In occasione dei 70 anni del 'Principe' dei cantautori, il collega parla con l'Adnkronos della svolta portata dall'artista romano nel linguaggio delle canzoni
Francesco De Gregori: non soltanto un cantante e neanche solo un esponente della grande canzone d'autore, ma soprattutto un raffinato letterato e linguista 'in musica': è la sottolineatura che del 'principe', in occasione del suo 70° compleanno domenica, dà Roberto Vecchioni, cantautore e professore prima di Latino e Greco al liceo classico e poi di Scienza della Comunicazione all'università, dove ha tenuto un corso sulle 'forme di poesia in musica', sentito dall'AdnKronos.
"De Gregori è l'antesignano del linguaggio transmediale nelle canzoni: lo ha inventato dal niente, senza attingere tecnicamente né dalla poesia né dal canto popolare; ha ideato - spiega Vecchioni - una lingua precisa per nobilitare la canzone, è il primo ad aver nobilitato letterariamente la canzone, usando tutti quegli accorgimenti della letteratura, le figure di pensiero come la metafora e la metonimia, in maniera popolare e rendendole popolari in quanto dirette, spicce, veloci".
Una sorta di 'dad' dell'epoca... "Esatto, potremmo dire proprio così: ha fatto didattica a distanza, senza il computer e internet, attraverso i testi dei suoi brani. La cifra letteraria di De Gregori è altissima, sicuramente una delle più elevate nella canzone d'autore italiana, sullo stesso piano di Fabrizio De Andrè". Cifra elevata che gli procurò anche l'accusa di 'ermetismo' nei suoi brani. "Ermetico? Sì, se vogliamo; ma questo 'ermetismo' ci stimola e ci sollecita a capire oltre le nostre deboli capacità, spingendoci a usare tutti un po' di più la mente e il cuore".
In 'Vaudeville', viene citato l'episodio della contestazione estremistica a De Gregori durante un concerto a Milano, nel 1976. "Sì, Francesco viene proprio citato in quel mio brano: ricordo che ebbe proprio paura in quell'occasione, si ritirò nei camerini... Lui - osserva Vecchioni - è uno che medita molto sulle cose, ci pensa tantissimo, le 'rumina'; e magari si sarà dato anche delle colpe, allora: era un periodo particolare, davvero tostissimo, in cui era facile essere colpevolizzati. Successe a lui e a me, come anche a De Andrè e a Venditti: non si risparmiava niente a nessuno, ma lui con la sua sensibilità probabilmente ne soffriva di più".
Vecchioni e De Gregori, insieme? "Una volta sola abbiamo cantato assieme: mi invitò sul palco a un suo concerto e cantammo a due voci la mia 'Signor giudice' che in effetti poteva essere un po' nelle sue corde". E se invece fosse Vecchioni a 'impadronirsi' benevolmente di una canzone di De Gregori, quale farebbe sua? "Non ci ho mai pensato... almeno una decina, ma sicuramente 'La leva calcistica' e 'I muscoli del capitano'. Ma quella che canto io in serata per divertirmi è 'Renoir', un brano impressionista".
Vecchioni riprende "quei versi poetici pieni di significati: 'Gli aerei stanno al cielo come le navi al mare, come il sole all'orizzonte la sera, com'è vero che non voglio tornare a una stanza vuota e tranquilla, dove aspetto un amore lontano e mi pettino i pensieri col bicchiere nella mano'... Comporre certi brani può succedere solo a pochi: a De Gregori, a Guccini, a De Andrè, a Fossati, a Battiato... solo ai migliori!". Buon compleanno, Principe!
di Enzo Bonaiuto