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Palermo: Davide Enia, ci vuole tempo per sradicare all'estero stereotipo su mafia

08 giugno 2017 | 14.50
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Davide Enia
Davide Enia

"Bisogna essere coscienti del fatto che ci vuole ancora tempo per sradicare, specialmente all'estero, stereotipi come la mafia e, senza fare le vittime, bisogna proporre modelli alternativi. Sì, è vero, c'è stata la mafia a Palermo ma la città è anche patrimonio dell'Unesco, qui c'è il Teatro Massimo, la Capitale della cultura e dei giovani". Davide Enia, drammaturgo, scrittore e attore teatrale, boccia senza appello il titolo dell'edizione on line del giornale 'Eurosport Norvegia', dell'intervista al terzino rosanero Haitam Aleesami. Il giornale titola 'Palermo città della mafia', quando nell'intervista al bomber che aveva giocato anche a Palermo, non si fa mai cenno a Cosa nostra. Aleesami definisce Palermo "una bellissima città" e una "grande piazza". Ma il titolo dell'edizione on line è puntato sulla mafia.

"Lo stereotipo è ancorato su un dato di storia e un dato di percezione che non sempre collimano - spiega Davide Enia all'Adnkronos - Il dato di storia è innegabile, Palermo è stata città della mafia, ma il dato di percezione è variabile. Più si è distanti e più si è convinti di avere il giudizio definitivo su quel luogo". "Per una sorta di costruzione dovuta al cinema, basti pensare a Il Padrino - prosegue Enia, che in questi giorni ha pubblicato il libro ' Appunti per un naufragio' - l'immagine è quella. La coppola, la lupara, quindi, arriviamo all'elemento dirimente". Per lo scrittore palermitano "è necessario essere consapevoli di queste eredità che ci portiamo dietro, come le colpe dei padri che si abbattono sui figli, per partorire un modello differente nell'immaginario delle persone. E questo è possibile farlo soltanto con la cultura".

'La parola cattura l'attenzione su un articolo'

Secondo lo scrittore e drammaturgo, autore di libri come 'Così in terra', e 'Italia-Brasile 3-2', "è necessaria una rivoluzione culturale che lavori su due binari: il primo riguarda l'offerta di se al mondo e il secondo è il lavoro su di se". E ricorda le parole di Leonardo Sciascia "che diceva: 'Non temo la mafia fuori di me, ma quella dentro di me, perché sono stato costruito da questo luogo".

Davide Enia si chiede: "Cosa può catturare l'attenzione rispetto a un articolo? La parola mafia, anche se poi non c'entra niente, con il contenuto dell'articolo, come accade nel caso dell'intervista al calciatore".

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