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Medicina: il racconto, cresciuto con protesi proverò presto mano bionica

13 aprile 2015 | 16.33
LETTURA: 3 minuti

Parla Mirco Menini, 32 anni: ha perso la mano destra sul lavoro nel '94 e ora sta sperimentando il dispositivo hi-tech studiato a Pisa

 - Scuola Sant'Anna di Pisa
- Scuola Sant'Anna di Pisa

Afferrare e spostare, con precisione e delicatezza, una pallina, un brick di succo di frutta, un barattolo di vetro. Si tratta di gesti normali, che però non lo sono più quando fanno parte di una sperimentazione per mettere a punto una mano bionica innovativa , leggera, versatile e che promette di restituire il senso del tatto alle persone amputate. "Ho provato una versione precedente della mano messa a punto dall'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Ora stanno preparando l'invaso e poi mi daranno il prototipo da provare per un mese", racconta all'Adnkronos Salute Mirco Menini, 32 anni, che ha perso la mano destra sul lavoro nel '94.

In alcune immagini girate in laboratorio a Pisa si vede il giovane alle prese con degli oggetti da afferrare e spostare, mentre indossa una versione precedente della mano bionica hi tech che verrà testata a breve. "Ho perso la mano in un incidente sotto una pressa. Ma ormai è passato talmente tanto tempo che posso dire di essere cresciuto con la protesi. Quella che ho ora è una protesi mioelettrica che si apre e si chiude, piuttosto robusta, con cui faccio tutto: vado a pesca, gioco a calcio e faccio anche qualche lavoretto. Ma certo la differenza è nei diversi movimenti: con le nuove protesi se ne possono fare parecchi, e mi hanno detto che l'ultima versione ne avrà due più di quelli che ho provato io. Inoltre avrà dei sensori per restituire il senso del tatto", dice Menini, che ora è custode in una scuola.

Come si diventa 'protagonisti' di questo tipo di sperimentazione, e perché? "Ho letto su un giornale che cercavano qualcuno disposto a una collaborazione per un progetto", spiega Menini. Nonostante l'abilità sviluppata in anni di pratica, "la cosa che manca di più - confida - è la presa di una mano normale. Comunque io posso fare già molte cose. Testeremo il nuovo prototipo soprattutto per chi, in futuro, ne avrà bisogno". Secondo Menini, oltre alla bellezza, alle performance e alle "maggiori possibilità di movimento, occorrerà guardare la funzionalità. Perché certo queste protesi possono guastarsi e non sarebbe piacevole dover andare spesso a farle aggiustare".

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