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Ict: investire in nuove tecnologie può far crescere il Pil dell'1%

02 aprile 2014 | 16.53
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Ict: investire in nuove tecnologie può far crescere il Pil dell'1%

Milano, 2 apr. (Ign - Investire in nuove tecnologie farebbe crescere il Pil italiano di almeno un punto percentuale ogni anno. Lo rivela a Ign, testata online del gruppo Adnkronos, Elio Catania, presidente uscente di Assinform e neo presidente di Confindustria Digitale.

Presentando i dati del mercato Ict 2013 e anticipando alcuni dettagli del Rapporto Assinform 2014, Catania ha sottolineato come, ‘’tenendo conto di una contribuzione dell’Ict al Pil stimata attorno al 20%, se l'Italia si allineasse ai livelli europei, il Pil italiano potrebbe crescere di un punto all’anno e anche di più''.

Il quadro emerso dalle analisi evidenzia una situazione di profondo divario tra l’Italia e il resto del mondo. A fronte di una crescita mondiale media al 3,8% annuo, spinta dalla ripresa degli investimenti nell’area nordamericana (+ 3,5%), Asia Pacifico (+6,6%) e America Latina (+ 5,8%), l’Ict in Italia fatica a decollare.

Nel 2013, il bilancio del mercato digitale italiano si è chiuso con una perdita del 4,4% rispetto al 2012, scendendo a quota 65.2 miliardi di euro e accentuando la tendenza negativa che il settore registra ormai da diversi anni. Ma il dato ancora più significativo riguarda il peso che gli investimenti in Ict hanno sul Pil: a fronte di una media Ue del 6,5%, in Italia si arriva solo al 4,8%.

Analizzando i dati per singolo Paese, emerge che in Germania la percentuale è al +6,8%, in Francia +7%, e nel Regno Unito +9,6%. Sarebbe a dire che, rispetto al resto dell’Europa, l’Italia è sotto di una media di 25 mld di euro di investimenti l'anno.

Eppure, è stato sottolineato questa mattina, negli Stati Uniti gli investimenti in nuove tecnologie hanno influito per il 50% sulla crescita del Pil nazionale. ‘’Nel nostro Paese – spiega Catania – vi sono ancora molte resistenze, e sono di varia natura. Indubbiamente c’è un clima generale di complessità che non facilita l’innovazione. Poi c’è il tema delle competenze, della formazione. Mancano specialisti in questo settore. E abbiamo un frammentazione delle imprese. Specialmente quelle di dimensioni più piccole forse non hanno la capacità o la sensibilità di portare avanti progetti di innovazione su vasta scala’’.

Ma il problema più urgente da risolvere, secondo il presidente di Assinform, riguarda la burocrazia: ‘’quello che maggiormente ci sta mancando oggi - dice - è il traino della Pubblica Amministrazione. Di cose positive ultimamente ne abbiamo viste. Mi riferisco all’istituzione dell’Agenzia, alla creazione dell’Agenda digitale, la nomina di un commissario. Ora però dobbiamo passare dalla fase delle agende alla fase attuativa. Ed è qui che si trovano maggiormente resistenze. Io credo sia un aspetto culturale. Il fenomeno tecnologico non è ancora stato digerito come leva fondamentale per la trasformazione delle imprese e del Paese, mentre è un fattore imprescindibile per essere più competitivi e raggiungere nuove realtà’’.

Il presidente di Confindustria Digitale è comunque ottimista: ‘’L’aumento della digitalizzazione di individui e famiglie – sottolinea - sta continuando a crescere in modo costante. Segno tangibile che i cittadini hanno compreso l’importanza di cogliere le opportunità che la rete e il digital offrono per semplificare la propria sfera privata e professionale. Quello che spesso manca in Italia è la visione di sistema, la visione strutturale. Ed è per questo che la leadership di questo Paese si deve mobilitare’’.

Le imprese del settore hanno recentemente presentato al governo un documento nel quale si propone di sostenere gli investimenti con un contributo più ampio dei fondi strutturali e con i risparmi ottenibili da business plan pluriennali in una logica di partenariato pubblico. ‘’Attraverso forme di ‘project financing’ e di ‘performance contracting’ - spiega Catania - il privato può concorrere all’investimento venendo poi remunerato sulla base dei risparmi ottenuti. Potrebbe essere una soluzione per rendere fattibile la realizzazione di grandi progetti sistemici di innovazione in settori cruciali come la Sanità, la Giustizia, il Turismo, l’Infomobilità, le Smart grids e le Smart Cities”.

Gli ultimi due governi hanno dato segnali in questo senso, confermati dal nuovo esecutivo: ‘’Ho fiducia in Renzi. E' partito con la voglia di trasformare e - conclude Catania - credo che per noi, attori dell’innovazione, sia la parola d’ordine giusta.

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