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Il Fmi rialza le stime di crescita dell'Italia, +0,5% quest'anno, +1,1% nel 2016

14 aprile 2015 | 15.14
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La revisione al rialzo della crescita nel biennio è comune a tutte le principali economie dell'Eurozona, che avranno tassi più elevati rispetto all'Italia: per la Germania la crescita è a +1,6 e +1,7%, mentre la Francia registrerà un +1,2 e +1,5%. Debito italiano quest'anno dovrebbe toccare il picco al 133,8% del Pil, tornerà vicino a quoat 120% solo nel 2020

Christine Lagarde, direttore generale Fmi
Christine Lagarde, direttore generale Fmi

Roma - Il Fondo Monetario Internazionale rialza le stime di crescita per l'economia italiana sia per l'anno in corso che per il 2016. Nel World Economic Outlook la crescita del nostro paese è prevista al +0,5% per il 2015 (con un aumento di 0,1 punti sulla stima di gennaio scorso) mentre per il prossimo anno il Pil è visto in aumento dell'1,1% (+0,3 punti). Il leggero miglioramento della crescita italiana si traduce in una revisione moderatamente positiva di alcuni parametri della nostra economia. In particolare, il rapporto debito/Pil dovrebbe attestarsi quest'anno al 133,8% e nel 2016 al 132,9%, valori inferiori a quelli della stima formulata dal Fondo nello scorso ottobre. Per tornare vicino quota 120% (per l'esattezza al 122,4%) bisognerà invece - secondo i dati del WEO - attendere il 2020. L'andamento è il risultato di un deficit che nel 2015 dovrebbe scendere al 2,6% del Pil e poi calare ancora l'anno prossimo all'1,7% (con l'esclusione della Germania, che ha i conti pubblici in attivo, e del Canada è il risultato migliore fra le economie del G7).

Sempre alta invece la disoccupazione che dovrebbe registrare miglioramenti marginali rispetto al picco del 12,8% registrato nel 2014: quest'anno il calo dovrebbe essere al 12,6% con una ulteriore riduzione nel 2016 al 12,3%. Migliora anche la produttività che quest'anno dovrebbe crescere dello 0,4% e dello 0,8% nel 2016. Fra le principali economie dell'Eurozona comunque l'Italia dovrebbe registrare quest'anno i maggiori incrementi del costo del lavoro unitario, in aumento dell'1,0% e dell'1,1% nel 2016, laddove in Spagna questo valore dovrebbe essere in calo nel 2015 per il settimo anno consecutivo (-0,4%).

La revisione al rialzo della crescita nel biennio è tuttavia comune a tutte l e principali economie dell'Eurozona, che avranno tassi più elevati rispetto all'Italia: ad esempio per la Germania la crescita è vista nel biennio rispettivamente a +1,6 e +1,7% (+0,3 e +0,2 punti), mentre la Francia registrerà un Pil +1,2 e +1,5% (+0,3 e +0,2 punti). L'accelerazione maggiore del Pil si registrerà infine in Spagna, che crescerà del 2,5 e del 2% (+0,5 e +0,2 punti)

Nel complesso l'Eurozona, secondo l'analisi del Fondo, vedrà una crescita 2015 al +1,5% in aumento l'anno prossimo al +1,6% (+0,3 e +0,2 punti). A spingere l'andamento dell'area della moneta unica, il calo dei prezzi petroliferi, i bassi tassi di interesse e l'indebolimento dell'euro.

Confermando per il 2015 e il 2016 le previsioni di crescita globale rispettivamente al +3,5% e +3,8%, il Fondo segnala gli andamenti differenti fra le diverse economie. Nelle economie avanzate, in generale, la crescita 2015 dovrebbe rafforzarsi nel 2015 mentre nelle economie emergenti e in quelle in via di sviluppo dovrebbe essere più debole rispetto allo scorso anno.

A guidare l'andamento della crescita globale - ha spiegato il consigliere conomico del Fondo Monetario Internazionale Olivier Blanchard presentando il WEO - "sono due fattori importanti, entrambi con importanti implicazioni: il calo del prezzo del petrolio e i movimenti dei tassi di cambio".

"E' presto per dirlo - aggiunge - ma le indicazioni mostrano per via del calo dei prezzi del petrolio un aumento del reddito a disposizione nelle principali economie, con un incremento della spesa che va dall'Eurozona alla Cina. E' una buona notizia per gli importatori, non troppo per gli esportatori, ovviamente".

Quanto ai tassi di cambio, Blanchard evidenzia "movimenti non eccessivamente ampi", anche se emerge soprattutto il calo dell'euro e dello yen "che sono buone notizie" per queste aree, anche se "il processo che crea benefici è lento". Blanchard ha evidenziato come per contro questo danneggi l'andamento del dollaro e del renmimbi ma "Usa e Cina - ha aggiunto - sono più forti e possono sostenere meglio" il peso di questo aggiustamento.

Blanchard - che ha ammesso che "se nell'ottobre scorso vedevamo rischi di recessione nell'Eurozona e in Giappone oggi le probabilità di una recessione sono scese a zero" - ha anche sottolineato il "grande successo" del Quantitative Easing della Banca centrale europea. Nel Weo si sottolinea tuttavia come "la decisione della BCE di espandere il suo programma di acquisto di asset" attraverso interventi sul mercato dei titoli sovrani "dovrebbe essere sostenuta da misure di rafforzamento dei bilanci delle banche, per migliorare le condizioni di trasmissione della politica e del mercato del credito monetario". In particolare il Fondo ribadisce la necessità di una "più rigida regolamentazione per i prestiti non performanti e di misure per le procedure di insolvenza".

L'importanza della gestione delle sofferenze è stata anche richiamata da Blanchard direttamente per le banche italiane che risentono "del peso dei crediti deteriorati, che rende peggiore rispetto ad altri paesi la trasmissione" del miglioramento delle condizioni di credito, creata dalle decisioni della Bce.

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