In principio fu l’Olanda di Cruyff e di Neeskens. Anni Settanta. “Portate pure le mogli in ritiro, l’amore non fa male ai campioni, in ogni caso vinciamo noi”. Non vinsero, ma incantarono il mondo
In principio fu l’Olanda di Cruyff e di Neeskens. Anni Settanta. Capelli lunghi, zoccoli e figli dei fiori. “Portate pure le mogli in ritiro, l’amore non fa male ai campioni, in ogni caso vinciamo noi”. Non vinsero, perché allora il calcio era quello sport che si gioca in undici contro undici e alla fine vince sempre la Germania, ma incantarono il mondo. Dopo, si è fatto un gran parlare di sesso e pallone.
Prima, i calciatori ovviamente lo facevano lo stesso durante i ritiri, ma più o meno di nascosto: il fenomenale Peppin Meazza, fuoriclasse dell’Italia degli anni Trenta, si faceva accompagnare nelle case chiuse da autista e massaggiatore anche la sera della vigilia delle partite. E raccontano che a volte dormisse lì. Una forma di training, diciamo, di scarico delle tensioni. Ma una proposta di matrimonio (accettata) con consegna di anello (bis) nel ritiro pre-mondiale… no, quello non era mai successo. Nessuno scandalo, per carità.
Anzi, Balotelli forse così ha cercato di dimostrare di non essere più un bad boy. Accogliere mogli e fidanzate nello stesso ritiro degli azzurri è una scelta moderna e civile. Ma il matrimonio dovrebbe essere una cosa seria. E il Mondiale anche. Mischiarli non suona bene. Magari sarebbe stato meglio fare come Casillas e Sara Carbonero: dirlo dopo averlo vinto il Mondiale.