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Il duello Siri

04 maggio 2019 | 07.41
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Resta alta la tensione nel governo gialloverde. Di Maio su Facebook: "Lega vuol staccare spina governo per una poltrona?". Salvini: "Governo arriva fino in fondo". M5S pronto a conta in Cdm per la revoca del sottosegretario leghista indagato per corruzione. Conte su affermazioni attribuite a leader Carroccio circa la mancanza di fiducia: "Non alimentate polemiche sterili"

Murales di Tvboy (Dal profilo Instagram dell'autore)
Murales di Tvboy (Dal profilo Instagram dell'autore)

Resta alta la tensione nel governo gialloverde. La bufera sul caso Siri non accenna a perdere forza, con il M5S che ritiene chiusa la questione sul sottosegretario leghista indagato per corruzione. Il premier Giuseppe Conte è stato chiaro: dimissioni o allontanamento con un decreto ad hoc del presidente del Consiglio.

"Oggi non su uno, ma su quasi ogni giornale c'è scritto che la Lega vuole staccare la spina al governo e ha pianificato di far saltare tutto dopo il voto. E tutto questo per cosa? Per una poltrona? Per non mollare un loro indagato per corruzione (che ha il diritto di difendersi ma lontano dall'esecutivo)? Lupi, e dico l'ex ministro Maurizio Lupi di Ncd, si dimise per molto meno...", scrive il vicepremier Luigi Di Maio che ieri aveva commentato: "Quanto casino per una poltrona". Questo caso, aveva aggiunto, "si poteva risolvere in due minuti, con un passo indietro, in pachina" e ora invece "andremo in Consiglio dei ministri".
"Qui si tratta semplicemente di smettere di fare le vittime e rimettersi a lavorare", ha scritto ancora Di Maio su Facebook. "Preferiamo pensare a questo", ovvero a ''proposte concrete'' come 1 mld per le famiglie e il salario minimo, "piuttosto che stare a parlare tutto il giorno di un indagato per corruzione e della sua poltrona. Dobbiamo aiutare le famiglie, chi ha un bambino, chi lo desidera. Le giovani coppie vanno messe in condizione di poter tornare a fare figli. Questo è prioritario per noi. Basta chiacchiere e andiamo avanti! Dobbiamo continuare per cambiare!''. Perché, come già chiarito, per il Movimento cinque stelle, che "ha la maggioranza assoluta", non c'è più alcun dubbio: "Voteremo per la sua decadenza" nel prossimo Cdm, atteso per mercoledì prossimo.
''Leggo di liti, dimissioni... Questo governo arriva fino in fondo perché abbiamo un sacco di cose da fare. Giornali scrivete quello che volete, scrivete tutti i restroscena che volete...", assicura dal canto suo Matteo Salvini durante il comizio a San Giuliano Terme.
Fatto sta che la conta è stata minacciata, anche se tutti sperano non ci si arrivi. Ma Conte minimizza: "Nessuna conta, non credo proprio". Da San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, il premier ha aggiunto: "Comunque il caso Siri non è all'ordine del giorno. Il caso Siri è stato all'ordine del giorno di venerdì. Ci ritornerà ora al prossimo consiglio dei ministri. All'ordine del giorno c'è altro. Ieri ho avuto una giornata di lavoro a palazzo Chigi, poi sono stato agli Stati generali a Firenze". "Non alimentate polemiche sterili - ha aggiunto rispondendo a una domanda sulle affermazioni attribuite a Salvini circa la mancanza di fiducia nello stesso Conte - non raccogliete false polemiche e false dichiarazioni. Mi sembra che stiamo tutti concentrati a lavorare e a portare avanti questa esperienza di governo".

Il clima però non sembra comunque essere dei migliori, con nubi plumbee sul cielo di Palazzo Chigi. Le dimissioni del sottosegretario al Mit Armando Siri non sono arrivate e Matteo Salvini non ha fatto nulla per dissimulare la rabbia: "Mi occupo di tasse, sicurezza, droga, immigrazione e lavoro. Non ho tempo per beghe e polemiche. Quindi chiedetelo a Conte", aveva risposto ieri ai cronisti che gli chiedevano un commento sulla vicenda. Da parte della Lega, insomma, non arriva quel passo indietro che i grillini attendevano. E pare che il M5S sia pronto a tutto. "Se le dimissioni di Siri non dovessero arrivare - dice una fonte di governo M5S all'Adnkronos - mercoledì andremo in Cdm compatti: siamo 10 ministri 5 Stelle, voteremo per la revoca del sottosegretario. Ne va della nostra identità, non arretriamo di un passo".

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