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Biometria

Il riconoscimento facciale del panda e del lemure

06 settembre 2021 | 12.25
LETTURA: 3 minuti

Il riconoscimento dei dati biometrici si applica anche agli animali, al loro benessere e alla certificazione del loro impiego da parte degli esseri umani

 - LemurFaceID
- LemurFaceID

Negli Stati Uniti la rete di rifugi per cani e gatti che fa capo alla fondazione Petco sta creando un database degli animali smarriti, in modo che chiunque perda il suo amico domestico possa rivolgersi al loro software per verificare, caricando una fotografia, se l’animale si trova in uno degli oltre mille ricoveri in tutto il Paese. Lo stesso succede in Nuova Zelanda, mentre il gigante cinese Alipay ha introdotto il riconoscimento facciale per gli animali domestici nel suo servizio di assicurazione, utilizzando anche l’ impronta digitale unica di ogni cane, e cioè quella del suo naso. E se da noi si diffondo le app per il riconoscimento facciale di cani e gatti, si a fini di identificazione che di misurazione dell’umore e dello stato di salute, in altre parti del mondo a finire nella rete dell’identità digitale sono animali ben diversi.

Gli ultimi, in Sri Lanka, gli elefanti. Una nuova legge vuole proteggere i pachidermi domestici (circa duecento secondo i registri ufficiali, mentre 7500 sono quelli in libertà), richiedendo che ognuno di loro sia schedato con una carta d’integrità personale, che comprende foto e DNA di ciascun individuo. La legge prevede un insieme di norme per la tutela del benessere degli elefanti da compagnia e da lavoro, stabilendo orari di impiego, proibendo il lavoro notturno, e obbligando i proprietari a concedere una pausa per il bagno di due ore e mezza ogni giorno. Inoltre, pone dei limiti di età per l’impiego, stabilisce che i cuccioli non possano essere separati dalla madre, e che ogni animale venga sottoposto a un controllo veterinario due volte l’anno. Inoltre i proprietari dovranno assicurarsi che i mahout (i conducenti) non siano in stato di ebbrezza o sotto l’influsso di droghe quando montano il pachiderma.

In Zimbabwe invece le tecnologie di riconoscimento facciale vengono utilizzate per la protezione delle giraffe. Un team di scienziati francesi al lavoro nel Hwange National Park ha sviluppato un software capace di distinguere con precisione ogni individuo con tecniche di del machine learning basate sul pattern di macchie unico di ognuno di questi animali. Il sistema è lo stesso che viene utilizzato per il riconoscimento facciale degli esseri umani, ma è stato “allenato” su oltre quattromila fotografie di giraffe, e ha sviluppato un tasso di precisione del 90%, permettendo di tracciare i singoli individui e i piccoli gruppi per seguire spostamenti e interazioni di una specie la cui popolazione è in rapido e inspiegabile declino. Ora gli stessi ricercatori sperano che il software possa essere applicato anche ad altre specie che hanno pattern individuali sul mantello, come le zebre e il Ludo, una specie di antilope.

A Singapore, invece, è stata sviluppata di recente in partnership con i centri di ricerca cinese, un’app di riconoscimento facciale per i panda, così come esiste un software per bloccare il bracconaggio e il traffico illegale di scimpanzé che prende il nome di ChimpFace. Tutte precedute, già nel 2017, da LemurFaceID, sviluppata dall’università del Michigan per identificare i lemuri, con un’efficacia pari quasi al 100%.

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