso la testa" ha twittato Trump a inizio anno, quando le anticipazioni del libro 'Fire and Fury' hanno compromesso - forse definitivamente - i rapporti tra il presidente e il guru dell'alt-right.

TOM PRICE - Sotto accusa per l'uso di costosi jet privati per le missioni governative, il 29 settembre si dimette il ministro alla Sanità Tom Price.

DINA POWELL - L'8 dicembre se ne va Dina Powell, numero 2 del Consigliere alla sicurezza nazionale HR McMaster, di origine egiziana. La collaborazione con l'amministrazione Trump finisce senza scossoni e senza polemiche.

ROB PORTER- La prima uscita di scena del 2018 è quella del segretario dello staff della Casa Bianca, Rob Porter, il 7 febbraio. Si dimette dopo che emergono accuse di gravi maltrattamenti domestici da parte delle sue due ex mogli. A causa di questa vicenda, Porter non aveva la "clearance" necessaria per accedere alle informazioni riservate.

DAVID SORENSEN - Il 9 febbraio lo speech writer David Sorensen lascia l'incarico in seguito ad accuse di maltrattamenti da parte dell'ex moglie.

HOPE HICKS - Il 28 febbraio si dimette il direttore delle Comunicazioni della Casa Bianca, la 29enne Hope Hicks. Il giorno prima aveva ammesso davanti ai deputati della Commissione sul Russiagate di aver detto qualche bugia a fin di bene su Trump. Ex modella, fidanzata con Porter, la Hicks era considerata molto vicina al presidente, con cui aveva lavorato in precedenza.

GARY COHN - Il 6 marzo si dimette Gary Cohn, consigliere economico della Casa Bianca e direttore del Consiglio Economico Nazionale. Cohn è in disaccordo con i dazi su acciaio e alluminio annunciati da Trump.

REX TILLERSON - Il 13 marzo, infine, il presidente destituisce il segretario di Stato Rex Tillerson. Al suo posto viene nominato il capo della Cia Mike Pompeo, che viene sostituito dalla sua numero due, Gina Haspel.

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