In piedi sull’argine Danilo Barbieri, 73 anni, agricoltore alla frazione Mezzana Casati di San Rocco al Porto (Lodi), da ieri guarda il Po che oggi ha invaso la golena: “Fra Lodi e Piacenza saranno andati sotto almeno 600 ettari di campi”. La sua cascina è proprio lì, fra l’argine maestro e quello secondario, in quella che viene chiamata isola San Sisto perché racchiusa fra la riva del Po e la strada.
Ssecondo le analisi della Coldiretti Lombardia, in tre giorni il Po è salito di oltre 3 metri al Ponte della Becca a Pavia: “Adesso – dice Barbieri - aspettiamo l’acqua deve venire giù dal lago Maggiore” dove il livello ha già sfondato i 300 centimetri a Sesto Calende.
Intanto Coldiretti Lombardia ha mobilitato i propri tecnici per monitorare la situazione del fiume e delle cascine lungo il Po fra le province di Lodi e Piacenza, quella del Lago Maggiore e del Lago di Como (che a Malgrate sta sfiorando i 119 centimetri di altezza) e dei principali fiumi dall’Adda al Ticino, quest’ultimo in 72 ore a Oleggio è salito da 193 a 271 centimetri.
Fra San Rocco al Porto e Mezzana Casati, spiega la Coldiretti Lombardia, sono almeno 5 le cascine presenti a ridosso del Po, fra i due argini, mentre più a monte c’è la località Isolone con gli argini “mobili” da aprire nel caso la pressione dell’acqua diventasse insostenibile e fosse necessario dare sfogo al fiume per proteggere i centri abitati e le infrastrutture. Anche perché fra le province di Lodi e di Piacenza – analizza la Coldiretti – si trovano i principali collegamenti, stradali, autostradali e ferroviari, fra Lombardia e Piacenza.
“Il vero problema – conclude Barbieri – è l’isolotto Maggi al centro del fiume che da quando sono state vietate le escavazioni e non viene più ripulito da detriti e ghiaia si è alzato e sta diventando una specie di diga. In caso di piena eccezionale rischiamo che l’acqua prenda così tanta forza che una volta libera arrivi a spazzare via tutto”.