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Euro 2016: Il rigore di Teotino, Italia da applausi ma senza eredità

03 luglio 2016 | 17.03
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Il ct azzurro Antonio Conte (foto AFP) - AFP
Il ct azzurro Antonio Conte (foto AFP) - AFP

Testa alta. Rispetto. Anche qualche ringraziamento per le belle serate che ci hanno regalato. Gli azzurri sono arrivati fino ai quarti di finale, obiettivo minimo, davvero minimo per una nazionale come l’Italia in un campionato europeo, ma ci sono arrivati molto meglio di quanto ci saremmo potuti aspettare e tornano a casa anche perché penalizzati da un tabellone composto secondo regole assurde. E’ un giudizio, questo, abbastanza unanime. Del resto, nessuno aveva potuto fare a meno di notare come questa fosse una delle rappresentative azzurre più povere di talento della storia.

Quanto di inatteso è arrivato, è stato gran parte merito di Antonio Conte, del suo lavoro, della sua idea di calcio, della sua capacità di ottenere il massimo dai giocatori che allena. Il punto è: da questo Europeo esce un’Italia più forte? Purtroppo no. La nazionale di Conte non lascia nessuna eredità. Bisogna ricominciare da zero.

I (pochi) campioni rimasti sono quasi tutti sul viale del tramonto, ad eccezione di Bonucci magari. I giocatori che si sono espressi a buoni livelli, livelli anche insperati, i Pellé, i Parolo, i Giaccherini, i Candreva, sono calciatori maturi, seri professionisti, che però hanno probabilmente già raggiunto il loro top.

Giovani non ce ne sono. Non ce ne sono perché il nostro calcio non ne produce più e, laddove ne produce almeno in embrione, poi li penalizza, non li mette in condizione di crescere. Interessante fare un raffronto fra due 'giovani' di Italia e Germania, per capire le differenze di efficienza fra il sistema italiano e quello tedesco. Zaza e Draxler.

Tutti e due erano in panchina sabato sera. Zaza ha giocato in tutto 87 volte in Serie A, in questa stagione ha messo insieme 19 presenze, ma soltanto 5 da titolare; in Champions League ha giocato 30 minuti in tutto; in nazionale ha 14 presenze, ma solo 8 da titolare. Draxler ha giocato in tutto 140 volte in Bundesliga, 24 presenze in questa stagione, di cui 22 da titolare; in Champions League ha giocato 657 minuti; in nazionale ha 23 presenze, di cui 14 da titolare.

Draxler ha due anni meno di Zaza. Draxler ha segnato il suo rigore, Zaza no. Senza Conte, che ha avuto il merito di nascondere le nostre tristezze, il futuro è molto più nero che azzurro: i settori giovanili continuano a non funzionare e la scelta conservativa del prossimo ct non lascia molte speranze.

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