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Il futuro delle tecnologie ‘green’ italiane è l’estero

30 maggio 2014 | 15.16
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Interesse in particolar modo da Giappone e Arabia Saudita, i primi - secondo Gianluigi Angelantoni, presidente Anest, (associazione italiana per il solare termodinamico) - “molto interessati a sviluppare le tecnologie solari soprattutto dopo l’incidente di Fukushima, mentre il gruppo saudita è interessato soprattutto a sviluppare tecnologie nel proprio territorio, cioè in quell’Arabia Saudita ricchissima di petrolio che sta pensando di fare grossi investimenti, oltre che nel nucleare, anche nel settore delle energie rinnovabili”

Il futuro delle tecnologie ‘green’ italiane è l’estero

Fare green economy in Italia? “Significa innanzi tutto fare fronte a molte difficoltà. Ma la passione, e naturalmente l’interesse economico, spingono verso questa direzione facendo ricerca, investimenti e cercando di creare nuovi posti di lavoro. Il tutto, si spera, coordinato dalle istituzioni in modo che la competitività italiana, una volta testata nel mercato domestico, possa poi esplicitarsi al meglio nei grandi progetti internazionali perché il futuro di queste tecnologie è sicuramente in Italia ma è soprattutto all’estero”. Così all’Adnkronos Gianluigi Angelantoni, presidente Anest, l’associazione italiana per il solare termodinamico. Una previsione dettata anche dalla sua esperienza di imprenditore, visto che Angelantoni è anche presidente della Archimede Solar Energy che vede al proprio interno, come azionisti, due grandi gruppi, uno giapponese e uno saudita. “I giapponesi - spiega - sono molto interessati a sviluppare le tecnologie solari soprattutto dopo l’incidente di Fukushima, mentre il gruppo saudita è interessato soprattutto a sviluppare tecnologie nel proprio territorio, cioè in quell’Arabia Saudita ricchissima di petrolio che sta pensando di fare grossi investimenti, oltre che nel nucleare, anche nel settore delle energie rinnovabili”. L’atteggiamento saudita può sembrare paradossale ma il concetto, come lo spiega Angelantoni, è che se si riduce il consumo interno di petrolio utilizzando le fonti rinnovabili, soprattutto sole e vento, si hanno più disponibilità di petrolio da esportare “per cui il petrolio che all’interno viene venduto a due dollari il barile all’estero può essere venduto a 100 dollari al barile con grande beneficio dell’economia oltre che della sostenibilità ambientale”.

E in Italia? “L’Italia invece sta soffrendo un momento particolare - continua il presidente Anest - Un attacco alle rinnovabili e il discorso dello shale gas, per cui non ci sarà solamente il gas importato da Russia e Algeria ma anche potenzialmente importabile dagli Stati Uniti, fanno sì che ci sia una caduta di interesse per le rinnovabili”. In questo contesto è necessario “rifocalizzare il nostro futuro sulla sostenibilità ambientale, sulle nostre fonti di energia e sull’efficienza energetica perché la miglior centrale al mondo è quella non costruita. Su questo - conclude Angelantoni - l’Italia ha molto da dire perché gli imprenditori e i ricercatori italiani sono altamente creativi e fantasiosi. Serve però fare massa critica e indirizzare le imprese italiane che vorranno continuare a investire in questa direzione”.

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