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**Ciclismo: Marco Scarponi a Spadafora, ‘si impegni a rendere strade sicure per atleti’**

06 aprile 2020 | 13.14
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**Ciclismo: Marco Scarponi a Spadafora, ‘si impegni a rendere strade sicure per atleti’**

“Il ciclismo non rinascerà con un evento fine a se stesso, con un altro Giro d’Italia, né basteranno i ciclodromi a incentivare il movimento. Non dobbiamo recintare la sicurezza, dobbiamo liberarla e portarla su tutte le strade, e il tempo del coronavirus può aiutare in questo cambiamento”. Lo afferma Marco Scarponi, il fratello di Michele, ucciso dal guidatore di un furgone proprio in allenamento, oggi alla guida della Fondazione che porta il nome del campione di Filottrano, impegnata per riportare sicurezza sulle strade italiane.

In una conversazione con l’Adnkronos Marco Scarponi si rivolge in particolare al ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e lo stimola a cogliere l’occasione della ‘gelata’ scesa sul mondo per riflettere e agire in questo senso: “non perda tempo a dare ai giovani gli spazi da riempire con le loro idee riguardo l’ambiente e la mobilità, trovando un grande alleato, all’interno della squadra di governo, nel ministro all’ambiente Sergio Costa”.

“Immagino, anzi sogno -dice Scarponi- che il ministro si alzi dalla poltrona dove magari sta seguendo una gara d’epoca, nostalgica ma inutile, e dichiari pubblicamente ‘dobbiamo ripartire dalla sicurezza stradale, che è mobilità sostenibile. La bicicletta è un mezzo di trasporto. Dobbiamo far comprendere questo ai cittadini. Mettere in sicurezza il cittadino che si muove in bici in città per andare a lavoro o semplicemente per sportarsi significa garantire sicurezza alla nostra attività. Fissatevi queste parole nella testa: la Sicurezza Stradale è Mobilità Sostenibile’”.

“Poi -prosegue Scarponi sempre immaginando- raduna intorno a un tavolo i costruttori di biciclette, la Federazione e gli altri enti, le associazioni di cicloamatori e soprattutto quelle di ciclismo giovanile e quando tutti fanno silenzio, prende la parola così: ‘Abbiamo sbagliato tutto. Scordatevi il Giro d’Italia del 1946 e tutte le leggende del dopoguerra. Mettere in sicurezza il cittadino che si muove in bici in città per andare a lavoro o semplicemente per sportarsi significa garantire sicurezza alla nostra attività’. Ma non credo che questo accadrà -conclude Scarponi-, gli sponsor e gli interessi economici sono troppo forti”.

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