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Il guru dei tatuaggi a rischio sfratto: "Aiutateci a trovare un nuovo spazio"

30 novembre 2022 | 18.30
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Gianmaurizio Fercioni è il titolare dello storico Queequeg tattoo studio di Brera, a Milano, e del Museo, riconosciuto come il padre del tatuaggio in Italia e il primo ad aprire nel 1974. Ora lancia un appello al sindaco e alla Regione: "E' importante conservare la tradizione culturale"

Gianmaurizio Fercioni di spalle nel suo studio-museo nel quartiere Brera di Milano
Gianmaurizio Fercioni di spalle nel suo studio-museo nel quartiere Brera di Milano

Non chiamatelo solo tatuatore. Gianmaurizio Fercioni è molto di più. Il primo tattoo fatto a 15 anni, considerato un vero guru a livello nazionale, Gianmaurizio è stato il primo ad aprire uno studio di tatuaggi a Milano, nel 1974, ed è anche uno scenografo e costumista riconosciuto a livello internazionale, tra i fondatori del Teatro Franco Parenti, assieme ad Andrée Ruth Shammah, Franco Parenti e Giovanni Testori, cinquant’anni fa. Oggi che ha 76 anni, una moglie, Luisa, e una figlia, Olivia, sempre al suo fianco, Gianmaurizio rischio lo sfratto perché a causa di lavori di ristrutturazione del palazzo in cui si trova il suo Queequeg Tattoo Studio e il Museo del tatuaggio da lui fondato in via Mercato, a Brera, il proprietario ha deciso dopo 23 anni di non rinnovare il contratto di affitto in scadenza a marzo 2023.

”Stanno ristrutturando e mandano via tutti gli inquilini - dice amareggiato all’AdnKronos Fercioni - mi ritrovo per cui a cercare un nuovo posto. Spero di riuscirci perché quando sentono la parola tatuaggio…diventa un’impresa un po’ ardua”. Lo sfratto, spiega Gianmaurizio “è momentaneo, in teoria, ma bisogna vedere quanto dureranno i lavori”. Per questo ha lanciato una petizione su Change.org che ha già raccolto oltre 2.300 firme e ha chiesto aiuto all’assessorato alla Cultura e al sindaco di Milano per evitare che il suo studio-Museo, una vera wunderkammer per gli appassionati dell'inchiostro, chiuda per sempre. “Pur avendo il patrocinio del Comune di Milano dal 2001, abbiamo lanciato l’appello un anno fa ma non siamo mai stati degnati d’interesse” afferma la moglie di Gianmaurizio, Luisa Gnecchi Ruscone, storica del tatuaggio e autrice di otto libri su storia, tradizioni e culture del tattoo.

Qualcosa, però, inizia a muoversi. “Un consigliere regionale oggi è venuto a farci visita e ci hanno dato un appuntamento - spiega Luisa - andremo a parlare con l’assessorato. Il problema è che non sanno cosa sia il Museo del tatuaggio. Vorremmo che il Comune o la Regione Lombardia ci aiutassero a trovare una nuova sede dove continuare a svolgere questa attività. Un nuovo spazio, che abbia la stessa ‘anima’. Attualmente tra studio e museo sono 50mq, ci interessa uno spazio simile dove si possa tatuare, uno spazio ‘vivo’, dove invitare tatuatori di varie tradizioni culturali, dalla Polinesia, India, America e Giappone”.

Nel loro studio-museo “che tutti definiscono un antro” dice sorridendo Luisa, accanto all’esposizione di disegni, strumenti, foto, libri e video provenienti da varie parti del mondo e appartenenti a diversi periodi storici, ci siano postazioni dove vengono realizzati i tatuaggi. Tanti, quelli che Gianmaurizio vanta nel suo curriculum: “Trent'anni fa una rivista ci ha chiesto quanti fossero e ne abbiamo contati 6mila…” racconta. Tantissime anche le celebrities che negli anni hanno varcato l’ingresso dello studio, da Eros Ramazzotti, a Gabriele Salvatores passando per Amedeo d’Aosta, lo stilista Stefano Gabbana, Nina Moric e tanti calciatori.

“Io ho 70 anni e non sono tatuata - rimarca Luisa -. Mio marito invece è ricoperto di tattoo ed è stato il primo ad aprire uno studio moderno di tatuaggi. Speriamo che qualcosa si stia muovendo perché è un vero peccato…Gli antropologi sostengono che il tatuaggio sia il primo oggetto cosciente con cui l'uomo si differenzia dal mondo animale. E’ importante conservare una tradizione culturale antichissima e di interesse così attuale”.

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