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Il cervello dei bilingue 'gira' in modo diverso

19 maggio 2014 | 17.12
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Il cervello dei bilingue 'gira' in modo diverso

(Adnkronos Salute/Ats) - Il cervello delle persone bilingui non presenta una struttura particolare, ma è capace di sviluppare strategie differenziate a seconda del contesto nel quale è sollecitato. Insomma, è più flessibile: 'gira' in modo diverso. Lo dimostrano tre studi condotti dal Laboratorio delle scienze cognitive dell'Università di Friburgo. I lavori - che hanno portato al medesimo risultato - hanno coinvolto persone perfettamente bilingui delle regioni di Friburgo e di Berna, nonché pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. L'obiettivo era di comprendere l'organizzazione cerebrale del linguaggio, con un focus sul bilinguismo, indica oggi la squadra di ricercatori di Jean-Marie Annoni. La prima ricerca ha studiato l'influenza della lingua sulle strategie di lettura. I ricercatori hanno analizzato i movimenti oculari delle persone perfettamente bilingui francese/tedesco, alle quali hanno proposto un'ora di lettura di singole parole, prima in una lingua poi nell'altra. Alle parole vere i ricercatori hanno aggiunto termini senza significato. Risultato: in tedesco le persone spostano lo sguardo poco prima dell'inizio del termine, mentre in francese hanno la tendenza a farlo a metà della parola. Il ricorso a due strategie oculari diverse si spiegherebbe con il fatto che il tedesco è una lingua 'trasparente': ad ogni lettera corrisponde un suono. Il francese è invece una lingua 'opaca', nella quale una lettera può cambiare suono a seconda della sua combinazione con altre lettere. In francese è dunque necessario guardare l'intera parola prima di sapere come va letta. Una seconda ricerca ha registrato l'attività cerebrale dei lettori. I risultati mostrano una differenza di circa 200 millisecondi nella rapidità con cui la parola è analizzata. Ciò lascia supporre che in tedesco la lettura sia più fonologica, mentre sarebbe più globale in francese, spiega l'ateneo friburghese. Una terza esperienza, di tipo clinico e condotta su malati di Alzheimer, ha permesso di dimostrare che la prima e la seconda lingua 'resistono' al tarlo della memoria in modo identico. Anche se con l'andare del tempo si manifestano differenze, non è possibile affermare in modo definitivo che una lingua sia più fragile dell'altra. Secondo Annoni "esperienze analoghe sono già state condotte in lettura sull'inglese e il cinese, ma è la prima volta che queste differenze sono analizzate per due lingue alfabeticamente e culturalmente così vicine e presenti in modo equivalente in una persona". Questi risultati "non permettono solo di comprendere meglio il modo con cui il cervello si adegua al contesto". Secondo i ricercatori sarebbe anche possibile immaginare di adeguare le cure dei pazienti affetti da afasia. Inoltre i dati potrebbero portare a sviluppare nuove vie per favorire l'apprendimento. E' ad esempio già noto che la percentuale delle persone afflitte da dislessia sia più elevata nelle lingue 'opache', concludono gli autori.

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