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Euro 2016: Il rigore di Teotino, dal calcio una risposta al terrorismo

10 luglio 2016 | 17.01
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(foto Afp) - AFP
(foto Afp) - AFP

In giro, sotto un sole finalmente estivo, non fai altro che incontrare persone con il tricolore tinto sul volto o sulle braccia, segno distintivo fra l’altro della maggioranza dei venditori, nei mercatini rionali domenicali all’aperto. Tanti sorrisi e tanto orgoglio nazionale, anche un po’ sciovinista se vogliamo, del resto siamo in Francia. Parigi è una città diversa rispetto ai primi di giugno. Non si può ancora dire che sia terminata l’era dei mesi di piombo, l’atmosfera tesa lasciata in eredità dalla notte tragica del 13 novembre, ma è tornata la sete di normalità e di svago. I risultati della nazionale hanno certamente contribuito. C’è una gran voglia di tornare a divertirsi e fare un po’ di sana baldoria. La metropolitana resterà aperta tutta la notte. Comunque vada, ci sarà qualcuno che festeggerà.

Parigi è la seconda città del mondo, dopo Lisbona, per numero di abitanti portoghesi. Nell’area metropolitana ce ne sono più di mezzo milione, 850mila nell’intera regione dell’Ile de France. Eredità degli Anni Sessanta, l’epoca del boom economico francese e dell’oscurantismo salazariano portoghese. Ci saranno tanti incroci anche in campo. E' portoghese il nonno materno di Griezmann, il nuovo fenomeno bleu. Sono francesi, di nascita e di crescita, tre giocatori del Portogallo, il terzino Raphael Guerreiro, il centrocampista Adrien Silva, il portiere di riserva Anthony Lopes, tutti di padre emigrato e madre francese.

Un intreccio finale che conferma il trend di questi Europei, magari calcisticamente non molto spettacolari, ma estremamente indicativi di quale sia la società in cui già viviamo e in cui vivremo sempre più. Multi-etnicità e multi-culturalità, qui, in questi giorni, non sono stati semplici slogan irrealizzabili, ma realtà quotidiana. Un autentico melting pot di razze, origini, religioni, estrazioni sociali, esperienze calcistiche che ha reso tutte le squadre nazionali più omogenee e globali. Basti pensare al fatto che nelle due squadre che si disputeranno il titolo europeo fra poche ore figurano ben 17 giocatori nati in Africa, francesi o portoghesi, ma provenienti dalla Guinea Bissau piuttosto che dal Camerun, da Capo Verde piuttosto che dall’Angola, dal Mali piuttosto che dal Senegal, dal Congo piuttosto che dalle isole Sao-Tomé e Principe, dalla Repubblica Democratica del Congo piuttosto che dal Marocco. Forse questa, più ancora delle massicce misure di sicurezza tuttora in atto, è stata la risposta più forte degli Europei di calcio e della Francia alla barbarie terrorista.

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