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Il 2020 di Conte, dalla sfida Covid al duello con Renzi

25 dicembre 2020 | 14.52
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Il 2020 di Conte, dalla sfida Covid al duello con Renzi

Una nave nella tempesta. E' l'immagine che forse descrive meglio di qualunque altra il 2020 del premier Giuseppe Conte, alle prese con una pandemia con pochi precedenti nella storia e un Sistema sanitario nazionale che arranca, le scuole che all'improvviso chiudono i cancelli con milioni di studenti costretti a casa da un giorno all'altro, con un preavviso di appena 24 ore.

Un lockdown che mai nessuno avrebbe immaginato, un Paese chiuso nelle case e affacciato alle finestre alla ricerca della perduta socialità, mentre quel 'torneremo ad abbracciarci', scandito dal presidente del Consiglio il 9 marzo in una conferenza stampa seguita da milioni di italiani, è tutt'oggi lontano da diventare realtà, sostituito da tocchi di gomito poi banditi dall'Oms e sorrisi ma anche rabbia e rassegnazione celati dietro le mascherine.

Covid e non solo. Il 2020 di Conte è anche Autostrade, l'accordo in salita raggiunto con Aspi in una lunga notte di luglio e che, 5 mesi dopo, sembra ancora scritto sulla sabbia. E poi l'Ilva di Taranto e il braccio di ferro con AncelorMittal, la newco Alitalia, la vittoria del Recovery Fund in Europa, l'inaugurazione del nuovo ponte di Genova e l'innalzamento delle paratoie del Mose, l'impegno per il cessate il fuoco in Libia, la liberazione di Silvia Romano e dei pescatori di Mazara del Vallo, l'eterno duello con Matteo Renzi che segna l'inizio del 2020 e ne accompagna la fine, con tutti i dubbi del caso sulla tenuta del governo e le ombre che già si affacciano sul 2021.

L'inizio di quello che molti definiscono l'annus horribilis per l'intero pianeta, in Italia è accompagnato dalle frizioni dell'esecutivo guidato dall'avvocato Conte ad appena una manciata di mesi dalla sua nascita, nell'agosto 2019. Gennaio parte all'insegna della verifica di governo, o di quello che il premier chiama un 'tagliando' della maggioranza per frenare le troppe fibrillazioni e liti che insidiano l'esecutivo. Complici le difficoltà interne al M5S, con Luigi Di Maio che, a sorpresa, il 22 gennaio lascia la guida del Movimento, passando il testimone al reggente Vito Crimi.

Di Maio abbandona anche il ruolo di capo delegazione grillino al governo, viene sostituito in corsa dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, considerato fedelissimo di Di Maio ma anche molto vicino al premier, premier che proprio il Guardasigilli ha avvicinato al Movimento.

Ad appena una settimana dal terremoto interno al M5S, si tengono le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, nel mezzo un endorsement del premier per un'alleanza che veda insieme gli azionisti di governo che genera malcontento e malumore nei vertici grillini. In Calabria si afferma il centrodestra con Jole Santelli, scomparsa prematuramente appena 10 mesi dopo la sua elezione, mentre in Emilia Romagna si evita la Caporetto che rischiava di mandare a casa il governo giallorosso: il presidente uscente Stefano Bonaccini tiene all'assalto del centrodestra e viene confermato per il secondo mandato, il governo tutto tira un sospiro di sollievo mentre Matteo Salvini mastica amaro e abbandona il sogno della spallata.

Il 31 gennaio segna l'inizio dell'incubo. Il Cdm vara lo stato di emergenza sanitaria per sei mesi per il rischio legato alla diffusione del Covid, il virus che ha messo in ginocchio la Cina. Ma al netto dei contraccolpi economici, già avvertiti soprattutto nel nord Italia, il nemico appare lontano, non è ancora tra noi. Lo sono al contrario i dissidi e i contrasti che animano il governo e che Conte fatica a tenere a bada.

Ad agitare le acque è ancora una volta l'ex premier e leader di Iv, Matteo Renzi: il 13 febbraio il Consiglio dei ministri vara la riforma del processo penale, assenti le due ministre renziani Teresa Bellanova e Elena Bonetti, in segno di disaccordo con la riforma della prescrizione targata Bonafede e al centro di un lungo braccio di ferro che ha visto battagliare anche i dem.

Crescono i rumors su un governo a un passo dalla crisi, ma il 21 febbraio lo scenario cambia, i riflettori si spostano su un'emergenza che investirà l'Italia come uno tsunami. A Codogno un 38enne viene ricoverato in terapia intensiva, due focolai di Coronavirus si registrano in Lombardia, nel lodigiano, e nel padovano Veneto, dove arriva anche la prima vittima di Covid-19 in Italia. Vengono varate le prime zone rossa, i controlli dell'esercito all'ingresso delle aree del Nord Italia più colpite.

Il 27 febbraio Conte presiede il vertice italo-francese, il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, nonostante l'allarmismo crescente sulla situazione italiana, vola a Napoli e con il premier passeggia per le vie del centro storico. Insieme, Conte e Macron fanno visita al 'Cristo velato' di Giuseppe Sanmartino per rilanciare l'immagine nel mondo di un'Italia drammaticamente minacciata dal virus.

Ma ormai l'argine è rotto, il 4 marzo il premier annuncia in una conferenza stampa a Palazzo Chigi il rinvio a data da destinarsi del referendum sul taglio dei parlamentari mentre il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, con una doccia gelata per milioni di famiglie italiane annuncia la chiusura delle scuole. Solo tre giorni più tardi il segretario dem e governatore del Lazio Nicola Zingaretti annuncia di essere positivo al Coronavirus.

L'indomani arriva un nuovo Dpcm che estende la zona rossa all'intera Lombardia e ad altre 14 province italiane: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola. La riapertura delle scuole e delle università slitta dal 15 marzo al 3 aprile.

Tra le misure restrittive il decreto prevede: spostamenti permessi solo per comprovati motivi di lavoro e salute, divieto di eventi che prevedano assembramenti di persone e chiusura di palestre, piscine, centri benessere, musei, centri culturali, cinema, teatri, stazioni sciistiche e nel fine settimana anche dei centri commerciali. I bar e i ristoranti potranno rimanere aperti fino alle 18 rispettando la distanza di sicurezza di un metro.

Passano appena 4 giorni, il fatidico 9 marzo segna il lockdown dell'Italia: su richiesta sia dei partiti di maggioranza che di quelli di opposizione, con un ulteriore decreto, Conte estende le restrizioni della 'zona rossa' all'intero territorio nazionale e, su richiesta del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, viene sospeso anche il campionato di calcio.

In una drammatica conferenza stampa, il presidente del Consiglio parla al cuore degli italiani, li esorta a restare uniti promettendo che sconfiggeremo il virus e 'torneremo ad abbracciarci', parole, le sue, che qualche settimana più tardi risuoneranno fino in Olanda, dove, nella cittadina di Delft, dei commercianti affiggono un grande striscione nel centro storico con le parole dei premier italiano, rigorosamente in lingua olandese. Arrivano i primi stanziamenti importanti, il primo ammonta a 25 miliardi, Conte avvia un confronto con le forze di opposizioni ma le distanze restano e appaiono incolmabili nonostante l'avanzare della pandemia.

L'Europa è sotto scacco del Covid, che va avanti in una corsa che appare inarrestabile. Il 26 marzo un gruppo di 9 Paesi europei - Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e Slovenia - chiede all’Unione il lancio di titoli obbligazionari europei, i cosiddetti Eurobond o coronabond, per permettere di finanziare misure straordinarie per il sostegno di imprese e famiglie colpite dalla pandemia. Germania, Olanda, Austria e Finlandia si oppongono a questa proposta. Italia e Spagna, inoltre, rifiutano il Mes con le condizionalità richieste dai Paesi rigoristi del Nord Europa. Intanto cresce la popolarità del premier.

Nelle abitazioni di città e paesi ormai deserti per via del lockdown, si attendono le decisioni del governo, le conferenze stampa di Conte e nuovi Dpcm, acronimo 'politichese' ormai divenuto di uso comune. In aprile arriva il cosiddetto decreto liquidità, con lo stanziamento di 400 miliardi alle imprese per prestiti coperti da garanzia statale, Conte parla di "potenza di fuoco" per risollevare un paese messo letteralmente in ginocchio dal virus.

Aprile è anche il mese in cui viene gettato il seme del Recovery plan, che due mesi più tardi germoglierà. Conte annuncia infatti l'intenzione dell'Unione europea di istituire un fondo che aiuti economicamente i Paesi europei maggiormente investiti dall'emergenza Covid, soprattutto l'Italia e la Spagna. La proposta vede il sostegno anche dalla Francia. Una buona notizia che viene oscurato da una tragedia che tocca direttamente il premier: il Covid uccide a soli 52 anni Giorgio Guastamacchia, uno degli uomini della sua scorta. Nel piazzale antistante palazzo Chigi, deserto per via del lockdown, risuonano in segno di lutto le sirene delle auto della Polizia.

A maggio iniziano a scorgersi le prime luci in fondo al tunnel. Il governo pian piano inizia ad allentare la morsa del lockdown e arriva una maxi manovra da 55 miliardi, il cosiddetto 'decreto rilancio'. Il 10 maggio un'altra pagina felice per Conte e il suo governo: viene liberata dopo 18 mesi di prigionia Silvia Romano, la cooperante milanese rapita da un gruppo di terroristi integralisti islamici in Kenya e Somalia.

Il 18 maggio segna la fine del lockdown in tutta Italia, anche se cinema e teatri restano chiusi e rimane il divieto di spostarsi tra le regioni. Intanto il dibattito politico si infiamma attorno a Bonafede, sotto accusa per la gestione delle carceri durante la pandemia e lo scontro a distanza con il magistrato Nino Di Matteo. Il ministro viene difeso a spada tratta da Conte a dai 5 Stelle. I renziani minacciano di appoggiare la mozione di sfiducia del centrodestra, il governo trema. Alla fine il Senato respinge, anche Iv vota contro l'uscita di scena del Guardasigilli. Eppure il governo Conte torna ad arrancare, le voci di un premier sempre più isolato rimbalzano e coinvolgono tutti gli alleati di governo, nessuno escluso.

Il 27 maggio la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen annuncia il piano 'Next Generation Eu' per far fronte all'emergenza Coronavirus: 750 miliardi, di cui 500 a fondo perduto e gli altri 250 in prestiti. All’Italia spetterebbe la parte più corposa della torta: 172,7 miliardi, di cui 81,807 versati come aiuti e 90,938 in prestiti. Un risultato insperato, eppure non sufficiente a mettere il presidente del Consiglio al riparo dai venti di guerra che ormai spirano, sempre più forti, nel governo.

La fase tre muove i passi in un clima incandescente, mentre cadono i divieti di spostarsi da una regione e l'altra, milioni di famiglie tornano finalmente ad abbracciarsi. Nasce, accompagnato da mille polemiche, il comitato dei tecnici guidato da Vittorio Colao e Conte inaugura a Villa Pamphilj gli Stati Generali dell'Economia per avviare un confronto a 360 gradi sul Recovery plan. Le forze di opposizione decidono di disertare l'appuntamento, bollandolo come una mera passerella mediatica per il premier.

Intanto i pm di Bergamo indagano sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, nei Comuni di Nembro e Alzano Lombardo: le toghe arriveranno fino a Palazzo Chigi per sentire, come persone informate sui fatti, il presidente del Consiglio, nonché la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e la responsabile della Salute Roberto Speranza.

Il 6 luglio il Cdm vara il decreto Semplificazioni: cinquanta grandi opere prioritarie, ferroviarie e stradali, potranno essere commissariate con appositi dpcm. Si va dai porti alle direttrici ferroviarie fino agli aeroporti, alle città metropolitane e alle strade e autostrade. Ma il governo litiga anche su questo, l'elenco delle opere diventa terreno di scontro, Conte cerca di mediare ma la maggioranza appare sempre più sfibrata. Intanto il presidente del Consiglio partecipa alla cerimonia d'innalzamento delle paratoie del Mose a Venezia, riprendono i summit internazionali in presenza.

Luglio è anche il mese della lunga trattativa con Aspi, culminata in un Cdm terminato alle 6 del mattino, animato da un'inattesa ripresa delle trattative con la società a guida Benetton quando ormai la revoca delle concessioni appare a un passo. Il 14 luglio viene siglato un accordo con Aspi che prevede un risarcimento allo Stato di 3,4 miliardi di euro, l'immediato passaggio del controllo di Aspi a Cassa depositi e prestiti e tutta una serie di diktat su assetto societario e sulla stessa transazione. In caso di mancato adempimento il governo ricorrerà alla revoca della concessione. Ma dopo 5 mesi tutto è ancora fermo, il passaggio di Aspi a Cdp rimane su carta.

In Europa, il Consiglio Ue trova un accordo sul Recovery Fund nonostante l'opposizione dei cosiddetti Paesi 'frugali', ovvero Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia. All'Italia andrà una fetta consistente dei 750 miliardi, vale a dire -numeri alla mano- 81 miliardi di sussidi a fondo perduto e 127 miliardi di prestiti.

Viene scongiurato il potere di veto di un singolo Stato membro ma viene introdotta una forma di controllo -l''emergency brake'- da parte della Commissione Europea su come saranno impiegate le risorse Ue dai singoli Stati. Una vittoria politica per Conte, che rivendica come l'Italia sia a pieno titolo tra i Paese che hanno portato a questo risultato e al cambio di passo di un'Europa sempre meno austera. Intanto, con le immancabili polemiche del caso, lo stato d'emergenza viene prorogato fino al 15 ottobre.

Agosto segna per Conte l'inaugurazione del nuovo ponte autostradale San Giorgio a Genova, a quasi due anni di distanza dalla tragedia del crollo del Ponte Morandi. Una ferita che resterà aperta, uno dei giorni più bui nelle due esperienze di governo dell'avvocato Conte. Ma agosto è anche ferie, vacanze, mare. Ed è la voglia degli italiani di riaffacciarsi alla vita dopo un lockdown che ha 'bruciato' la primavera. Il governo vara il bonus vacanze, il presidente del Consiglio invita gli italiani a vacanze tricolori, testimonial improvvisato di uno dei Paesi più belli del mondo con un tessuto economico falcidiato dal Coronavirus e in cerca di ripresa.

Nonostante i divieti e le raccomandazioni, tornano le strade e le piazze affollate soprattutto nelle città meta di turismo, tanto che il 16 agosto, alla luce dell'aumento dei contagi tra i giovani, il governo decide di chiudere le discoteche -riaperte in alcune regioni italiane, tra queste la Sardegna- e impone l'obbligo di indossare la mascherina all'aperto dopo le 18 nei luoghi più a rischio assembramenti.

A settembre Conte riprende le missioni all'estero interrotte per via del Covid, l'8 vola a Beirut per portare il sostegno dell'Italia al Libano dopo la terribile esplosione che il 4 agosto ha investito il porto della capitale. Intanto il 14 viene battezzato come il giorno di riaperture delle scuole in tutta Italia. Il premier, affiancato dalla responsabile dell'Istruzione Lucia Azzolina, spinge per un giorno comune che celebri il ritorno in aula per milioni di studenti costretti per mesi alla didattica a distanza. Ma anche su questo non mancano le polemiche, soprattutto col fronte delle Regioni, tanto che il 14 settembre ci sarà una ripresa 'monca', con molte realtà territoriali che rinviano il suono delle campanelle di giorni se non di settimane.

In ottobre lo stato di emergenza viene prorogato fino al 31 gennaio, risale la curva dei contagi, il governo e il presidente del Consiglio finiscono sotto accusa per l'esteta 'vivace e spensierata' degli italiani. Arriva l'obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto se in presenza di persone non conviventi. Arrivano nuovi decreti e nuove strette, il virus, mai domato, rialza la testa e torna a far paura, mentre Conte rassicura: per l'Italia non ci sarà un nuovo lockdown.

Il paese, forte dell'esperienza maturata nella prima ondata, non chiude ma viene diviso in aree di criticità: gialla, arancione e rossa con misure via via più restrittive in base ai rischi. Su tutto il territorio nazionale scatta il coprifuoco alle 22, mentre bar e ristoranti sono obbligati a tirare giù le saracinesche alle 18.

La bussola, indicata dal premier al netto del malcontento che anima il fronte delle Regioni, è in 21 parametri monitorati dal ministero della Salute guidato da Roberto Speranza. Intanto le strette vengono accompagnate di volta in volta con decreti ristori per supportare il tessuto economico del Paese messo a dura prova dall'impatto della seconda ondata.

La fine dell'anno è contraddistinta dalla battaglia sul Mes, il braccio di ferro innescato da Matteo Renzi sul Recovery Fund che torna a far tremare il governo, le misure di Natale con un lockdown a 'singhiozzo', perché la terza ondata appare dietro l'angolo e occorre stringere i denti per superare l'ultimo miglio.

Il 27 dicembre, insieme agli altri Paesi europei, il governo darà infatti il via al piano vaccinale anti-Covid, con un strategia messa a punto dal commissario per l'emergenza Domenico Arcuri e centrata sul gioco di squadra con le Regioni. Verranno vaccinati prima i medici e il personale sanitario di ospedali e Rsa, poi i più fragili fino a coprire, pian piano , il resto della popolazione.

La luce in fondo al tunnel, mentre sembra ridotta al lumicino quella che tiene in vita il governo. Conte appare sempre più in difficoltà, minato dal fuoco amico interno al governo. Il 9 dicembre, nel corso del dibattito in Senato sulla riforma del Mes -tema che ha visto volare stracci nel M5S, fino a una lettera firmata da 60 parlamentari che dettavano condizioni al governo per continuare a sostenerlo- Matteo Renzi minaccia di togliere il sostegno all'esecutivo, dicendosi pronto a un passo indietro e a liberare i due ministeri assegnati alle esponenti di Iv.

Al centro del duello il Recovery Plan e la task force di monitoraggio ideata dal premier, che, a detta di Renzi, commissarierebbe la politica ad appannaggio dei tecnici. Volano parole grosse, mentre Conte avvia una nuova verifica di governo, la seconda in meno di un anno e mezzo. L'ex presidente del consiglio e segretario dem si presenta a Palazzo Chigi con un documento in cui Iv detta le sue condizioni, chiedendo un cambio di passo pena l'uscita dall'esecutivo. Ettore Rosato, coordinatore di Iv, dice che il premier "ha sciupato la fiducia" della maggioranza, tirando in ballo anche gli altri alleati di governo.

Intanto Conte mette in 'stand by' la verifica per volare a Bengasi per la liberazione dei 18 marittimi di Mazara del Vallo sequestrati, con i loro due pescherecci, da ben 108 giorni. Una buona notizia che, insieme a quella del rientro dagli Usa di Chico Forti, non è sufficiente, tuttavia' a placare i malumori che agitano il governo. La nave capitanata da Conte, dopo un anno intero di tempesta, sembra davvero sull'orlo di affondare, mentre si rincorrono voci di governi tecnici e nuove maggioranze all'orizzonte.

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