Esplicito fin dal titolo "Fascismo. Un avvertimento" è il nuovo saggio di Madelaine Albright, politica americana e prima donna a ricoprire l'incarico di segretario di Stato negli Usa. Il volume, appena edito da Chiarelettere (tradotto da Valentina Abaterusso), invita a riflettere sui pericoli di un ritorno dei regimi totalitari nel mondo contemporaneo.
Originaria della Cecoslovacchia -Albright è il suo nome da sposata- l'autrice è nata nel 1937 e ha ricoperto il ruolo di sessantaquattresimo segretario di Stato durante il secondo mandato del presidente Clinton, dal 1997 al 2001. Preoccupata per l'influenza che può esercitare sul presente la storia del passato, nel suo saggio mette in evidenza come oggi, in numerosi Stati, fattori economici, tecnologici e culturali stiano rafforzando sempre più gli estremismi, portando a una forte avanzata politica delle destre. Il fascista, osserva Madeleine Albright, "è qualcuno che pretende di parlare per un’intera nazione o un intero gruppo, si disinteressa dei diritti altrui e usa la violenza o qualsiasi altro mezzo per raggiungere i propri scopi".
Dopo quanto accaduto nel secolo scorso, si tende a pensare che il mondo sia pronto a respingere e sappia riconoscere personalità politiche che, col tempo, finiscono per imboccare la strada del fascismo. Albright intende dimostrare che, invece, non è così. Attinge alle sue esperienze di bambina vissuta nell’Europa sconvolta dalla Seconda Guerra Mondiale per rendere evidente che il fascismo non è affatto sparito dopo la fine del conflitto, ma è rimasto nascosto, latente, pronto a riemergere. E la minaccia della sua ricomparsa, secondo Albright, che nella sua carriera ha lavorato alla Casa Bianca, al Campidoglio e come ambasciatrice alle Nazioni Unite, è concreta.