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Ict: 42% professionisti sta diventando 'mobile worker'

04 marzo 2014 | 18.30
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Ict: 42% professionisti sta diventando 'mobile worker'

Roma, 4 mar. (Labitalia) - I professionisti si stanno avvicinando con cautela allo svolgimento di attività di lavoro con strumenti mobili e al mondo delle App. Ma il potenziale appare alto, poiché ben il 42% del totale dei professionisti trascorre almeno il 50% del tempo lavorativo fuori dallo studio (i commercialisti nel 38% dei casi, gli avvocati nel 46% e i consulenti del lavoro nel 33%). E' quanto emerge dalla ricerca dell'Osservatorio Ict & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano, presentata questa mattina al convegno 'Se parliamo di professionisti, in realtà parliamo di imprese!', che si è tenuto al Politecnico di Milano.

I 'mobile workers' più assidui - quelli cioè che occupano almeno la metà del loro tempo lavorativo 'esterno' utilizzando smartphone, tablet o pc portatili - sono i professionisti degli studi associati e gli avvocati (12%), seguiti dai commercialisti (8%) e dai consulenti del lavoro (3%). Le attività svolte più frequentemente sono la lettura dell'email (19%), la navigazione in Internet (17%), la lavorazione di documenti (10%) e la consultazione di dati dello studio (9%). I dispositivi più utilizzati sono gli smartphone, seguiti dai pc portatili e dai tablet: i primi usati prevalentemente per gestire le email (26%), i secondi per lavorare su documenti (26%), mentre i tablet, invece, per navigare in Internet (19%). Nessuna professione risulta più 'mobile worker' delle altre.

Il 26% dei professionisti usa App a contenuto professionale nelle loro varie forme, mentre il 45% dimostra disinteresse, soprattutto perché lavora poco in mobilità (30%). Tra le categorie professionali, i più assidui utilizzatori di App professionali sono gli avvocati (29%), seguiti dai consulenti del lavoro (23%) e, per finire, dai commercialisti (21%). Gli studi multidisciplinari raggiungono la percentuale più alta, pari al 32%.

Se si considerano, poi, i modelli di organizzazione, con l'eccezione dei commercialisti, che appaiono i più orientati alla gestione del business a tutto tondo e i più efficienti nella parte amministrativa, gli studi professionali dedicano molto tempo alla parte amministrativa, che potrebbe essere in parte 'liberata', a favore delle attività principali.

Nel dettaglio, i commercialisti dedicano il 50% del tempo dello studio alle attività lavorative 'core', comprensive della gestione del cliente e delle attività di sviluppo, mentre gli avvocati scendono al 42% e i consulenti del lavoro al 34%. I processi di supporto, comprensivi della gestione dell'Ict e delle attività formative, assorbono invece tra il 14% e il 18% del tempo delle tre professioni. Infine, i processi amministrativi, comprensivi delle attività relative alla contabilità, al personale, agli acquisti ordinari e agli archivi, pesano per il 36% tra i commercialisti, il 39% tra gli avvocati e il 48% tra i consulenti del lavoro.

Nonostante il tempo sia una variabile chiave, solo il 31% dei commercialisti, il 37% dei consulenti del lavoro e il 9% degli avvocati controlla in modo più o meno strutturato il tempo assorbito da clienti/attività.

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