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Il ruolo delle aziende nell’assistenza sanitaria alle famiglie

18 maggio 2023 | 11.10
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I titolari di contributi sanitari vivono più diffusamente nelle aree geografiche del Nord-ovest (38,1%) e del Nord-est (28,5%)

(Fotolia)
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Le previsioni sul futuro demografico dell’Italia hanno evidenziato l’entità del processo di invecchiamento della popolazione, con la potenziale amplificazione degli squilibri strutturali già oggi evidenti; l’impatto di tale scenario sulle politiche di protezione sociale sarà rilevante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani (il rapporto tra individui in età lavorativa – 15-64 anni – e non – 0-14 e 65 anni e più – passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050). L’aumento della pressione sul sistema sanitario, di welfare e previdenziale richiede dunque già̀ da oggi uno sforzo di programmazione delle politiche per il futuro. In questo contesto il ruolo delle aziende è particolarmente rilevante nel sostegno ai bisogni delle famiglie.

Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2020 una platea di circa 8 milioni e 130 mila lavoratori dipendenti hanno ricevuto forme di prestazioni sanitarie all’interno dei programmi di welfare, per un valore medio annuo di 316 euro. In altri termini, si stima che in quell’anno i datori di lavoro abbiano versato un ammontare complessivo pari a circa 2,6 miliardi di contributi sanitari (di cui solo il 3,7% assoggettabile ad imposta).

L’analisi delle caratteristiche sociodemografiche dei beneficiari mostra che si tratta soprattutto di uomini (il 59,8%, contro il 40,2% delle lavoratrici) con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni.

I beneficiari vivono più frequentemente in coppia con almeno un figlio minore (36,5%), mentre un quinto risiede all’interno di coppie con figli adulti e il 14,7% è composto da una sola persona; di poco inferiore, la percentuale di chi dimora in coppia senza figli (13,5%) o in famiglie monogenitori (11,2%).

I titolari di contributi sanitari vivono più diffusamente nelle aree geografiche del Nord-Ovest (38,1%) e del Nord-Est (28,5%). Nel Mezzogiorno, il peso relativo dei lavoratori alle dipendenze che ricevono il contributo sanitario (14,5%) è di gran lunga inferiore al valore medio nazionale (28,4%).

I dipendenti che beneficiano di contributi sanitari lavorano spesso in imprese che operano nell’industria (34,3%), nel settore del commercio (15%) e nei servizi alle imprese (10%), mentre appena il 6,8% dei lavoratori interessati lavora nel settore pubblico.

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