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Euro 2016

Il rigore di Teotino, vince l'Italia con spirito internazionale

14 giugno 2016 | 16.33
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Antonio Conte  - AFP
Antonio Conte - AFP

L’orgoglio è tutto italiano, ci mancherebbe. Un orgoglio che si è rivelato addirittura più forte del talento. Altro che Italietta. Una partita fantastica, proprio la partita che non ti aspetti. Perché vinta meritatamente e, ecco la novità, con spirito europeo, caratteristica che di questi tempi non è da tutti. Sono risultati determinanti, cioè, non solo e non tanto i classici connotati del calcio italiano: difesa e contropiede.

Certo, a volte si è fatto ricorso anche a quelli, quando ci vuole ci vuole. Ma ciò che ha più colpito è stata la capacità di variazioni sul tema del non far giocare gli avversari come sanno. Davanti alla formidabile difesa della Juventus, sempre aiutata peraltro dai compagni, Antonio Conte, nell’occasione più che mai maestro di calcio, ha organizzato una squadra capace non solo di ragionare collettivamente anche in fase offensiva.

Sempre con grande intensità. Una scelta resa in qualche modo necessaria dalla mancanza di talento puro, di giocatori di altissima qualità, ma facilitata dall’esperienza di “studi” internazionali di molti azzurri. Non proprio un Erasmus, ma qualcosa che gli assomiglia. Questa è la prima nazionale italiana calcisticamente multiculturale. Una dote che alla vigilia avevamo un po’ tutti sottovalutato.

Prendete gli uomini che sono scesi in campo a Lione: Barzagli ha giocato tre anni in Germania; Darmian è nel Manchester United, squadrone di Premier; Giaccherini si è cimentato con il Sunderland, sempre in Premier, ma formazione di bassa classifica; Pellé ha sviluppato all’estero, fra Olanda e Inghilterra, praticamente tutta la sua carriera; Eder non ha scordato le origini brasiliane ; Thiago Motta, pure lui nato in Brasile, è cresciuto in Spagna e ora è una delle colonne del Paris St. Germain; Immobile nelle ultime stagioni, fra mille difficoltà, ha imparato a conoscere Liga e Bundesliga.

Insomma, sette giocatori su quattordici, la metà esatta di quelli che hanno giocato a Lione, hanno arricchito all’estero il loro bagaglio calcistico. Che è poi la chiave del successo delle nazionali vincenti degli ultimi anni: Germania, Francia, le sudamericane, la stessa Spagna, che però, più delle altre, continua a basarsi su una forse irripetibile generazione di fenomeni.

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