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Influenza: coordinatore rete Ecmo, richieste raddoppiate ma no allarmismo

22 gennaio 2015 | 14.58
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Secondo Antonio Pesenti in questa stagione influenzale il numero di pazienti con un'insufficienza respiratoria grave, da rianimazione e quindi da pericolo di morte, è molto più alto rispetto all'anno scorso

 - Ospedale Bambino Gesù
- Ospedale Bambino Gesù

"Di certo quest'anno non ci aspettavamo certo una cosa del genere. Non c'è alcun allarmismo, ma è giusto prestare attenzione a questo fenomeno e fare una corretta informazione". Antonio Pesenti, direttore di Anestesia e Rianimazione all'ospedale San Gerardo di Monza e co-coordinatore della rete italiana dei centri attrezzati con la macchina salva-polmoni Ecmo, spiega all'Adnkronos Salute che in questa stagione influenzale "il numero di pazienti con un'insufficienza respiratoria grave, da rianimazione e quindi da pericolo di morte, è molto più alto rispetto all'anno scorso". Una stima? "Ci sono giornate in cui riceviamo 20 telefonate, mentre l'anno scorso l'attività poteva essere all'incirca la metà". La richiesta di intervento salvavita, dunque, è più o meno raddoppiata.

Se quest'anno l'influenza colpisce duro, non c'è però un paziente grave-tipo. "Alcune sono persone con comorbilità - riporta Pesenti - Altri sono anziani, altri ancora giovani e altri donne in gravidanza. E' un 'mix' al momento difficile da definire e anche da attribuire a un virus in particolare piuttosto che a un altro. Di certo possiamo dire che si tratta di un'influenza A, ma non tutti gli ospedali sono dotati di kit per l'analisi del tipo e del sottotipo virale e perciò è difficile imputare il fenomeno al quale siamo assistendo all'H1N1" pandemico nel 2009, o all'altro virus A della triade influenzale.

La mail partita ieri dal San Gerardo verso i principali centri di rianimazione italiani, per avvertirli di un aumento dei malati colpiti dalle complicanze più gravi dell'influenza, "è stata inviata da un mio collaboratore perché siamo una rete nazionale e abbiamo il dovere di tenere aggiornata la situazione. Se ci telefona un qualunque ospedale d'Italia - sottolinea Pesenti, che insieme ad Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano guida il network di strutture denominato oggi 'Respira' (Rete specializzata nell'insufficienza respiratoria acuta) - doppiamo sapere se ci sono posti liberi e dove".

Secondo quando trasmesso dall'ospedale San Gerardo di Monza alle altre principali strutture italiane, dunque, dall'inizio di dicembre al 16 gennaio sono stati 73 i pazienti gestiti dalla rete nazionale, per 37 dei quali è stata impiegata l'Ecmo. Il 16 gennaio, in particolare, c'erano in corso 16 Ecmo contemporaneamente e da allora la situazione è andata peggiorando, segnala la comunicazione. "E' giusto saperlo, ma è sbagliato fare allarmismo - ribadisce Pesenti - Se abbiamo fatto fronte alla situazione nella pandemia del 2009, ragionevolmente ci riusciremo anche quest'anno. Il problema è che questa volta un simile andamento non era atteso".

Secondo le stime dell'esperto, dalla costituzione della rete nazionale nel 2009 si possono calcolare "circa 400 interventi con l'Ecmo". Quando al numero dei macchinari operativi in Italia, sono sicuramente più di uno per ognuno dei centri compresi nel network. Ma "dare un dato è difficile e sarebbe fuorviante. Il problema non è quante Ecmo sono attive nel Paese - tiene a puntualizzare Pesenti - bensì la disponibilità di letti di terapia intensiva e di centri dotati delle competenze e dell'esperienza necessaria" per mettere in atto il trattamento salvavita.

"Quest'anno stiamo effettivamente registrando un aumento dei casi più gravi di influenza, che richiedono il ricorso all'Ecmo - spiega Gattinoni all'Adnkronos Salute - I numeri di pazienti che richiedono il polmone artificiale sono superiori all'anno passato e dovuti fondamentalmente al virus H1N1. Attualmente abbiamo 3 pazienti in Ecmo al Polilclinico" di Milano. Anche al Policlinico Gemelli di Roma segnalano un aumento del ricorso all'Ecmo. "Abbiamo notato nel periodo un lieve incremento dell'attività - dice Massimo Antonelli, presidente Siaarti (Italian Society of Anesthesiology and Intensive Care Medicine) e direttore del Centro di Rianimazione del Gemelli - ma per il momento la situazione non è molto differente da quanto accaduto in altri anni a causa di complicanze respiratorie gravi". Dall'ospedale pediatrico Bambino Gesù, invece, spiegano che "per quanto ci riguarda i numeri sono troppo esegui per permetterci di delineare un trend".

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