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Ciclismo: proposta all'Uci, 'torniamo a strade sterrate, la gente s'annoia'

15 gennaio 2020 | 18.22
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L'inventore dell'Eroica al presidente del ciclismo mondiale: niente assistenza e radio, tappe lunghe e ciclisti in carne

Ciclismo: proposta all'Uci, 'torniamo a strade sterrate, la gente s'annoia'

(di Paolo Bellino) - Strade il più possibile bianche, niente assistenza e riparazioni in autonomia, rifornimenti solo a terra, partenze anche in notturna. Il ciclismo sportivo professionista potrebbe presto virare alle pratiche delle origini, quelle degli Alfredo Binda e Learco Guerra, che poi cambiò parzialmente quasi solo per l'avvento dell'asfalto fino a pochi decenni fa, quando da stoico martire della fatica, anche se nel dopo corsa amante della "bella vita" (inarrivabile Anquetil: un castello e due compagne), il ciclista professionista diventò una specie di androide alla Armstrong.

L'idea non è di un pazzo squinternato ma di colui che, pur passando per tale, ha inventato L'Eroica, la corsa ormai famosa nel mondo nata nel '97 a Gaiole in Chianti, ora replicata in diverse nazioni come Sudafrica, Giappone, Usa, Gran Bretagna, Spagna. Giancarlo Brocci, “il Brocci” per tutti gli amatori della granfondo storica toscana, è andato a proporla direttamente nel centro Uci di Aigle in Svizzera, dove ha la sua sede il governo mondiale dello sport a pedali, in un confronto di oggi con David Lappartient, il presidente dell'Unione ciclistica internazionale.

Broggi, tra l'altro, era accompagnato da una rappresentanza di 16 località sciistiche del Cantone Vallese, in crisi per mancanza di neve e alla ricerca di nuove frontiere: il comprensorio ha pensato di coinvolgere Brocci e replicare in Svizzera l'esperienza toscana, ma stavolta coinvolgendo i professionisti e non più gli amatori. "Lappartient ha detto di essere molto interessato -dice Brocci all'Adnkronos- e ha annunciato l'apertura di un tavolo per valutare nei dettagli la proposta. Di fatto il percorso verso il 'ciclismo eroico professionale' è partito oggi".

A Lappartient Brocci ha proposto dunque la creazione di un circuito alternativo a quello attuale fatto di Giro, Tour e Vuelta: "magari su strade sconosciute, non più le solite salite classiche che conoscono tutti. Del resto anche le grandi classiche stanno cercando nuovi percorsi. Poi distanze più lunghe, oltre i 300 km, con partenze magari in notturna e bici senza rapporti da rampichino, così da mostrare chi davvero chi fa la differenza in salita. Banditi computer e radioline, rifornimenti solo a terra e divieto per i corridori di scendere sotto il 6% di grasso corporeo: che la smettano di avere quell'aspetto malsano, fanno quasi paura".

Avvertenza: l'idea non nasce -solo- da un'idea romantica di ciclismo d'antan: prende le mosse dalla semplice constatazione che il ciclismo sportivo d'alto livello su strada ormai è venuto a noia; conserva sempre uno zoccolo duro di tifosi ma lo sbadiglio, osservando le corse, è ormai sempre in agguato: "uno sport in crisi tecnica e i suoi protagonisti sono lontani dalla gente, non sanno più entusiasmare -sostiene Brocci- . La tecnologia esasperata ha appiattito classe e talento, tolto poesia, imbalsamato le corse e reso tutto più prevedibile e noioso. La gente non riesce ad appassionarsi per atleti spesso magrissimi, quasi denutriti, che fanno vita da fachiri ma corrono sempre meno".

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