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Il rigore di Gianfranco Teotino, non ha perso tiki-taka - si è chiuso ciclo di una generazione di fenomeni

19 giugno 2014 | 15.51
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(Infophoto)
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Vogliono rottamare il tiki-taka. Pensano che il gioco reinventato da Guardiola, quella meravigliosa ragnatela di passaggi e tocchi magici che ha portato la Spagna a ottenere risultati prima mai neanche sfiorati, sia stata però adesso la causa del crollo brasiliano. Vogliono rottamare il tiki-taka.

Gli invidiosi che stavano col fucile puntato, i devoti alla religione del calcio come grinta e determinazione, i nostalgici di catenaccio e contropiede, quelli che il calcio non è estetica, non è bellezza, ma è cattiveria, è ferocia. Eppure, giocano così, deliziando i nostri occhi, la Spagna dal 2008 a oggi ha vinto due Europei e un Mondiale, ha giocato 100 partite, vincendone 81, pareggiandone 9 (ma poi 3 di queste le ha vinte ai rigori) e perdendone solo 10. Per non parlare del Barcellona, che con il tiki-taka ha incantato il mondo e vinto tutto quello che c’era da vincere.

Il tiki-taka non è solo un sistema di gioco, è una filosofia, rappresenta la volontà di vincere divertendosi, divertendo il pubblico e rispettando gli avversari, di vincere attraverso il gioco, di rispettare anche il pallone trattandolo con la grazia di chi ha talento. Contro l’Olanda e contro il Cile non ha perso il tiki-taka. Si è semplicemente chiuso il ciclo di una generazione di fenomeni, giunta spossata all’appuntamento brasiliano. Ma l’idea non muore e non morirà. Rivedremo il tiki-taka anche in questi Mondiali e ne riparleremo.

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