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Il j'accuse del gip Castiglia: "Ermini imbarazza il Csm"

24 febbraio 2021 | 15.08
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Il gip Castiglia
Il gip Castiglia

"La gravità della situazione è tale che non si può più cedere a questa sorta di ricatto morale e rende non più differibili gli interventi necessari per porvi rimedio". A parlare, in una intervista all'Adnkronos, è il giudice per le indagini preliminari di Palermo Giuliano Castiglia, uno dei 67 firmatari della lettera-appello inviata al Presidente della Repubblica in cui i magistrati chiedono a Sergio Mattarella che sia "intrapreso il cammino per l'eliminazione dei fattori distorsivi dell’imparzialità e buon andamento della funzione di autogoverno, ripristinando la legalità delle sue dinamiche". "Sa qual è il vero problema? - dice ancora Castiglia - Il clientelismo che si è creato negli ultimi anni nella magistratura. Che ha portato alla perdita di credibilità della categoria, ecco perché ci siamo rivolti direttamente al Capo dello Stato che è anche il Presidente del Csm, il nostro organo di autogoverno. Serve un cambio di passo. Subito".

Poi, il giudice palermitano non risparmia critiche neppure al vicepresidente del Csm Davide Ermini che, a suo avviso, "mette in grave imbarazzo l'istituzione consiliare" insieme "ad altri consiglieri". Tiene subito a precisare, il gip Castiglia, che è una lettera che "viene dai magistrati" e che "non è targata". "Qualcuno - spiega il magistrato - ha voluto sottolineare la presenza tra i firmatari di candidati ed eletti della lista 'Articolo 101' al Comitato direttivo centrale dell'Anm. Ma questa lettera non ha una 'targa'. E' una iniziativa di magistrati che non sono di Articolo 101 e nella quale molti dei 101 si sono inevitabilmente ritrovati perché i temi e alcuni suggerimenti della lettera sono quelli che hanno ispirato gran parte delle iniziative di Articolo 101". Sul perché abbia firmato, con altri 66 magistrati, la lettera appello a Mattarella, Castiglia replica: "Ribalterei la domanda, perché non avrei dovuto? Quale alternativa c'è oggi a una iniziativa del genere? La deriva della divisione dei magistrati in partiti, ossia l'occupazione da parte di questi partiti delle istituzioni dell'autogoverno, se mai lo è stata, ha cessato da tantissimo tempo di essere un modo di fare cultura della giurisdizione ed è divenuta un costante pericolo per l'imparzialità di tali istituzioni e in particolare per il Csm. E’ questa consapevolezza che spinge tanti magistrati a ritrovarsi insieme in iniziative come questa lettera aperta al Presidente della Repubblica".

'Il sorteggio è un'ottima soluzione, venga adottata'

Castiglia è tra i magistrati che da molti anni spinge per una riforma che preveda il sorteggio per la nomina dei componenti del Csm: "Non sono tra quelli che ritengono il sorteggio un “male necessario”; ritengo che sia proprio un’ottima soluzione e, con altri, la proponiamo da tanti anni perché sia adottata, a Costituzione vigente, come strumento di selezione dei candidati al Csm. Nel 2014 l’abbiamo sperimentata praticamente, selezionando attraverso il sorteggio alcuni candidati che poi non sono stati eletti perché non hanno avuto i voti necessari; ma era un contesto diverso, in cui chi proponeva il sorteggio veniva guardato come un marziano. L'obiezione che si fa al sorteggio è che non sarebbe democratico, invece è il più democratico tra i metodi di selezione della classe dirigente". "Da Aristotele in poi, fino a Montesquieu, il sorteggio è stato indicato come il metodo democratico per eccellenza perché mette tutti nelle stesse condizioni, senza differenze di alcun genere. In un ambiente selezionato come quello dei magistrati, cioè di persone scelte per le loro elevate capacità intellettive e culturali, a maggior ragione è un metodo validissimo in sé e che presenta il vantaggio di contrastare efficacemente le storture tipiche del sistema del voto puro e semplice".

"Storture fondamentalmente consistenti nel clientelismo, che ha finito col consegnarci istituzioni dell’autogoverno dei magistrati che rappresentano i partiti e non sono, come sarebbe previsto dalla Costituzione, rappresentative dei magistrati puri e semplici e delle loro diverse categorie". "Quanto al rapporto tra magistratura e politica - prosegue il gip Giuliano Castiglia - spesso viene rappresentato come un rapporto di forze in lotta tra loro per prevalere l’una sull'altra. Questa rappresentazione è profondamente sbagliata. Non è così. Non ci sono tentativi di prevaricazione dell’una sull’altra. C’è invece commistione tra l’una e l’altra ed è in questo ambito che si creano relazioni distorsive del sistema costituzionale e della separazione dei poteri che sta alla sua base. Il rapporto dovrebbe essere sì di confronto ma tra diversi. Le porte girevoli tra magistratura e politica, i passaggi dall'una all'altra attraverso percorsi a volte insondabili e proprio per questo più preoccupanti, sono l'effetto naturale e anche la plastica rappresentazione di questa commistione e non vanno bene".

Nella lettera a Mattarella i 67 magistrati considerano anche l'opportunità dell'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda Palamara. "Il punto non sta in cosa specificamente potrebbe scoprire - dice - ma nel fatto che finora, pur a fronte della vastità del problema del clientelismo in magistratura, con le alterazioni che ciò determina nelle ragioni che presiedono alle decisioni delle istituzioni dell'autogoverno e col rischio che tutto questo possa anche incidere concretamente sulla giurisdizione, non risulta che vi sia stata la volontà di capire dove stia e come si possa effettivamente risolvere il problema. E siccome dall’interno della magistratura questa volontà non sembra esserci, la sola che potrebbe farlo ed è abilitata a farlo è la politica. Per dettare buone regole è necessaria la comprensione dei problemi. E la commissione di inchiesta potrebbe essere utile per capire come stanno le cose, comprendere i problemi, individuarne le cause e così eventualmente permettere al Parlamento di trovare e approntare le soluzioni adeguate alla loro soluzione. Noi delle indicazioni e dei suggerimenti sugli interventi da compiere li abbiamo dati, li diamo e continueremo a offrirli; il nostro scopo è chiarissimo ed è quello di sottrarre l'amministrazione della giurisdizione ai partiti per restituirla a un’Istituzione imparziale e apolitica così come vuole la Costituzione. Sorteggio dei candidati al Csm e rotazione dei sirettivi e semidirettivi servono a liberare il Csm dall'occupazione partititica e dal principale oggetto della lottizzazione correntocratica".

'La situazione si è ulteriormente aggravata, il Capo dello Stato deve intervenire'

Ma perché rivolgersi direttamente al Capo dello Stato? "Negli interventi che ha già fatto, il Presidente della Repubblica ha prospettato alcune astratte possibilità di intervento, che ha poi escluso sulla base di valutazioni e situazioni contingenti. Secondo noi, a distanza di diverso tempo, la situazione si è ulteriormente aggravata ed è matura per una rivalutazione dell’eventualità di intervenire". Perché "lo stesso Presidente ha prospettato la possibilità di un messaggio alle Camere, e la possibilità di uno scioglimento complessivo dell'attuale consiliatura del Csm. Ha anche fatto delle valutazioni con le quali ha giustificato o ha spiegato perché non lo faceva. A distanza di tempo da quando ciò è accaduto, una rivalutazione potrebbe essere opportuna. Naturalmente ci rimettiamo rispettosamente alle valutazioni del Capo dello Stato. Un anno fa circa, disse che di fronte a prospettive di imminenti interventi normativi era inopportuno, intempestivo un messaggio alle Camere. E' passato un anno e interventi normativi non se ne sono visti; forse, quindi, quella presa di posizione può essere rivalutata. E' innegabile che ci sono diversi consiglieri che si trovano, a giudizio mio e di tanti altri colleghi, in una situazione che mette in grave imbarazzo l'istituzione consiliare".

"Per non essere vaghi e astratti, si può fare l’esempio del vicepresidente del Csm (Davide Ermini ndr). E' noto che i media lo hanno interpellato sul perché non abbia ritenuto di valutare la possibilità di fare un passo indietro. Poi ci sono anche altre posizioni che pongono l’Istituzione in una condizione di imbarazzo. Perché oggi è diventato serissimo il problema della credibilità dell'autogoverno. E non si tratta di accertare o affermare se qualcuno è o meno responsabile di qualche malefatta. Perché in uno stato democratico l'istituzione deve avere la massima possibile fiducia da parte degli amministrati e dei cittadini in genere e non sono tollerabili certe cadute della credibilità, che oggi sono innegabili". Nella lettera i magistrati sostengono che lo scandalo "continua". "Sì - dice Castiglia - anche volumi come ‘Il Sistema’ di Luca Palamara o 'Magistropoli' di Antonio Massari, sia pure molto diversi tra loro, hanno messo in evidenza gravi fatti e circostanze che non erano in precedenza venuti alla ribalta. A fronte di tutto questo, però, non si sono registrate prese di posizione che chiariscano come stanno le cose. La credibilità delle istituzioni continua a scendere e noi vorremo che non fosse così. Vorremmo che iniziasse la fase della risalita e pensiamo che sia necessario andare alla radice del problema".

Sui continui inviti di Luca Palamara in televisione, Giuliano Castiglia dice: "è certamente possibile che anche nella rappresentazione mediatica della vicenda di Palamara possano esserci, da varie parti, tentativi di strumentalizzazione. Per noi, però, il problema non è e non può essere questo. Che la magistratura fosse investita da problemi legati agli aspetti che in parte Palamara rappresenta era notorio ben prima dell’ultimo scandalo. Tutti gli addetti ai lavori sapevano delle modalità di funzionamento del Csm. Basti pensare alle numerosissime denunce, anche ad altissimo livello istituzionale come quelle dell’ex Presidente Napolitano, delle degenerazioni del correntismo. Pensare che il problema siano il libro di Palamara e il rischio della sua strumentalizzazione significa mettere la testa sotto la sabbia e, in definitiva, volere che la situazione resti quella che è".

'Cartabia? Siamo fortemente speranzosi nella nuova ministra della Giustizia'

Cosa si aspettano adesso i 67 magistrati dalla lettera inviata a Mattarella? "Crediamo di avere condiviso la denuncia dei problemi che è stata fatta dallo stesso Presidente della Repubblica - dice Castiglia - e questa presa di posizione dà conto del fatto che tra i magistrati è diffusa la consapevolezza che i problemi esistono e c’è l’auspicio che essi siano risolti. Quello che sarà genuinamente fatto per risolvere i problemi non potrà essere inteso come qualcosa contro i magistrati. Ovviamente quello che auspichiamo e che vorremmo sono riforme che risolvano i problemi. In molti agitano il rischio che le denunce delle storture siano strumentalizzate per l'adozione di riforme mirate non alla soluzione dei problemi del correntismo ma volte a sottoporre la giurisdizione e, in particolare, l'azione penale al controllo politico. Tuttavia, premesso che le basi di controllo politico della giurisdizione stanno proprio nella costante rivendicazione della natura politica del Csm da taluni da sempre erroneamente sbandierata, la gravità della situazione è tale che non si può più cedere a questa sorta di ricatto morale e rende non più differibili gli interventi necessari per provi rimedio. Per parte nostra, quello che possiamo fare è essere attenti, partecipi e, con le modalità consentite a tutti, vigili sulle riforme che verranno proposte, consapevoli dei rischi ma fiduciosi nella buona volontà della classe politica e nella sua determinazione ad agire nell’interesse dei cittadini".

Infine, sulla neo ministra della Giustizia, Marta Cartabia, il gip Castiglia dice: "In questo momento non abbiamo dati per esprimere valutazioni, positive o negative, siamo neutri e fortemente speranzosi che vengano fatte buone cose dal Governo e dal Ministro Cartabia, in particolare cose che possano portare alla fine del correntismo". E' ottimista? "Sono ottimista perché la consapevolezza dei problemi e le buone idee per risolverli si sono diffusi e si vanno sempre più diffondendo, intanto tra i magistrati, e in buona misura anche nell'opinione pubblica, il che ci induce a essere più ottimisti di quanto non lo siamo stati in passato".

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